Nel corso degli anni, il “videogioco” si è evoluto in molte forme che vanno oltre la semplice idea che vede questo prodotto soa solo una forma di svago o intrattenimento. Molti titoli offrono esperienze visive e riflessive che puntano ad un’espressione puramente artistica o più elevata dell’approccio ludico classico. Altri giochi invece basano la loro essenza su tematiche importanti, sensibili, che possono aiutare nel far capire ai giocatori cosa si prova o cosa vuol dire un determinato problema grave della condizione umana. In questo senso, un team italiano di Romani, chiamo Inner Void, ha prodotto “That Day We Left”, un survival narrativo basato sulla crisi dell’immigrazione negli ultimi anni. Noi di Gamempire.it abbiamo avuto modo di provare l’alpha tecnica disponibile al download nella loro campagna kickstarter, e siamo qui per darvi un’anteprima su ciò che vuole dirci questo particolare videogame.

La crisi Siriana

La crisi Siriana, o quella degli immigrati in generale, è un’emergenza umanitaria seria in cui l’Europa è uno degli attori politici principali. Se seguite un minimo i telegiornali, saprete certamente che ogni giorno centinaia (o migliaia) di migranti sbarcano sulle nostre coste o in quelle dei paesi dell’Unione, cercando di rifarsi una vita. Nel nostro paese, questi migranti sono visti in maniera diversa a seconda della opinione personale. C’è chi è favorevole ad aiutare chi fugge da queste realtà, c’è chi invece ritiene che tutto questo sia eccessivo e negativo per l’Europa, tanto da non voler nessun extracomunitario nel proprio territorio (sì, parlo con te Inghilterra). Quest’ultima visione sfocia nel razzismo in moltissimi casi, ma è innegabile che sicuramente si tratta di una vera e propria emergenza sulle spalle di ogni paese coinvolto, sopratutto nel nostro dove non sono presenti adeguati meccanismi per permettere l’inserimento dei migranti nelle società odierne. Se a tutto questo aggiungiamo la minaccia pressante del terrorismo, risulta piuttosto conseguenziale un certo atteggiamento restio nei confronti di chi fugge dal proprio paese per vivere nel nostro.

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That Day We Left focalizza l’intero gioco sul viaggio che una famiglia di siriani compie nella sua fuga dalla guerra. A partire dal momento dell’abbandono della propria dimora, fino allo sbarco in Europa. Nel raccontare questo, il team di sviluppo ha voluto esprimersi in maniera completamente neutrale. I protagonisti non vengono visti come criminali o come eroi, non c’è una divisione dualistica netta tra “bene” o “male”. C’è solo un gruppo di esseri umani che cerca di sopravvivere in un mondo crudele che può portare via i loro cari da un momento all’altro.

Ci saranno volte in cui sarete d’accordo con le azioni che alcuni personaggi compiranno, ed altre volte invece ne sarete disgustati, ma tutto starà al giudizio di chi ha il controller in mano. Proprio per questo, la componente narrativa è assolutamente necessaria e ben realizzata, per quello che abbiamo potuto vedere. I dialoghi e le scelte influiscono direttamente con gli eventi del gioco, sopratutto con la crescita ideologica dei membri del gruppo, i quali sono soggetti a situazioni al limite della sicurezza personale.

Parlando del cast, siamo di fronte ad una caratterizzazione frutto di numerose testimonianze reali. Nonostante ci troviamo davanti  ad una serie di “stereotipi”, la loro personalità durante tutto il gioco è sublimemente realizzata, sopratutto per quanto riguarda le loro convinzioni, ideali ed il loro passato. C’è chi ha perso un’intera famiglia, chi una casa, ma tutti devono fuggire per evitare di morire, che gli piaccia o no.

Durante il corso della nostra odissea, molte volte verranno messi in discussione alcuni elementi chiave delle nostre decisioni, come per esempio quando ci viene chiesto se era effettivamente necessario andarsene, o se è giusto scappare dal proprio paese senza unirsi alla milizia che vuole difenderlo, e così via. L’unico neo di tutto questo è forse il figlio del protagonista, il quale sembra una copia di quello di “La Guerra dei Mondi”, che non fa altro che lamentarsi e non vede l’ora di imbracciare il fucile per sparare a chiunque. Un atteggiamento così viziato che risulta quasi inverosimile, ma del resto nessuno nato e cresciuto in Italia potrebbe immaginarsi cosa significa affrontare una situazione del genere e di quali conseguenze possa essere portatrice.

