La tomba del re senza nome

Raggiungiamo a malavoglia le porte della città, dove ci si para di fronte una rimessa con noleggio auto. Abbiamo l’umore abbastanza basso, siamo stanchi e questo intoppo per procedere all’incontro con Carraway non ha sicuramente giovato al nostro morale. Propongo quindi al resto dei miei compagni di noleggiare un auto per raggiungere la Tomba del re senza nome; in questo modo non solo eviteremo di perdere tempo e faremo in fretta, ma scongiureremo il pericolo di incappare in mostri e affini.

Paghiamo quindi al commerciante i suoi 3000 Guil (acc… Che mazzata!) e saliamo in macchina, uscendo dalla città e dirigendoci in direzione del luogo così come descrittoci dalla guardia all’ingresso della residenza di Carraway.

Non facciamo in tempo ad avvicinarci all’ingresso della tomba che notiamo due studentesse correre in direzione opposta alla nostra, scappando dall’interno verso l’esterno della tomba, sfrecciandoci accanto e dileguandosi alle nostre spalle. Di certo non la migliore delle premesse.

Giriamo un po’ per il labirinto, cercando di mantenerci sulla destra dello stesso, fin quando non ci si para dinanzi una sala con una grossa statua… O per lo meno quella che sembrava esserlo. Non appena ci avviciniamo abbastanza da distinguere i suoi tratti, la grossa figura dinanzi a noi si muove, digrignando i denti, ruggendo e chiedendoci chi fossimo… Per poi scagliarsi contro di noi, attaccandoci.

Fisicamente il nostro avversario è visibilmente molto forte, ricorriamo subito all’ausilio dei Guardian Force per cercare di avere velocemente la meglio su di lui. Ifrit, Shiva e Quetzal lo colpiscono in una sequenza repentina, prima che lo stesso sembri dare qualche segno di cedimento.

Seclet: “Siete molto forti! Maledizione, mi ricorderò di voi!”

Queste le sue parole, prima di sparire, in fuga, alle nostre spalle. Davvero strano…

Proseguiamo il nostro girovagare all’interno della Tomba del re senza nome alla ricerca di ciò che ci serve per provare il nostro valore al colonnello Carraway.

Continuiamo lungo la nostra strada, fino a raggiungere la parte totalmente opposta di questa sorta di labirinto che è questa tomba e ci troviamo di nuovo davanti l’entità con l quale ci siamo scontrati prima. Nella sala illuminata sembra più piccolo di quanto mi ricordassi e analizzando la sua fisionomia sotto la luce del sole riconosco indiscutibilmente la fisionomia di un minotauro.

Seclet: “Di nuovo qui?” Prima mi avete sopraffatto, ma questa volta non la passerete liscia! Mio fratello è con me! Tocca a voi scappare, ora! Fratellone aiutami!”

Alle sue parole segue l’apparizione del fratello minotauro che… Bhè, è ben lontano dalle nostre aspettative. Alla parola “fratellone” avrei associato una figura imponente e senza dubbio minacciosa, mentre invece ciò che ci si para davanti è un mostricciatolo grande nemmeno la metà del fratello.

Minotaurus: “Cosa succede?”
Seclet: “Hanno rotto la tomba. Mi hanno attaccato!”
Minotaurus: “Attaccato!? Brutti cattivi!”

Ok, sto iniziando a dubitare della serietà di questi “nemici” che mi si parano davanti. Nemmeno le mammolette ai tempi dell’orfanotrofio mi avrebbe fatto venire un simile latte alle ginocchia…

La battaglia inizia e i due minotauri nostri nemici si scagliano immediatamente su di noi brandendo le loro mazze ferrate e suonandocele un po’. Sono forti, più di prima, e chiamiamo subito in nostro soccorso Shiva e Ifrit. I due fratelli sono svelti e ricorrono spesso a magie curative, rendendoci la vita difficile e tirando lo scontro per lunghe.

Quando è però Quetzal a scagliarsi contro di loro con tutta la sua forza uno dei due fratelli, Seclet, crolla al tappeto, lasciando il solo Minotaurus a lottare contro di noi. Da solo, però, può fare poco contro di noi e quindi, sopo l’ennesimo attacco di Shiva, va anche lui giù al tappeto.

Minotaurus: “Ho perso. Siete forti. Bene, vi seguiremo!”

Solo a seguito di queste parole ci guardiamo in faccia tra SeeD e capiamo che quelli che abbiamo appena sconfitto non sono altro che i “Brothers”, Guardian Force di elemento terra. Che siano loro la minaccia dalla quale la guardia di Carraway ci aveva avvisato di stare alla larga? Possibile?

Al termine dello scontro il sarcofago di fronte a noi si apre, lasciando emergere uno spettro dalle sembianze umane che con gratitudine si rivolge a noi.

“Siete forti, umani! Avete sconfitto i due fratelli. Grazie a voi sono libero da questo sarcofago di pietra. Eppure era stato costruito per passarci l’eternità! Mi chiedo se sia necessario chiudere qui coloro che viaggiano per l’altro mondo dopo un viaggio così lungo ed estenuante verso la vita”.

Detto ciò la figura sparisce, lasciandomi a fissare il vuoto per qualche secondo. Ritorno nel mondo reale e non appena giratomi per riprendere la marcia, noto accanto ai piedi di Selphie qualcosa per terra. È una carta, simile a quelle che che avevo ottenuto qualche tempo fa al Garden di Balamb, raffigurante uno dei due “Brothers” appena sconfitti, Minotaurus. Irvine la guarda con una tiepida ammirazione, quindi presumo sia una buona carta; non che mi interessi quello strano gioco, ma la ripongo comunque nella mia tasca, non si sa mai.

Acquisita l’assistenza di Seclet e Minotaurus proseguiamo con l’esplorazione della tomba Al fine di recuperare l’ID per il quale eravamo originariamente venuti qui.

Fatto quanto dovevamo fare usciamo dalla Tomba del re senza nome, lasciandoci alle spalle i mucchi di pietre e pietruzze diroccate che caratterizzano l’ingresso di questo posto e ci mettiamo nuovamente in marcia in direzione di Deling City. Una volta tornati in città ci affrettiamo a raggiungere nuovamente l’ingresso della residenza del colonnello Carraway e a fornire al soldato all’ingresso quanto da lui precedentemente richiesto.

Ci lascia finalmente passare e così abbiamo accesso al lungo viale che porta al vero ingresso della residenza. Alzando lo sguardo lungo il tragitto mi soffermo a notare la magnificenza dell’edificio che mi si para davanti, che più che una residenza andrebbe considerato il “castello” di Carraway, con due alte e grosse torri munite ciascuna di altrettanti balconi nei primi due piani e di svariate finestre nella parte più alta delle stesse. Un pennone con appeso uno stendardo sulla torre sinistra e luce, tanta luce, da fuori a illuminare l’esterno della “residenza” e da dentro, sprigionata dalle sale che sembrano più piene di vita che mai.

Chissà che tipo sarà Carraway…