Non sempre andare in fissa per qualcosa è positivo. Nel mio caso, la fissa mi è venuta per la serie Warhammer 40.000, in particolare per Warhammer 40.000: Space Marine, uscito nel 2011 per PS3, Xbox 360 e PC. Non si tratta nemmeno di una fissa da vero fan della serie, ma piuttosto di una voglia incontrollata di giocare ad un titolo che all’apparenza sembra interessante, oppure si sa benissimo che è pessimo, ma lo si vuole giocare comunque.

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Ecco, questo impulso di prendere Space Marine mi è venuto dopo aver acquistato il Bundle di Warhammer 40.000 di Humble Bundle, contenente Dawn of War II per PC, The Horus Heresy, Storm of Vengeance e Space Wolf per Android, a cui ho dedicato il numero quattro di Cronache videoludiche notturne #4. Onestamente non ho ancora nemmeno toccato gli altri tre titoli, anche se principalmente avevo voglia di provare esclusivamente Dawn of War II.

Warhammer 40.000: Space Marine #7

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Dopo mesi di titubanza, ho approfittato dell’offerta Amazon di Final Fantasy: Type-0 a 14,99€ per PS4, per abbinarci l’acquisto di Warhammer 40.000: Space Marine a 9,99€ per PS3. Considerando che l’ho acquistato solo ora nel 2016, potrebbe apparire evidente che il titolo sia ormai datato e superato tecnicamente, tuttavia non credo che acquistarlo nel 2011 avrebbe fatto molta differenza.

L’aggettivo che maggiormente descrive Space Marine è la monotonia, non della trama – che anch’essa è solo un pretesto – ma del gameplay, piatto come non mai, che si ripete dall’inizio alla fine, così come le ambientazioni di gioco. Di solito nella rubrica comincio ad analizzare diversi aspetti del titolo giocato, distinguendo il bello dal brutto, tuttavia Space Marine non riesco nemmeno ad inquadrarlo, perché sembra sempre uguale.

Si tratta in sostanza di uno sparatutto in terza persona – e forse è proprio il tentativo di cambiare genere da strategico a sparatutto a fare danno – che per molti versi trae spunto da serie di maggior rilievo, come Gears of War, God of War o Mad World, con tanto di esecuzioni e barra della furia.

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La parola d’ordine in Space Marine sarà strage di Orki, infatti, bisognerà farsi strada attraverso orde di Orki, con attacchi in mischia, armi leggere e pesanti. Le armi saranno piuttosto statiche e limitate e se ne potranno portare massimo 4, senza possibilità di scambiarle liberamente. L’inventario comprende (di base) la pistola Requiem, il mitra Requiem, un fucile da cecchino, un lanciagranate a detonazione e l’immancabile spada a catena, per gli attacchi in mischia. Durante l’avventura sarà possibile recuperare nuove armi o potenziamenti, delle stesse e del Capitano Titus, come ad esempio una maggiore durata della barra della furia, potenza dello scudo, modello migliorato di un’arma ecc.

In alcune occasioni ci si troverà di fronte a delle postazioni fisse, da utilizzare così come sono, con colpi infiniti, o da staccare e portare con sè a due mani, per una maggiore potenza di fuoco, che però limitano i movimenti. Tra le armi pesanti a due mani, rientra il martello potenziato, che unito al jet pack – disponibile solo in alcune porzioni di livello –  potrà fare la differenza, contro il numero crescente di nemici e di quelli corazzati.

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L’inventario invece non comprende i kit medici. La salute, infatti, potrà essere ripristinata solo attraverso le esecuzioni dei nemici storditi o attivando la barra della furia, con conseguente rigenerazione della salute fino all’esaurimento della furia. Il ripristino della salute, è uno dei maggiori fattori di stress del gioco, dato che le esecuzioni sui nemici sono troppo lente, talmente lente che si rischia di morire, invece che salvarsi la vita, nelle situazioni critiche.

Un’altra meccanica snervante, è il sistema di ricarica delle armi, siccome nel caso in cui il caricatore sia completamente vuoto, occorrerà anche più tempo per la ricarica. Senza togliere che sparare un colpo o venire colpiti dai nemici più grossi, equivale a dover iniziare la ricarica da zero. Vi lascio immaginare una situazione in cui si è circondati, bisogna far fuoco il prima possibile, e ci si ritrova a dover ricaricare più e più volte affinché tutto vada a buon fine.

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Di solito la voglia di conquistare il platino di un gioco mi spinge a rigiocarlo più volte, partendo anche con i livelli di difficoltà al massimo, tuttavia Space Marine mi ha lasciato perplesso già alla prima partita, che è stata anche quella definitiva. Probabilmente, l’unica modalità per cui (al tempo) valeva la pena acquistare Space Marine, era la modalità multigiocatore, che, ahimè, nel 2016 non posso pretendere che funzioni ancora. Anche se non ho provato, a dirla tutta.

Se vi siete persi Cronache videoludiche notturne #6 – Peace Walker, basterà cliccare sul link e così via per i precedenti numeri. oppure c’è sempre la home di Gamempire con la sezione rubriche.