Tu sei diverso. Tu non sei di questo mondo

Mi lascio la neve bianca che avvolge il corpo di Sniper Wolf e i dubbi esistenziali di Otacon alla spalle e, superata l’ennesima porta di sicurezza, vengo investito da una ventata di aria calda proveniente dalla sala all’altra estremità delle scale che sto scendendo.
Camminare sulle passerelle di metallo con il rischio che le guardie mi vedano, muovendomi sopra un fiume di ferro fuso non è affatto una cosa che mi esalta, quindi cerco di fare tutto più in fretta possibile, stando attendo a non farmi beccare dalle guardie e cercando di lasciarmi velocemente alle spalle quell’insopportabile calore.

Uscito dalla sala dell’altoforno mi trovo davanti un montacarichi, sul quale mi affretto a salire e avviare per raggiungere prima possibile la mia destinazione, ma, sfortunatamente per me, qualcuno mi ha seguito.
Sento le urla delle guardie che mi inseguono e prima che il montacarichi si sia allontanato troppo dal piano in cui ero poco prima tre di loro riescono a saltarvi su.
Uno di loro atterra proprio vicino alla mia posizione quindi con una mossa rapida e istintiva riesco ad afferrarlo e con una presa lanciarlo via, oltre la ringhiera del montacarichi, giù nel vuoto. Approfitto del fatto che gli altri due siano rimasti sbigottiti da una mia così repentina reazione per avvicinarmi a uno di essi e sferrargli una serie di colpi al petto finendo per afferrare il suo FAMAS e colpire l’altro che nel frattempo ha esploso qualche colpo verso di me, sfiorandomi la spalla. Con i suoi due amici fuori gioco, mi avvicino al terzo, nel frattempo finito al tappeto dopo i miei colpi e lo finisco esplodendo qualche colpo dalla mia SOCOM.

Mentre il montacarichi scorre verso il basso lungo i propri binari, mi accendo una sigaretta godendomi il silenzio del momento. Silenzio che viene però spezzato nel giro di appena qualche minuto, quando attorno a me iniziano a svolazzare dei corvi, gracchiando e poggiandosi sulla ringhiera del montacarichi, fissandomi con i loro intensi occhi.

Nel corso delle ore trascorse qui ho imparato che nulla in questa dannata base militare accade per caso, dove c’erano i lupi ho trovato Sniper Wolf, quindi sono pronto, qui, a trovarmi a breve al cospetto di Raven, Vulcan Raven.

Mentre sono assorto nei miei pensieri, il rumore del CODEC mi riporta alla realtà, dall’altro lato la voce di Master Miller:

“Snake. Ho da dirti qualcosa si Naomi Hunter.”

“Che succede?”

“Anch’io ho lavorato nell’FBI, lo sai. La storia della dottoressa Hunter sul suo passato, su suo nonno che sarebbe diventato assistente segretario di Hoover all’FBI… E il suo supposto ruolo di agente segreto per investigare sulla mafia a New York.”

“Ebbene? Qual è il problema, insomma?”

“Che era tutta una grossa fandonia. Non riesco a darmi pace. Perché Naomi avrebbe dovuto mentire?”

“Ha mentito?”

“Naomi potrebbe essere una spia!”

“Questo è ridicolo!”

“Andiamo, perfino un liceale potrebbe arrivare a capirlo. Il direttore dell’FBI a quei tempi, cioè Edgar Hoover, era notoriamente un razzista. Naomi ti aveva detto che suo nonno fosse giapponese, no? Ebbene nell’FBI di allora non si poteva trovare un singolo investigatore di origini asiatiche. Inoltre negli anni cinquanta l’operazione segreta contro la mafia non era ancora iniziata, perché è partita nel 1960. E a Chicago, non a New York.”

Chiudo la conversazione con Miller e torno nuovamente assorto dai miei pensieri. Baker e Anderson che muoiono in circostanze misteriose, le cose che sa sul ninja e su Gray Fox. Chi è davvero Naomi?

