Non accade tanto spesso che una nuova IP partorita dalle creative menti degli sviluppatori interni di Nintendo riesca a battagliare con i colossi sacri dell’azienda giapponese. Abbiamo visto davvero pochi titoli raggiungere l’Olimpo sui cui scranni siedono Mario, Zelda, Samus e altri pochi eletti. Eppure alle volte, con la giusta dose di idee e di pubblicità qualcuno si prende la soddisfazione di bussare alla porta del paradiso e di competere con gli dei. Alle volte è solo un temporale passeggero che si spegne nell’arco di una generazione o di qualche mese, altre rare volte invece la corrente diventa così dirompente da diventare una costante presenza attesa da tutti in ogni nuova console.

In questa piccola cerchia di eroi dell’industria del gaming ha trovato il proprio posto anche Splatoon 2. Il third-person shooter, che fa dell’inchiostro il miglior amico di ogni giocatore, ha dimostrato con i dati di vendite e con il numero di utenti giocanti di essere passato da luminosa meteora e stella del firmamento Nintendo. Per ora siamo ancora davanti ad una serie abbastanza giovane che ha saputo però, nel limbo confuso di Wii U, prendersi il suo spazio con 4,91 milioni di copie vendute. Numeri elevati che se rapportati con i 13,56 milioni di Wii U vendute indicano che quasi una console su tre ha avuto questo gioco nella propria ludoteca.

La prima declinazione di questo brand ha avuto dalla sua il fattore novità e la scarsa quantità di titoli di contorno che potessero offuscarlo. L’arrivo su Nintendo Switch non come porting (come abbiamo visto accadere in molti casi) ma come sequel è stato quindi il vero banco di prova per il gioco che si è portato a casa gli stessi dati di vendita ottenuti dal suo predecessore (4,91 milioni con dati aggiornati a dicembre 2017) con l’incredibile soddisfazione di averli ottenuti in meno di sei mesi. Prova del fuoco quindi superata con ottimi voti soprattutto visto il movimento di giocatori e community che Splatoon 2 ha smosso in così poco tempo. Certo, Nintendo Switch e la sua dirompente popolarità e diffusione sul mercato hanno fatto da traino, ma non può essere solo luce riflessa quella che si irradia dalla tana degli Inkling.

Vincere è un arte di gruppo, non una semplice questione di kill

Splatoon 2 ha consolidato in questo anno scarso di sua pubblicazione il ruolo del suo brand all’interno delle produzioni Nintendo grazie al giusto mix di idee congeniali all’utenza e al mercato ed efficaci scelte di supporto da parte di Kimishima e soci. In un mondo di FPS improntati sulle brutalità della guerra, Splatoon 2 ha stato proposto un nuovo modo di intendere gli shooter portando i giocatori a non focalizzarsi unicamente sulle kill, rendendo anche i muri e soprattutto lo stage stesso parte attiva e sensibile ai colpi d’inchiostro.

Colorare la mappa non è solo un obiettivo, in certi casi principale, ma un modo per rallentare i nemici e velocizzare gli spostamenti propri e degli alleati. “Che sarà mai. Qualche schizzo di colore qua e là” potrebbe esordire infelicemente chiunque non abbia approfondito le meccaniche del gioco non comprendendo il mix complesso di tattiche e tecniche che le pittoriche battaglie tra Inkiling nascondono sotto lo strato di vernice colorata. Splatoon sta funzionando per la sua capacità di sembrare colorato e facilmente accessibile per i giocatori più giovani, ma terribilmente profondo e complesso per i giocatori più abili.

Il gioco quindi si è dimostrato adatto a tutti permettendo di sperimentare tecniche di combattimento e nuovi trick a chiunque avesse l’intelligenza di grattare sotto la superficie. A questo si aggiunge il determinante gioco di squadra che molte delle modalità richiedono, un fattore che non può essere trascurato soprattutto dopo aver superato determinati scogli di livello e valutazione nelle varie modalità o se si vuole emergere nelle quotidiane sfide di lega.

Non la solita armeria

Questo anche grazie al bilanciamento e alla varietà degli armamenti sempre in continua evoluzione e miglioramento. La gestione di queste attraverso set di tre armi (principale, secondaria e speciale) offre una eterogeneità di punti di forza e debolezza che permette di far emergere la bravura nel differenziarsi più che quella di trovare la propria arma preferita. Parlando di bocche di fuoco (d’inchiostro in questo caso) non possiamo non ammettere che l’originalità del design di ogni arma presente nel gioco riesce a offrire una giusta alternativa agli abusati AK-47, Springfield M1903 e i futuristici fucili al plasma.

