Tales of” è un marchio che ha accompagnato un’intera generazione di videogiocatori, passando in quasi tutte le console conosciute. La grande serie di JRPG targata Bandai Namco continua con il suo secondo capitolo su next-gen (anche se ancora disponibile per PlayStation 3): Tales of Berseria. Dopo la storia di Zestiria, che ha lasciato alcuni dei fan più fedeli con l’amaro in bocca, ed il suo adattamento animato in corso, il team di sviluppo ha deciso di dare una nuova svolta al franchise.

Ambientato mille anni prima del capitolo appena citato, Tales of Berseria è il racconto drammatico della storia dei reietti che si opposero al lato buono dei protettori dell’umanità. Naturalmente questa descrizione non esprime al massimo la complessità della trama, che accenneremo nel capitolo dedicato, ma sicuramente lascia intendere al giocatore che per questa volta ci caleremo nei panni dei “cattivi” in una lotta basata sulla semplice vendetta, crudele e fredda, unico modo in cui può essere servita. Lasciamoci dunque la prefazione alle spalle e buttiamoci nella storia di questo nuovo ed importante capitolo.

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I fiori del male

La storia di Tales of Berseria inizia in un tranquillo villaggio nella foresta di Eastgand, un’isola di un arcipelago controllato dall’impero di Midgand. La nostra protagonista, Velvet Crowe, è una ragazza dal passato burrascoso a causa della morte della propria sorella, uccisa dai demoni durante la prima Luna Rossa. Nell’antefatto si spiega come la ragazza venne lasciata alle cure dell’esorcista Artorius, mentre lei doveva assistere il fratello Laphicet, costretto a letto da una malattia mortale. Purtroppo però, la tragedia non era ancora finita. Durante la seconda Luna Rossa, il suo villaggio venne attaccato dai suoi stessi abitanti tramutati in demoni. Come se non bastasse, Artorius decise che per salvare l’umanità da questa trasformazione maligna fosse necessario sacrificare Laphicet ad una divinità di nome Innominat. Naturalmente Velvet assiste impotente alla scena e, per la disperazione, venne trasformata in un demone e, nella sua furia, divorò tutti gli abitanti del villaggio giurando vendetta contro Artorius.

Il tutorial parte dal giorno della seconda luna rossa e dura fino alla fuga della ragazza dalla speciale prigione per demoni nella quale era tenuta. La sua missione una volta rotte le catene? Trovare l’esorcista Artorius, responsabile di tutte le sofferenze di Velvet, ed ucciderlo. La storia si evolverà raggiungendo parecchi colpi di scena e complicazioni a livello strutturale, tanto da renderla una montagna russa di emozioni. Il giocatore si troverà quindi di fronte ad una trama variopinta e longeva, scritta da una prospettiva unica e dalla conclusione inaspettata.

Come è tradizione di ogni Tales, Velvet inizierà da sola il viaggio, ma troverà mano a mano alleati disposti ad aiutarla. Tutti i personaggi di questo capitolo hanno delle storie personali che coincidono con gli interessi di Velvet, e il loro aggregarsi è pienamente motivato dal loro background e intento. Le vicende personali di ogni personaggio sono complesse e costituiscono sotto-trame profonde che verranno espanse durante tutto il gioco, grazie all’ausilio di un’ottima caratterizzazione e profondità narrativa. Il team di scrittura (perché sono state chiamate persone quasi per ogni singolo elemento) ha fatto un lavoro eccelso, regalando un cast che va fuori dagli stereotipi e soprattutto non abbandonato per dare spazio unicamente al protagonista.

In Tales of Berseria, più che mai che in altri capitoli, si comprende davvero la dimensione narrativa del gruppo. Si potrebbe parlare per capitoli e capitoli di ogni singolo personaggio, ma vi portiamo l’esempio di Eleanor, un’esorcista che finisce per tradire la sua stessa organizzazione mano a mano che scopre le sue illusioni. Questa ragazza è l’incarnazione del dualismo presente in tutto il gioco, nel quale il giocatore può immedesimarsi completamente, in quanto anch’ella deve decidere quale sia la parte veramente giusta, soprattutto considerando il proprio passato non proprio felice.

Gli antagonisti, che in questo caso sono i buoni, appaiono molto meno sullo schermo rispetto al gruppo del giocatore, tuttavia le loro azioni e caratterizzazioni presentano spunti di riflessione interessanti. Essendo universalmente riconosciuti come “i protettori del mondo” o “Redentori” (parola che fa suonare qualche campanello) dovrebbero essere i classici personaggi puri e ligi al bene, ed in alcuni casi questo è rappresentato effettivamente. Invero, più si va avanti nella trama, più il marcio viene fuori sia in senso figurato che letterale. Ciò introduce la tematica principale del capitolo: la morale umana.