Mentre continuo a pensare alla conversazione appena avuta via CODEC inizio a sentire il freddo gelido avvinghiarmi nuovamente le membra, mentre una nebbia bianca avvolge l’ambiente che mi trovo davanti non appena il montacarichi si ferma, il tutto mentre quei dannati uccelli continuano a svolazzarmi sopra la testa.

Percorro qualche passo in avanti e, una volta superata una porta di sicurezza, vengo investito da uno stormo di corvi, un’aria gelida e la voce, calda, di Vulcan Raven.

vulcn raven

“Benvenuto, kasàck! Questa è la fine della tua pista! Giusto amici?”

Raven mi fissa dall’alto, una figura enorme che imbracciando il proprio cannone Vulcan appare ancora più grande, parlando ai corvi che si sono schierati, guardandomi fisso, lungo tutto l’ambiente attorno allo sciamano della FOXHOUND.

“Ascolta, sono d’accordo. I corvi non sono degli spazzini. Loro riportano al mondo naturale quello che non è più necessario. A volte attaccano anche delle volpi ferite.”

“Eri tu nel carro M1? Un ragazzone come te non doveva stare molto comodo la dentro.”

Raven ride, e confidandomi che “quella non era una vera battaglia” salta giù dalla posizione sopraelevata sulla quale si trovava, poi, puntandomi contro l’enorme cannone che imbraccia, prosegue:

“Io e i corvi ti stavamo solo mettendo alla prova, per vedere che uomo sei. Il verdetto è stato emesso. I corvi hanno deciso che sei un vero guerriero.”

Credo di avere le allucinazioni quando vedo una sorta di saetta sprigionarsi dalla fronte del mio nemico e finire sulla mia spalla nella forma di un reale corvo che mi gracchia nell’orecchio sinistro. Sono immobilizzato, paralizzato, non riesco a muovermi, posso solo rimanere lì, ad ascoltare lo sciamano Raven proseguire il suo discorso.

“Il corvo ha imposto su di te il sigillo della morte.
Il sangue dell’est scorre nelle tue vene.
Ah… Anche i tuoi antenati hanno avuto origine nelle lande della Mongolia. Inuit e i giapponesi sono come cugini… Io e te abbiamo antenati comuni…”

“Non ho corvi nell’albero genealogico.”
“Scherzi, ma davvero corvi e serpenti non sono amici tra loro. Sento che sarai un degno avversario.”

Detto ciò il corvo che avevo sulla spalla sinistra vola via e sono nuovamente in grado di muovermi, ma mentre cerco ancora di capire cosa diamine sia appena successo, il nemico che ho davanti si rivolge nuovamente a me.

“Anche tu vivi in Alaska. Conosci le olimpiadi eschimo-indiane?”

“Sì, le conosco. Sai, potresti dire la tua nella gara dei mangiatori di Muktuk.”

“Hai ragione. Ma c’è anche un’altra specialità nella quale sono il migliore. Si chiama tiro dell’orecchio. È una gara nella quale due avversari si tirano le orecchio l’un l’altro, nel freddo più pungente. Mette alla prova le energie spirituali e quelle fisiche…”

“Vuoi che mettiamo a tirarci le orecchie?”

“La forma è diversa, ma lo spirito è lo stesso. Rallegrati, Snake! Sarà una battaglia gloriosa.”

“Questa non è gloria, è solo omicidio. La violenza non è uno sport!”

“Bene, vedremo se nelle tue parole si nasconde dell’acciaio!”

Più che uno sciamano, quest’uomo mi sembra un individuo totalmente squilibrato e non credo di aver mai avuto una conversazione più folle nel corso delle mie precedenti missioni. Tuttavia non ho il tempo di fermarmi a pensarci, visto che è armato di un cannone Vulcan e non mi va affatto l’idea di finire fatto a brandelli da questo squilibrato.

