Lo spaccato dalla Games Week di Gamempire, dopo le nostre top 3, continua con un approfondimento dedicato alle produzioni più piccole, ma non per questo meno intriganti. Certo la realtà aumentata, la presenza di John Romero (creatore tra gli altri di Doom, ndr), gli youtuber, le grandi case di sviluppo e gli eccezionali sconti sui giochi hanno monopolizzato l’attenzione del pubblico, ma chi non si è lasciato abbagliare dalla magnificenza degli stand dei “grandi” ha potuto provare con mano alcune piccole produzioni le cui idee di fondo spesse volte non hanno nulla da invidiare ai colossi nel mercato.

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Tra i tanti titoli di grosso calibro, la Milan Games Week 2016, come ogni anno, ha offerto molti spunti di riflessioni per quel che riguarda il panorama indie dell’industria videoludica italiana. Nella spazio della fiera dedicato, la redazione di Gamempire ha potuto toccare con mano alcuni progetti interessanti e alcune piccole gemme da tenere sotto controllo.

CapRiders: Euro Soccer

di Francesco Pagano

CapRiders: Euro Soccer è il primo sviluppato da 3Go Games, casa di sviluppo con sede a Mantova, e sembra una fusione tra il vecchio Subbuteo, il gioco da tavolo di calcio con le statuine “a punta di dito”, e Rocket League. Il titolo è approdato su Steam il 18 Giugno 2016, con la possibilità di usare i dispositivi smart come controller.

Una grafica molto ispirata alle prime generazioni di console si fonde con un sistema di gioco con comandi molto semplici ed immediati. In effetti la già citata sensazione “punta di dito” si sente moltissimo nelle fasi di tiro e scatto del giocatore, mentre l’unico elemento che differisce dal Subbuteo è la calamita che attira palla al giocatore selezionato, ma per attivare queste azioni (tiro, scatto e calamita) sarà necessario far prima caricare una barra dell’energia, una scelta che in gioco risulta una mossa vincente per condire ottimamente il gameplay.

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Le partite si svolgono 2vs2 con possibilità di controllare un solo giocatore con la possibilità di un multiplayer locale. Il gioco appare fresco e per nulla scontato come potrebbe sembrare ad un primo occhio e con un alto indice di divertimento. Potrà sicuramente diventare una valida alternativa ai soliti giochi calcistici; da tenere certamente in considerazione.

All Star: Fruit Racing

di Francesco Pagano

Sviluppato dallo studio milanese 3D Clouds, All Star Fruit Racing è un gioco di corse colorato che fa in un certo senso il verso ai più noti Mario Kart o Sonic & Sega All Star Racing. Niente Regno dei Funghi o Mobian, ma cinque colorate isole nelle quali sfidare fino a quattro giocatori in locale e 12 in multiplayer online a colpi di derapate e poteri speciali attivati dalla frutta.

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Come da titolo è proprio la frutta il nodo centrale dell’esperienza di gioco: collezionando i frutti disponibili sul tracciato si caricheranno una serie di powerup/abilità che ci permetteranno di sbaragliare la concorrenza. Nelle intenzioni degli sviluppatori c’è anche un secondario intento educativo poiché frutti diversi di una stessa stagione caricano la stessa abilità e quindi insegnano a riconoscere quali di questi maturano in determinati periodi dell’anno.

Sotto il profilo del gameplay, provano in versione pre-alpha, si può notare un buon sistema di collisioni e di guidabilità dei veicoli, uno stile molto colorato e allegro e quale ottimo spunto. Di contro non possiamo che trovare la velocità dei kart leggermente al di sotto della concorrenza e

[nextpage title=”Downward”]di Pasquale Questa

Che questa Milan Games Week sia stata un po’ sottotono è, ahinoi, un dato di fatto. Fortunatamente, quasi per sopperire alle mancanze dei “big”, AESVI ha portato una selezione di titoli indie italiani davvero pregevoli. Io mi sono soffermato in particolare su Downward, di Caracal Studios. Downward, un titolo che a mio avviso merita molta attenzione, riesce a divertire unendo ad ambientazioni davvero pregevoli e ad un plot abbastanza scontato ma in grado di regalare colpi di scena un gameplay fresco e che strizza l’occhio a molti generi, attraversandoli trasversalmente.

La nostra avventura si svolgerà circa duecento anni dopo una Apocalisse che ha modificato il nostro pianeta e le sue leggi fisiche, e durante i nostri peregrinaggi in questo bellissimo ambiente pieno di anacronismi, a volte anche molto forti (a mio avviso uno dei maggiori pregi del titolo) scopriremo come non sempre le civiltà più evolute siano le migliori. Uno dei nostri scopi, infatti, sarà scoprire che ne è stato della cosiddetta umanità ma, soprattutto, comprendere quanto noi per primi saremo umani in un mondo a metà tra torri diroccate, credenze ai limiti della superstizione e droni hi-tech.