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Tales of Berseria è un gioco che spinge fortemente sulla componente della morale. Cosa è giusto? Cosa è necessario? Fin dove ci si deve spingere per ottenere la pace (interiore nel caso di Velvet e esteriore nel caso di Artorius)? Sono tutte tematiche che verranno affrontate attraverso gli eccelsi dialoghi presenti all’interno del titolo, che siano monologhi o scambi di battute. Nonostante siano presenti i classici siparietti, il tono di Berseria è serio e cupo, portando a galla la crudeltà che un essere umano può commettere nel cercare di fare del “bene comune”. Alla fin fine, il giocatore dovrà riflettere su cosa per lui si intenda come “male” e se è giusto far dominare la razionalità sull’emotività. Sacrificarne uno per salvarli tutti è l’operato che fa da premessa all’intera trama, così come il concetto di vendetta, che di solito nelle storie Tales viene lasciato cadere in favore del perdono. In un certo senso possiamo dire che la trama di Tales of Besteria è più adulta e raggiunge vette straordinarie grazie agli innumerevoli colpi di scena, alle moltissime trame personali dei propri compagni e alle tematiche importanti sparse per tutta la sua durata. Quest’ultima è superiore alle 30 ore di gioco.

Questo capitolo, come detto in precedenza, è ambientato mille anni prima di Zestiria e per questo ci sono moltissimi riferimenti e volti noti, oltre che relazioni importantissime. Sebbene sia un prequel, è quasi perentorio aver giocato al suo predecessore per godersi al massimo l’ambientazione del gioco. Senza le conoscenze di Tales of Zestiria, un buon 25% della narrazione non sortirebbe l’effetto sperato. Nonostante questo, è totalmente giocabile come titolo a sé.

Ferocia e bellezza

Il gameplay di Tales of Berseria è strutturato nella stessa struttura dei vari Tales, in particolare con lo stesso motore di Zestiria. Viaggiando per il mondo, controllerete Velvet (o chi volete) nell’esplorazione di città, dungeon e quanti altri campi aperti. Sarà possibile interagire con molte persone, assistere a scene tra il gruppo di tanto in tanto, trovare i vari tesori, ottenere i collezionabili e tutte le attività che richiedono l’esplorazione. Quest’ultima è stata potenziata e resa significativa, garantendo vantaggi a chi esce dalla strada prestabilita. A differenza del capitolo precedente, è stato eliminato l’eccessivo bisogno di backtracking e l’enorme dislivello con alcuni mostri ostici, oltre a fornire aree più strette e ricche di dettagli.

Come di consueto, il centro del gameplay è il combattimento, che questa volta sarà improntato più all’azione e alle combo. Sebbene tenga l’esatto schema di Zestiria, ovvero 4 membri del gruppo sul campo e due sostituibili a piacimento, il tutto è molto più fluido e dinamico. Controllando unicamente il vostro personaggio (è possibile cambiarlo in qualsiasi momento) avrete a disposizione quattro pulsanti con quattro mosse ciascuno. Ognuno di essi può avere delle combo completamente personalizzabili ed è possibile incatenarle in qualsiasi combinazione desideriate. Oltre a difendervi e a schivare, avrete la possibilità di attivare la modalità “Therion”, la quale vi permette di trasformarvi ed avere dei bonus particolari a seconda del nemico che colpirete.

Tutte queste azioni sfruttano il sistema delle “Anime”, ovvero la risorsa principale delle battaglie. All’inizio del combattimento partirete con un tot di anime ma potrete aumentarle uccidendo nemici o stordendoli, naturalmente questo vale anche per i vostri nemici. Ogni anima corrisponde ad un’azione, perciò più ne avrete più sarà lunga la vostra combo, ergo sarà necessario accumularle nel corso della battaglia, facendo attenzione a non farsele diminuire attraverso gli stati alterati. Alcuni attacchi speciali, come la forma “Therion”, consumano delle anime per essere eseguiti, creando un equilibrio generalmente bilanciato e dinamico nel quadro della gestione delle risorse. Come tradizione, sono presenti anche delle “arti mistiche” eseguibili attraverso i BE, un piccolo numero vicino i vostri punti vita.