L’attacco frontale, visto l’arma che si porta dietro, è quindi da escludere, ma per fortuna l’area nella quale ci troviamo, seppur gelida, è abbastanza grande da permettermi sufficiente spazio di movimento. Inoltre i passi di Raven sono lenti e pesanti e posso sempre capire in fretta dove si trovi rispetto alla mia posizione.
La stazza dell’uomo è imponente, e piuttosto che provare ad attaccarlo con armi convenzionali scelgo di cercare di far saltare in aria tutto il blocco dell’arma che si porta appresso.
Abbandono quindi, per il momento, qualsiasi velleità tattica e inizio a scagliare contro lo sciamano della FOXHOUND qualsiasi genere di esplosivo in mio possesso.

Raven però non sembra il tipo da accontentarsi di fare la comparsa in questa lotta e quindi mi sorprende iniziando a spostarsi velocemente da un capo all’altro della sala nella quale ci troviamo.
Sono sbigottito, ha addosso una mitragliatrice che di solito viene montata sugli aerei da combattimenti, e riesce a correre qui e lì come se nulla fosse. Tuittavia io ho una missione da compiere e non posso farmi bloccare arrivato a questo punto.

scontroconraven

Continuo a scaricare esplosivo sull’uomo, cercando di spostarmi sempre il più velocemente possibile per evitare di finire in bocca a quel suo dannato cannone Vulcan, arrivando a colpirlo, sorprendendolo alle spalle, anche con un missile NIKITA e addirittura uno STINGER agganciato alla sua Vulcan.

All’improvviso, finalmente, l’incessante rumore dei proiettili della sua mitragliatrice contro le pareti lascia spazio a un urlo di dolore, poi il silenzio.

Mi avvicino a Raven, madido di sangue e poggiato a una delle pareti della grande sala nella quale ci troviamo, che mi guarda, e abbassando il tiro della proprio arma si rivolge a me:

“Proprio come aveva detto il capo…
La mia esistenza non è più necessaria a questo mondo.”

Vulcan Raven prosegue, mentre un corvo gli si posa sulla spalla:

“Ma il mio corpo non rimarrà qui. Il mio spirito e le mie carni diventeranno tutt’uno con i corvi. In questo modo tornerò alla Madre Terra che mi ha generato.
Snake! Io ti osserverò… Hai capito?
Tu sei un serpente che non è stato creato dalla natura. Tu e il capo… Non siete di questo mondo… Venite da un mondo che non voglio conoscere…
Vai e scontrati con lui… Io vi osserverò dal cielo.”

Prima di morire Vulcan Raven mi consegna una nuova tessera di sicurezza, di livello maggiore rispetto all’ultima che avevo ottenuto e mi svela che l’uomo che avevo visto morire davanti ai miei occhi, credendo si trattasse del direttore della DARPA, Donald Anderson, in verità era un altro membro della FOXHOUND.
Conosciuto con il nome in codice di Decoy Octopus, era un maestro del travestimento, arrivato addirittura ad imitare il sangue del suo soggetto, prelevando quello del direttore e iniettandolo dentro di sé.

Mi allontano dal corpo di Raven, sul quale iniziano a poggiarsi tutti i suoi corvi e voltandomi verso la mia direzione, inizio a domandarmi il perché della messinscena orchestrata da Decoy Octopus.

Il lontananza sento la voce, sempre più fievole, di Vulcan Raven rivolgersi nuovamente a me:

“Snake! Nel mondo naturale non esistono massacri senza fine. C’è sempre un termine per tutto. Ma tu sei diverso. Il sentiero che percorri non ha fine. Ogni tuo passo poggia sulle carcasse de tuoi nemici… Le loro anime ti perseguiteranno per sempre… Non avrai mai pace…
Ascoltami, Snake! Il mio spirito ti osserverà!”

Sarà stato uno sciamano, forse semplicemente uno squilibrato, ma le parole di Vulcan Raven continuano a risuonare nella mia testa.

“Tu sei diverso. Tu non sei di questo mondo.”

I miei pensieri vengono ancora una volta interrotti dal suono del CODEC, ancora una volta da Master Miller.

Che abbia scoperto qualcosa di nuovo sulla dottoressa Naomi Hunter?

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