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La trama di gioco, in linea generale, è ottima e piena di situazioni critiche effettivamente prese da racconti reali, e si nota. Molte delle scelte sono più crude e sofferte di quanto visto in molti altri videogiochi. That Day We Left non va per il sottile, ma è meticoloso nello spiegare la realtà della fuga siriana a chi non la ha mai vissuta, con linee di dialogo e fasi esplorative che riescono a dare un quadro perfetto di un paese alla deriva e della disperazione dei profughi. In questo senso, That Day We Left è pronto a fare irruzione nelle vostre convinzioni e nella sfera emotiva personale.

Un viaggio tormentato

Il gameplay del titolo è ridotto all’osso. Sviluppato con Unity, ci troviamo di fronte ad un gioco dove dovremo gestire i viveri del gruppo, trovare cibo ed altri beni di consumo esplorando gli ambienti, gestire situazioni complicate sul filo del rasoio e scandagliare i luoghi che ci circondano. I dialoghi sono il fulcro del gioco e sono molto ben realizzati, se non con qualche piccola superficialità qui e lì che tuttavia verrà soppressa, si spera, nella versione finale. Lo stile minimalista della grafica si sposa benissimo con le meccaniche semplici, visto che il tutto è votato a far lavorare le capacità riflessive del giocatore piuttosto che all’azione. Il ritmo è lento ma può accelerare da un momento all’altro nei momenti di crisi e in quelle occasioni saranno richieste capacità di adattamento e di giudizio pratico. Quanto sarete disposti a sacrificare per portarvi in salvo? Quanto saprete gestire bene le razioni in vostro possesso? Le risposte a questi quesiti saranno vitali nello svolgimento delle meccaniche di gioco.

A livello tecnico, non siamo di fronte ad un capolavoro della programmazione, infatti il tutto è realmente su un piano molto semplice della realizzazione videoludica. Tuttavia, essendo un progetto kickstarter, siamo ottimisti riguardo ulteriori miglioramenti sopratutto sul lato dei controlli e dei menu, i quali sono piuttosto scarni, specialmente per un gioco in cui è necessario gestire al meglio il proprio inventario.

Solitamente, in giochi dal tema serio, il gameplay viene messo un po’ da parte per evitare la distrazione del giocatore. Questa tecnica trasforma le meccaniche di gioco in qualcosa di accessorio, quasi inutile. In That Day We Left, seppur possieda un approccio semplice e minimale, abbiamo un comparto videoludico valido che intrattiene e propone una sfida gestionale non indifferente che non ha nulla da invidiare ad altri survival. Siamo decisamente fiduciosi per il prodotto completo.

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La fine di un viaggio

Dall’alpha che abbiamo potuto provare, disponibile pubblicamente, siamo sinceramente colpiti da quello che abbiamo potuto vedere. Siamo davanti ad un titolo di ottima fattura che è in grado di intrattenere, emozionare e sensibilizzare i giocatori di tutto il mondo. Attraverso la curata e dettagliata rappresentazione di un viaggio di profughi siriani, That Day We Left è forse uno dei documenti migliori per far comprendere la realtà della tematica senza alcuna inclinazione politica o sociale, lasciando decidere autonomamente le conclusioni a chi ha l’ardire di provare l’esperienza della disperazione che conduce alla fuga dalla propria madre patria. Questo titolo è sicuramente uno dei migliori progetti nostrani degli ultimi anni.

Vogliamo infine sottolineare che i fondi della campagna Kickstarter, oltre a migliorare il gioco, saranno donati a diverse associazioni no profit che aiutano i rifugiati in territorio Europeo, oltre a fornire aiuti umanitari nei paesi distrutti dalla guerra. Sicuramente si tratta di un motivo più che valido per contribuire alla diffusione di questo gioco, che merita ogni centesimo.