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Come è intuibile, i combattimenti si basano sull’assestare più colpi possibile al nemico, in modo da incrementare i danni grazie ai moltiplicatori basati sul numero delle hit. Sebbene possa apparire come semplice button smashing, comportamento con cui potrete completare il gioco a normale, in realtà è più complesso e metodico di quanto sembri, grazie agli elementi e alla guardia in grado di bloccare le combo. Tuttavia, soffre di una ripetitività non indifferente e la forma Therion è decisamente sbilanciata. Sebbene consumi un’anima e vi faccia calare i PV, vi ridarà una porzione di vita all’istante ed avrà una mossa speciale superefficace al nemico che avrete colpito con la mossa di trasformazione.

Oltre a questo, possiede mosse uniche e dei potenziamenti non indifferenti. In men che non si dica, vi ritroverete a fare stragi di nemici comuni con poche difficoltà durante le boss battle, questo a difficoltà standard. Il discorso diventa enormemente diverso alzando la difficoltà, dove i nemici saranno decisamente più punitivi. Per questo motivo, se siete in cerca di una sfida, vi consigliamo di utilizzare questa opzione (che oltre Difficile ha altre impostazioni superiori per i veterani). Se preferite concentrarvi sulla narrazione, con una leggera difficoltà negli incontri più ostici, Normale fa per voi. Non mancheranno infine intere aree e boss tarati esclusivamente per gli hardcore gamer, ma vogliamo lasciarvi l’effetto sorpresa, in quanto questa volta Bandai ha preparato diverse chicche molto speciali.

Nonostante queste imprecisioni, l’equipaggiamento e le abilità di ogni personaggio hanno una varietà piuttosto elevata, garantendo bonus grazie alle diverse meccaniche inserite nel gioco. Un esempio è la possibilità di assimilare le abilità degli oggetti che si equipaggeranno, in modo da averle sul personaggio in modo permanente. Oltre questo, ogni skill ed item avranno dei livelli che sbloccheranno vantaggi a seconda di quanto li si utilizza. Abbiamo titoli, pietre con abilità passive, oggetti estetici a profusione e tante altre piccole meccaniche che donano profondità e spessore all’intera esperienza ludica e combattiva. Inoltre sono presenti molte attività secondarie e aree opzionali, minigiochi che garantiscono bonus come la cucina e l’esplorazione navale, oppure altri dediti ai cosmetici e via dicendo. In Tales of Berseria c’è molto altro rispetto al procedere nella storia e al combattere ininterrottamente, con la dovuta attenzione da parte del team di sviluppo nel rendere queste attività utili al giocatore.

Rispetto a Tales of Zestiria, si tratta di un netto miglioramento che tuttavia rimane affossato da alcune pecche insite nel sistema utilizzato. Chi ha giocato al capitolo precedente si ritroverà “a casa” in un certo senso, mentre i nuovi potranno sperimentare la versione ottimale di quello che sarebbe dovuto essere il combattimento su Zestiria.

Dalle tinte cupe

Veniamo dunque, finalmente, al lato tecnico, il quale utilizza lo stesso motore di Tales of Zestiria. Parlando della direzione artistica, notiamo un notevolissimo passo avanti. Il mondo è differenziato in aree specifiche che danno sensazioni ed emozioni differenti, utilizzando spesso la loro locazione geografica e vari temi classici del genere. Le città sono tutte differenti, ambientate su più livelli a volte e con tante aree esplorabili e significative. Questo discorso si applica in realtà a molti altri ambienti, che in questo capitolo risultano più ponderati ed esteticamente belli da vedere. Addio dunque alle solite lande verdi ripetute, o ai passi di montagna onnipresenti. Colori vividi, dettagli sottolineati da appositi dialoghi e tanta diversità fanno di questo capitolo un piccolo spettacolo per gli occhi.

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Ma, purtroppo, nonostante gli scorci interessantissimi e l’enorme lavoro fatto con le concept art, il gioco soffre ancora di un motore che lo riporta dietro alla generazione precedente. Mentre il design dei personaggi è eccellente, anche nelle loro animazioni, il resto del mondo rimane ancora un po’ troppo vuoto e pieno di un eccessivo utilizzo del 2D. Ciò fa sprecare l’evidente creatività dei designer, i quali sono limitati dalla cocciutaggine dello sviluppo su PlayStation 3, console che ormai ha già finito abbondantemente il suo ciclo vitale. Siamo dunque ad un netto passo avanti rispetto a Zestiria, e gli utenti PC se ne accorgeranno, ma ancora troppo indietro per gli standard attuali, i quali sono decisamente alla portata di una serie storica come Tales of.

Anche nel sonoro, abbiamo un deciso salto qualitativo rispetto al suo predecessore. Le musiche sono evocative e riescono a donare una caratterizzazione in più all’ambiente, piuttosto che alle vicende. I brani dedicati ai momenti cruciali, che in Berseria sono prevalentemente drammatici, sono la punta di diamante della composizione ed essenzialmente fanno il loro lavoro unendosi alle stupende linee di dialogo, oltre che a seguire le emozioni che comunicano i personaggi. In un certo senso, la colonna sonora segue alla lettera ciò che avviene sullo schermo, creando un vero e proprio effetto cinematografico.