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Forte di un buon comparto tecnico, Downward riprende una meccanica per ora poco vista nei titoli in prima persona: il parkour. Nulla di eccessivamente nuovo, ne convengo, ma l’approccio al parkour è molto differente rispetto a quanto abbiamo visto in titoli come Dying Light o Mirror’s Edge. Fluido, grazie all’introduzione delle cosiddette “anomalie” (null’altro che dei power up istantanei che vi consentiranno di compiere manovre in volo durante il parkour) e con una curva d’apprendimento piuttosto ripida ma gratificante, il nostro saltare tra pareti e ringhiere sarà sempre diverso e mai frustrante, complici un buon level design e un sistema di checkpoint in grado di aiutarci a sorpassare percorsi particolarmente ostici senza essere costretti a ripeterli all’infinito.

In definitiva un titolo che consiglio caldamente, anche a fronte delle rassicurazioni di Caracal sul supporto al titolo. Nella build che ho potuto sperimentare non c’erano, per ovvi motivi, alcune delle feature che verranno implementate in futuro come il gioco in multiplayer piuttosto che la creazione di tracciati personalizzati per sfidare i nostri amici in primis.

Speriamo dunque che il prodotto finale sia all’altezza di quanto mostrato da Caracal alla appena trascorsa Milan Games Week 2016, dal canto mio non vedo l’ora di provare di nuovo a saltare a destra e a manca tra rovine medievali e torrette automatiche.

[nextpage title=”Fangold: The Eventful Adventures of Land of Britain”]

di Federico Mineri

La Games Week  per la maggior parte dei videogiocatori è l’unico luogo per poter saggiare con mano i giochi tripla A di prossima uscita, ma per quei pochi che seguono approfonditamente l’industria videoludica è anche il luogo per poter toccare e vedere come si sta evolvendo la scena Indie nostrana.

Il titolo che ha attirato la mia curiosità è Fangold: The Eventful Adventures of Land of Britain, il gioco è l’unione tra un MMO e un card game che abbraccia il gameplay di titoli come Hearthstone e Magic. In Fangold potremmo creare il nostro avatar e muoverci all’interno di un mondo 3D dove troveremo quest, tesori e nemici pronti a sfidarci. Chi è appassionato di giochi di carte avrà già sentito un unione simile tra i generi, la serie Yu-Gi-Oh unì il gioco di carte con un mondo esplorabile, così da far vivere ai giocatori le emozioni dell’anime.

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Il sistema per gestire il costo delle carte strizza l’occhio a Hearthstone, ma nonostante le similitudine, per rendere il gameplay più strategico, il titolo dei ragazzi di Potato Killer porpone anche l’uso degli elementi, essi potranno essere usati in battaglia per cambiare il terreno di gioco e potenziare i nostri mostri.

In ultimo spendiamo un momento per parlarvi del hub di gioco ovvero la taverna, essa fungerà da centro nevralgico per il crafting delle nostre carte e per invitare qualche amico a giocare con noi, inoltre sarà personalizzabile in base ai nostri gusti. Fangold è ancora in lavorazione e sarà disponibile per PC, Mac OS X, Linux, iOS e Android.

[nextpage title=”Blind”]di Domenico De Martino

La Games Week di Milano ha confermato ancora una volta l’importanza del panorama Indie dedicato a questa tipologia di giochi uno spazio al centro della fiera. Tra questi si è messo in risalto Blind, titolo in sviluppo presso la software house italiana Tiny Bull Studios e capace di attirare molto interesse anche grazie alla possibilità di provare una demo con l’Olculus Rift.

Blind sfrutterà a dovere la realtà virtuale, il tutto mettendo il giocatore nei panni di una ragazza imprigionata e rimasta senza vista in seguito ad un incidente. Le chiacchiere scambiate con lo sviluppatore e la prova effettuata ci hanno resto particolarmente entusiasti, sia per un plot alquanto interessante sia per meccaniche di gioco efficaci e divertenti. Si sfruttano a dovere tutte le caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere ogni titolo VR, dall’immersione totale nel mondo di gioco alla praticità e immediatezza nei comandi.

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Siamo molto fiduciosi sulla qualità di questo gioco, la quindicina di minuti in sua compagnia infatti non solo ci hanno divertito come pochi titoli in fiera, ma hanno anche suscitato in noi l’interesse e la voglia di proseguire in questa avventura. Non vediamo l’ora infatti di metter mano sulla versione definitiva, approfondire ancor più lo stile dei puzzle presenti nel gioco. I tre enigmi che abbiamo affrontato infatti erano studiati a pennello, impegnandoci alla giusta maniera e strappandoci più di un sorriso.