Un tocco di estro che affonda che tuttavia si basa su oggetti apparentemente di uso comune. La presenza poi di nuove tipologie finora impensabili di armi come rulli, secchi e pennelli, è uno dei fattori scatenanti del successo. Prendere a secchiate di vernice o spianare sotto il proprio rullo un amico/nemico è qualcosa che non si dimentica tanto facilmente né che si vede tanto spesso.

Colorato e bizzarro: tutto molto giapponese

I colori sgargianti, i personaggi bizzarri e l’ironia che imperversano tra i canali e le zone rialzate di Splatoon 2 sono riusciti nel compito conquistare il gusto dell’utenza più estrosa, ampia e costante nel gioco: il Giappone. Nel Sol Levante, da sempre il mercato più florido di titoli e di utenti per quel che riguarda l’industria videoludica, il brand di Nintendo è riuscito a rapire il cuore di una enorme fetta di giocatori e soprattutto ad entrare nella cultura pop del paese asiatico tramutandosi in un fenomeno trasversale che tocca tutte gli ambiti correlati al gaming come il cosplay e i manga.

Il passaggio da semplice gioco a fenomeno sociale, complice anche una diffusione virale e un marketing incisivo di Nintendo, gli ha permesso di valicare in poco tempo anche i confini asiatici e invaso l’Occidente grazie anche al genere shooter di cui fa parte, tanto caro e popolare tra Europa e America.

Tornei, marketing e contenuti free

Ma tutto questo non sarebbe bastato ad un gioco multiplayer online se non fosse stato accompagnato da tutta una serie di iniziative e manovre complementari indispensabili. In primis la campagna di marketing e pubblicità senza la quale anche la migliore produzione del secolo non avrebbe speranze di emergere. In tal senso Nintendo è riuscita sia con il primo capitolo che con quest’ultimo su Switch a trovare una giusta alchimia d’impatto fatta di prezzi contenuti (il primo Splatoon era venduto al prezzo consigliato di appena 40€) e una presenza fitta in TV, su internet e sulle riviste. Nintendo ci ha stupiti in positivo dimostrando anche in questo caso di aver capito dai propri errori e averli superati.

Questo è stato accompagnato da una serie di collaborazioni che ha portato alla creazione di tornei ed eventi dedicati che ha portato le competizioni fino al palco dell’E3 (ci torneranno anche quest’anno) e ha reso possibile la sua apparizioni tra i tornei competitivi di leghe come ESL. Non siamo ancora difronte ad un fenomeno massificato paragonabile a League of Legend, Call of Duty o Starcraft, ma essere entrati nel gota degli e-sport è comunque un ottimo primo traguardo. Nintendo sta quindi dimostrando di voler portar avanti un progetto a lungo termine con questo gioco dandogli un forte risalto mediatico, reso comunque indispensabile vista l’enorme mole di utenti e pro player che bazzicano la piazza di Coloropoli e le Samlon Run, modalità PvE parecchio gradita all’utenza.

E se tutto questo non bastasse, Nintendo ha messo a disposizione nel corso di questi mesi anche il suo supporto non sono con numerose patch correttive al bilanciamento, ma anche con tanti contenuti aggiuntivi tutti completamente gratuiti. Una serie di integrazioni che ha portato ad avere a disposizione dei giocatori oltre settanta di set e una ventina di stage e che non pare finirà qui. Tante novità spalmate nel tempo e niente DLC quindi, almeno fino all’uscita di Octo Expansion prevista per l’estate che aggiungerà nuova linfa al single player al costo di 19,99€ già disponibile per il pre-acquisto su eShop.

Splatoon 2 è quindi passato da titolo gregario ad apripista per altre nuove e vecchie leve di Nintendo, un gioco capace di portare da solo una mole cospicua di ore di divertimento anche a chi non punta alla competizione professionista (ho visto giocatori pro avere 1300 ore di gioco, ndr). Splatoon è riuscito a ritagliarsi un suo posto senza essere uguale a nessuno o dover ospitare icone storiche. Splatoon funziona pur con i suoi difetti (come l’assenza di un sistema di matchmacking meno randomico in alcune modalità). Se avesse avuto qualche idraulico come protagonista sarebbe stato un “more of the same Mario” e sarebbe piovute critiche sulla incapacità di Nintendo di esulare dallo spremere il Regno dei Funghi fino all’osso. Allo stesso modo, se avesse avuto al suo interno più fan service (Senran Kagura Peach Beach Splash docet) avrebbe avuto meno possibilità di essere preso sul serio come gioco competitivo.

Il cocktail di Splatoon è ottimo, ora sta Nintendo continuare a rinfrescarlo e aggiungere qualche sapore in più per renderlo perfetto sia per il pubblico che per le competizioni.