I videogiochi, così come oggi li conosciamo, non hanno sempre giovato di una forma d’arte tale da rendere le loro spalle forti e robuste. In forma primitiva essi sono nati con il solo scopo di passatempo, alla penombra di una società del dopoguerra che iniziava a piantare le basi per un progresso tecnologico.

L’evoluzione che è avvenuta nel tempo è stata veloce e progressiva, bruciando addirittura le tappe su componenti elettronici oggi tanto in voga ma che avevano già vissuto una breve vita in un remoto passato.

Ma la vera scoperta nel mondo videoludico è avvenuta quando gli sviluppatori e, di riflesso, la società hanno capito che dietro a pixel e personaggi fantasiosi non c’è solo intrattenimento, ma qualcosa di più; qualcosa attraverso il quale è possibile lanciare un messaggio o trasmettere emozioni; qualcosa da vivere e non da lasciare chiuso nel cassetto: qualcosa nota come arte.

A ridosso di una parte di società che ha sempre rifiutato riconoscere i videogiochi come forma d’arte, rinnegando negli anni l’evidente messaggio intrinseco che ogni storia videoludica celava in sé, riconoscendo in questi solo del puro divertimento studiato per bambini o adulti colpiti dalla sindrome di Peter Pan, oggi il mondo dei videogiochi, o per meglio dire, l’universo dei videogiochi, ha saputo resistere anche alle menti più rigide riuscendo a dimostrare come attraverso di loro la comunicazione sia forte, importante e profonda.

Anche se tutt’ora i più restii faticano a riconoscerlo, probabilmente mossi più per partito preso che per vera convinzione, l’arte intrinseca del videogioco ha riscosso il riconoscimento dovuto. E non alludo al mero guadagno milionario generato dal sistema, ricco e florido tanto da tenere testa anche alle crisi di mercato, come accennato in quest’altro articolo, ma per il susseguirsi di avvicendamenti di interesse collettivo all’interno dei quali viene inserito il videogioco.

E’ di recente avvenimento l’annuncio ufficiale lanciato dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) attraverso il quale viene riconosciuto che i videogiochi possono essere intesi come sport. Una notizia non da poco, storica, che proietta in un futuro non troppo lontano la partecipazione ai campionati olimpici da parte degli e-sports.

Sebbene quest’ultimi siano ormai diffusi in tutto il mondo, attraverso veri e propri campionati ai quali non solo partecipano un congruo numero di squadre, ma che vedono coinvolto un pubblico sempre più crescente, riconoscerli ufficialmente come sport per l’impegno e l’allenamento profuso dai partecipanti è un chiaro segno di come i videogiochi siano una espressione contemporanea artistica alla quale bisogna dare conto.

Ma questo è solo uno dei tanti esempi che posso prendere in esame. Dietro a questa recente notizia c’è una vera esplosione di riconoscimenti e manifestazioni, degne di tutto rispetto alle quali partecipano i volti noti del panorama multimediale, che premiano i più talentuosi artisti che con impegno e costanza hanno accompagnato i videogiochi ad essere quello che sono oggi, tra alti e bassi e al cospetto di una società che li ha sempre preso sotto gamba.

Ovviamente, in quanto tale, i videogiochi non danno accesso a tutti. O, per meglio dire, sono accessibili a tutti ma le porte che racchiudono l’arte intrinseca celata dal divertimento ha diversi livelli, ciascuno di essi accessibile soltanto per alcuni.

Recentemente ho avuto il piacere di recensire South Park: Scontri Di-Retti e provenivo, videoludicamente parlando, da una totale assenza di conoscenza della serie, non avendone giocato alcun titolo, nemmeno il più recente “Il Bastone della Verità”. Conosco bene la serie televisiva, assieme ad altri capolavori del genere posso dire di essere cresciuto a suon di peti e volgarità dei simpatici ragazzi di South Park, ma dopo averlo giocato ho appreso che oltre le spesse mura del trash più profondo esiste una comunicazione forte, non per tutti.

I temi trattati a scherno, facendoli passare quasi in secondo piano agli occhi dei meno attenti, non solo sono di elevata importanza, ma attuali più che mai. Si passa dalla pedofilia, dal razzismo, alla droga e relazioni interpersonali. Tutti temi tangibili nella società moderna che attraverso il videogioco cercano di aprire gli occhi sugli argomenti più comuni e le loro gravità.

Questo per restare su annali piuttosto recenti. Ma la consapevolezza di avere tra le mani una forma d’arte prepotente e con il vantaggio di essere accessibile a tutti è realtà già da diversi decenni. Purtroppo, durante tutti questi anni, non sono mancanti diretti attacchi volti a denigrare ed etichettare come pericolosi e violenti i giochi e tutto ciò che li circonda.

Ma chi ha avuto modo di toccare con mano la vera arte sa bene che la pericolosità di certe realtà non risiede nella loro natura, bensì nell’uso che se ne fa.

Il legame intrinseco tra arte e videogioco non è accessibile a tutti ma ha un elevato potere mediatico. L’arte, in tutte le sue forme, è tra i più potenti mezzi di comunicazione a disposizione dell’uomo. L’arte videoludica, in quanto tale, può solo giovare a chi ne fa buon uso