Blind uscirà a marzo e sarà compatibile con gran parte dei visori, dall’Oculus (con pieno supporto ai controller Touch) al PS VR, e così via. Restante dunque sintonizzati sulle nostre pagine per la recensione e per scoprire di più di questo gioco Made in Italy.

[nextpage title=”Milanoir e non solo”]

SIHEYU4N

Di Alessandro Cossidente

I ragazzi di We Are Müesli sono già conosciuti al mondo dell’indie grazie al loro approccio fuori dagli schemi alla narrazione. Titoli come Venti Mesi e We’ll Meet Again dimostrano l’abilità del duo milanese di mescolare perfettamente parole ed immagini per suscitare emozioni. Siheyu4n è, invece, qualcosa di diverso.

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L’impronunciabile nome cela un divertente puzzle cooperativo. Fino a quattro giocatori dovranno lavorare insieme e comunicare per piazzare dei blocchi colorati su una griglia disposta al centro dello schermo. Ciò che sembra semplice si complica quando il gioco inizia a metterti i bastoni tra le ruote.

Siheyu4n include diverse modalità che metteranno alla prova l’abilità del tuo team di gestire lo stress. Questo è un titolo che, personalmente, mi vedo propenso a giocare in compagnia di un paio d’amici e di una pizza durante la stagione invernale.

MILANOIR

Di Alessandro Cossidente

Relativamente nuovi ma con delle idee chiare sono, invece, i ragazzi di Italo Games. Il loro primo gioco, Milanoir, si basa sul periodo buio della Milano anni ‘70. Tra musiche funk, proiettili e crimine organizzato, il titolo ci porta a ripercorrere la storia del suo protagonista: improvvisamente rilasciato di prigione, il nostro uomo è determinato a trovare e vendicarsi di colui che ce lo ha fatto finire.

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Inseguimenti, sparatorie e la possibilità di esplorare alcune delle zone più iconiche del capoluogo lombardo sono i punti di forza di questo titolo. La grafica Pixel-Art, riecheggiante altri giochi come Hotline Miami, rende inoltre l’esperienza di gioco molto piacevole.

Milanoir è attualmente in via di sviluppo. La versione finale includerà una trama giocabile singolarmente oppure in co-operativa locale. Inoltre alcune modalità di gioco aggiuntive, tra le quali figura un’arena, saranno disponibili.

VOODOO

Di Alessandro Cossidente

Il genere survival è forse uno dei più saturi in questo periodo. Quando il tuo gioco è destinato a combattere migliaia di altri titoli per diventare di successo, un’idea innovativa è sicuramente l’arma migliore.

E’ questo il ragionamento dietro a Voodoo, survival sviluppato da Brain In The Box ed ambientato nell’Africa preistorica. Fino a 31 giocatori potranno dunque collaborare per sopravvivere ai pericoli della culla dell’umanità.

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Il gioco include inoltre un sistema di combattimento che si rifà a Dark Souls, con Colossi da sconfiggere per poter proseguire l’avventura. Il pvp e una community amichevole completano questo titolo, che dovrebbe vedere la luce del sole a breve.

THE WARDROBE

Di Alessandro Cossidente

The Wardrobe è un’avventura punta e clicca che narra la storia di Skinny. Morto durante un picnic anni fa per via d’un’allergia alle prugne, Skinny è ora una scheletro. Egli passa la sua vita nell’armadio di Ronald, colui che gli ha offerto il mortal frutto. Le cose cambiano quando Skinny è costretto a rivelarsi al suo amico per salvarlo dalla dannazione eterna. Inizia così l’avventura che porterà il nostro eroe a rivedere il suo concetto di vita e di morte.

 

Il fatto che il protagonista sia uno scheletro dà al team di sviluppo la possibilità di approcciarsi in modo diretto e cinico a convenzioni sociali ed eventi correnti. The Wardrobe nasce da un esame universitario ed è ancora in sviluppo. Non si sa quando il titolo verrà reso disponibile.
Dopo aver scorso questa lunga e interessante lista di titoli possiamo dire che Milan Games Week 2016 è fonte di molti spunti di riflessione verso il mondo del gaming nostrano, troppo spesso intimidito dalle grandi produzioni e dagli altri costi che lo sviluppo di un videogioco comporta. Il calderone dalla Games Week per un giorno li ha mischiati a quelli che sono i gusti più convenzionali dell’utenza e del mercato mettendo in luce i loro punti forza e dimostrando che anche in Italia si fanno videogiochi e qualche volta anche di qualità.

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