In molti momenti della mia carriera videoludica, mentre spulciavo titoli come The Witcher e compagni,  mi sono ritrovato a pensare più e più volte: Cosa accadrebbe se i videogiochi diventassero un tutt’uno con i libri e romanzi che leggiamo offrendo tutti i dettagli e le sfacettature che solo un racconto può dare? Sarà mai possibile?

Difficile riuscire a trovare una risposta a tale domanda, abbiamo visto giochi trasformarsi in romanzi per raccontare storie impossibili da inserire dentro un videogioco, così che i fan più accaniti  possano  poter approfondire la lore di un determinato titolo e trovare  pane per i propri denti, ma cosa potrebbe succedere se il mondo narrativo riuscisse davvero a fondersi con i nostri giochi? Ma soprattutto, è possibile? Abbiamo provato a rispondere a queste domande con l’aiuto di qualcuno che è veramente ferrato sull’argomento, per questo motivo abbiamo posto il nostro quesito a Daniele Daccò, meglio noto come il Rinoceronte e direttore di Orgoglio nerd.

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Visto che sono uno di poche parole, partiamo subito rompendo il ghiaccio:
Daniele Daccò oltre ad essere uno scrittore, è un videogiocatore? Quali sono i suoi giochi preferiti?

Giochi? Si, parliamo di giochi. Io sono parecchio vintage, il mio gioco preferito di ogni tempo rimarrà Diablo 2 della Blizzard, le ore giocate con il mio Barbaro equivalgono quasi alle stesse della mia infanzia effettiva.

Rimanendo nel vintage vado pazzo per praticamente tutte le avventure grafiche Lucas Arts, la comicità che preferisco risiede dietro a quei bit.

Attualmente devo conciliare il mio lavoro di scrittore con i video game, perciò è da tempo che non mi dedico a un gioco con una trama coinvolgente. Preferisco le partite accendi, ti sfoghi e spegni. Perciò ora, in pausa, ci scappa sempre qualche partita a Overwatch.

Secondo la tua opinione, la letteratura sta iniziando a fondersi con il videogioco?

    Secondo me no, ma il videogame sta diventando (in realtà lo è già) un’arte a se stante, un’arte che coinvolge molte altre sfumature come è per il cinema, in queste sfaccettature la letteratura è sicuramente una grossa fetta influenzante.

Non attendo che letteratura e videogames di fondano, attendo con ansia il giorno nel quale arti come i fumetti o i videogames vengano trattati con lo stesso rispetto di pittura, scultura, musica, letteratura e cinema.

Abbiamo visto nel corso degli anni diversi titoli promettere un universo pieno di storie e misteri ma che alla fine non presentavano una vera linea narrativa, distogliendo il giocatore dal voler ricercare indizi sulla stessa. Per lei quanto è importante saper raccontare una storia all’interno di un videogioco?

Dipende dal tipo di videogame ovviamente, in un impianto ludico basato sulla trama una buona storia è ovviamente vitale, dinamiche di gioco, grafica e interfaccia aiutano ovviamente ma quando non sono ben bilanciate con la storia il castello di carte cade. La famosa frase “la grafica non è tutto” è banale, ma è vero. Le più grandi storie giocate nella mia infanzia, le più epica, erano rappresentate da qualche quadretto colorato.

Nei prossimi anni riusciremo a unire la letteratura ed il videogioco? Riusciremo a vivere interi romanzi attraverso uno schermo?

    L’idea di creare un videogioco/romanzo nostalgico invece è stuzzicante e sarebbe interessante vederla sviluppata, perché non basta qualche scelta di dialogo e delle cutscene per ricreare il carisma di un libro e contemporaneamente quello di un videogame.

Sarebbe sul serio una sfida, pensandoci mi spunta in memoria il videogioco di Lupo Solitario di Dever che ben si differenzia dal libro come esposizione, ma un ibrido bilanciato, magari proprio di un libro game, sarebbe sul serio qualcosa di nuovo.

In ultimo, ma non per importanza. L’unione tra questi due mondi porterà una maggiore attenzione alla letteratura nei giocatori più piccoli o in quelli adulti?

   La possibile creazione di un videogame letterario andrà abilmente camuffata, quale potrebbe essere il target adatto? Utilizzare i videogames per insegnare non è una cattiva mossa, ama passi come questo deficitano sempre della molla di interesse necessario per funzionare.

Forse con un brand potente come Harry Potter, il Signore degli Anelli o i già citati Lupo Solitario potrebbero fare il miracolo.

Il TellGames di GOT è stato un successo, ma quanti curiosi avrà portato verso la letteratura? Veramente pochi.

Insomma, i videogiochi forse non sono ancora pronti per offrire tutta la profondità narrativa che può dare un romanzo, ma come già detto da Daniele, i videogiochi come i fumetti dovrebbero essere trattati come una nuova branca artistica capace di intrattenere, emozionare e farci vivere esperienze che difficilmente potremmo effettuare nella vita reale. Alcuni di voi non saranno d’accordo nel dire che il videogioco è una forma d’arte, ma non dimentichiamo come alcuni titoli hanno certamente i giusti requisiti per essere considerati tale. Un grosso ringraziamento a Daniele Daccò, in arte il Rinoceronte per il tempo che ci ha dedicato nel cercare di risolvere questo quesito.

Voi cosa ne pensate? I videogiochi avranno mai lo stile narrativo di un libro? Le storie che vengono raccontate sono davvero prese in considerazione o il nostro futuro sarà pieno di esperienze dalla grafica fotorealistica ma povere nel raccontare qualcosa?