A questo, possiamo accostare lo stupendo doppiaggio giapponese. Sebbene la voce inglese sia migliorata rispetto all’orrendo Zestiria, la lingua natia è comunque quella con cui andrebbe vissuta questa esperienza, soprattutto se si è amanti del lato “anime” dei Tales. Per fare alcuni nomi recenti, abbiamo il doppiatore di Yoshikage Kira dell’ultima serie di JoJo e quello di Roronoa Zoro di One Piece. Il lavoro più grande lo fa la doppiatrice di Velvet, la quale riesce a convogliare perfettamente al giocatore il caos all’interno di Velvet. Una ragazza normale tramutata in una belva assetata di sangue ha bisogno di una voce in grado di esprimere l’innocenza strappata e la ferocia della battaglia spinta dall’odio, cosa che riesce alla perfezione. Pochi doppiaggi della saga reggono il confronto. Naturalmente, ritroverete molte altre voci note.

Venendo ai menù ed ai controlli, essenzialmente rimangono invariati da Tales of Zestiria, solo con qualche piccolo aggiornamento per dare una veste visiva migliore all’Hud. Le opzioni grafiche sono abbastanza vaste per il solito limite imposto dal franchise, tuttavia questo non si rispecchia nel gameplay, dove sono presenti molte difficoltà ed il new game +. Il gioco offre inoltre diversi add-on a pagamento, sia estetici che di effettiva rilevanza nel gioco, come level up gratuiti. I trofei questa volta sono più umani e si basano principalmente sul completamento delle aree secondarie e delle attività da end-game. Come di consueto, è possibile salvare ai vari punti di salvataggio ma si può avere solo un salvataggio rapido all’infuori di essi.

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Conclusione e commentò dell’autore

Tales of Berseria, il nuovo JRPG di Bandai Namco, è un titolo dalla trama profonda ed originale. La storia nei panni dei “cattivi” in un mondo dove i buoni vogliono portare la pace di molti a discapito di alcuni è qualcosa di estremamente nuovo nel franchise, e ciò è reso ancora più valido dalla approfondita caratterizzazione del cast e dalle tematiche più serie. Al giocatore è affidato il compito di vivere e giudicare un’esperienza più adulta e complessa, la quale si annovera come una tra le migliori trame della serie, al pari con Tales of the Abyss. Naturalmente la longevità  del gioco è elevata, così come la quantità dei colpi di scena nel filone principale. Oltre ciò che il titolo vuole raccontarci, il divertimento viene principalmente dal frenetico gameplay che presenta una versione potenziata del combattimento di Tales of Zestiria.

Condito da molte meccaniche di personalizzazione, da bonus/malus e da un’enorme varietà di abilità ed oggetti, il comparto ludico riesce ad intrattenere anche avendo una ripetitività di fondo ed alcuni piccoli sbilanciamenti. Naturalmente oltre alla lotta sono presenti molte attività secondarie, sfide aggiuntive per i giocatori veterani e diverse difficoltà per testare la vostra abilità. Il tutto è contornato da un motore grafico che fa il suo dovere, nonostante sia ancora legato alla vecchia generazione, e da un sonoro dalle ottime composizioni, sia musicali che relative al doppiaggio. Alla fine, Tales of Berseria ha inciso il proprio nome all’interno del pantheon dei migliori Tales of, levandosi quelle incertezze derivanti dal suo predecessore.

Personalmente, non mi divertivo e appassionavo così tanto ad un Tales dai tempi di Abyss. La trama è eccezionale, i personaggi unici e i riferimenti a Zestiria così azzeccati da costituire una vera e propria backstory lunga 1000 anni. Personalmente, sebbene sia divertente, non ho apprezzato molto alcune decisioni del sistema di combattimento, il quale può far storcere il naso ai vecchi conoscitori della saga. Ma, come scritto nella recensione, si tratta di un sistema oggettivamente migliore rispetto a Zestiria, e tanto mi basta. (Forse mi mancano le fusioni, ma alla fine quello è più gusto personale). Non posso nascondere il mio disappunto per il motore grafico, che per quanto sia bello sarebbe stato necessario un vero e proprio cambiamento, come ci fu tra PlayStation 2 e PlayStation 3. Se siete amanti dei Tales of, e parlo dei grandi del passato, non potete assolutamente perdervi questo capitolo. 

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve