Viviamo un’epoca in cui il genere fantasy ha acquisito miriadi di differenti sfumature in centinaia di titoli che ogni anno escono sulle nostre piattaforme. Non altrettanto si può dire del cyberpunk, un genere solitamente più spinoso da trattare per i temi sociali ed etici che inevitabilmente si porta dietro, o che quantomeno dovrebbe. Per qualsiasi amante del cyberpunk il primo Deus Ex, creato nel 2000 dalla Ion Storm diretta da Warren Spector, è senza dubbio un titolo imprescindibile, e più in generale un capolavoro senza tempo; efficace tanto nella sua struttura di gioco, quanto nell’aver inaugurato un mondo dalla forte personalità e atmosfera.

Deus Ex Mankind Divided recensione 01

Rimasto fermo diversi anni, il franchisee è poi rinato nel 2011 grazie all’ottimo lavoro di Eidos Montreal che con Human Revolution è riuscita a riprendere i temi del capitolo originale e attualizzarli in modo coerente con il cambiamento dei tempi. Deus Ex: Mankind Divided è l’evoluzione perfetta di questa serie rinata, un gioco che parte dalla base di Human Revolution e ne migliora le meccaniche, portando avanti temi importanti che vengono messi su un binario ancora più vicino e parallelo a quella che è la realtà dei nostri tempi.

Cyber-fobia

All’inizio del gioco è disponibile un filmato riassuntivo di ben 12 minuti degli eventi di Human Revolution, perfetto sia per dare una prospettiva della situazione generale a chi non ha giocato al precedente capitolo, e sia per rinfrescare la memoria a chi non lo ricorda bene (sono passati cinque anni dalla sua uscita dopotutto).
Sono passati due anni dalle vicende del precedente capitolo, e la popolazione ancora ricorda vivamente il cosiddetto “Incidente Aug“, ovvero il giorno in cui gli individui potenziati da innesti cibernetici, in preda a una sorta di raptus indotto, hanno massacrato milioni di concittadini “naturali” in tutto il mondo. Ora i potenziati vengono guardati con sospetto, risentimento, disprezzo; ghettizzati dai “naturali”, presi di mira dalla polizia, spesso ridotti ai margini della società. In politica si discute persino su una legge per imporre la rimozione degli arti cibernetici a tutti. Per contrastare l’ondata di odio e discriminazione, i potenziati si sono organizzati in gruppi di attivisti. L’ordine sociale è insomma al collasso, sempre più sull’orlo di una guerra civile globale, e il terrorismo già miete vittime. In questa situazione precaria, politici, corporazioni e organizzazioni criminali fanno a gara ad accaparrarsi profitti e potere.
Adam Jensen, ripescato dalle acque del Mare Artico dopo gli eventi di Human Revolution, è ora un’agente della Task Force 29, una divisione dell’Interpol adibita a combattere il terrorismo stanziata a Praga, città particolarmente popolosa di potenziati. Senza sfociare in spoiler, il nostro protagonista dovrà investigare su un particolare attentato e sulla comparsa di un nuovo gruppo di criminali potenziati che ha fatto saltare un’importante missione dell’Interpol.

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In quanto a qualità narrativa, Mankind Divided forse non riesce nel non semplice compito di tenere testa al precedente capitolo, ma compensa grazie alle sue tematiche. La trama, sebbene fatichi un po’ a ingranare, risulta comunque appassionante nel mostrarci i turpi aspetti della società e di chi la controlla, immergendoci in un mondo dove si susseguono conflitti sociali di ogni genere: ricchi contro poveri, potenziati contro naturali, progressisti a favore dell’avanzamento della tecnologia contro reazionari convinti che sia innaturale e pertanto sbagliata, da condannare e annientare.
Appare chiaro come tra i temi principali del gioco ci sia la xenofobia e il modo in cui diversi individui siano capaci di affrontarla o sfruttarla per i propri scopi. Il che crea un parallelo squisitamente attuale con le tensioni internazionali dei nostri tempi.
In questa danza di contrasti, il gioco ha anche il pregio di farci interrogare sulla nozione di umanità. In più di un’occasione verremo messi nelle condizioni di dover fare dei compromessi e rivalutare concetti come “buono” e “cattivo”, “giusto” e “sbagliato”. Le nostre scelte durante gli ottimi dialoghi influiranno realmente sulla risoluzione delle missioni e l’andamento della storia. Gli sviluppatori hanno predisposto per il giocatore una buona varietà di percorsi e scelte tramite i quali le missioni possono essere completate. Tutto starà alle scelte morali e di gameplay del giocatore, ma anche alla sua capacità di esplorazione. A questo proposito, ancora una volta Eidos Montreal ha creato per il gioco un background dalla concretezza impressionante. Praga è una città viva, piena di luoghi in cui curiosare, storie da scoprire (magari curiosando nei computer altrui) e sotto-missioni da affrontare.

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L’aspetto che lascia un po’ a desiderare riguarda la caratterizzazione dei personaggi e del protagonista stesso. Adam Jensen è un agente che dovrà indagare su altri potenziati, e si trova quindi sulla linea di tiro di tutti: odiato dai piani alti e dai tradizionalisti per i suoi innesti artificiali, ma anche dagli emarginati potenziati che lo vedono come un lacchè del potere. Egli è quindi una sintesi di varie opposizioni ed è invero il protagonista ideale, eppure poche volte riusciamo a sondare il suo personale sviluppo o i suoi stati d’animo. Forse il motivo è da individuare nella scelta degli sviluppatori di renderlo largamente malleabile dalle scelte del giocatore, ma sta di fatto che siamo di fronte a un personaggio dal grande carisma di cui però sentiamo poco la tensione emotiva.

Sta mano po esse fero e po esse piuma

Mankind Divided parte dal sistema di gioco già visto nel predecessore, ovvero un action-RPG prevalentemente in prima persona con possibilità di ingaggiare sparatorie o rimanere nell’ombra. I ragazzi di Eidos Montreal hanno predisposto per il giocatore diversi modi per avanzare attraverso le missioni, ma è evidente che lo stealth continui a godere di un occhio di riguardo; oltre a risultare l’approccio meno pericoloso, c’è da dire che risulta anche il più soddisfacente. Per l’occasione gli sviluppatori hanno ricalibrato i controlli e il sistema di copertura, che ci permette ora di visualizzare delle traiettorie automatiche che potremo spostare e far compiere da Adam tra un ostacolo e l’altro.
Per chi non riesce a fare a meno di somministrare abbondanti dosi di piombo, c’è sempre una vasta scelta di armi tra cui scegliere, che in questo capitolo sono state rese ancora più personalizzabili. Potremo, ad esempio, utilizzare dei proiettili EMP per mettere fuori uso avversari robotici; o ancora, potremo utilizzare dei “Materiali da creazione” per aumentarne le statistiche o creare noi stessi munizioni o potenziamenti.

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A tutto questo vanno aggiunti i nuovi potenziamenti cibernetici di Adam, come la capacità di ricoprire di metallo il nostro corpo o lanciare fasci elettrici ad arco. Le nuove capacità rendono tutto più interessante, ma non potremo abusarne: per non sovraccaricare il sistema cibernetico di Adam potremo tenere attivi solo un certo numero di potenziamenti alla volta, mentre dovremo tenere disattivati gli altri. Questo sistema spinge il giocatore a scegliere in cosa specializzare Adam: potremo renderlo un perfetto hacker, o ricorrere prevalentemente alle capacità di occultamento, o ancora specializzarlo negli scontri a fuoco.
Ancora più che in Human Revolution, si può notare come il gioco offra diversi modi per affrontare le missioni, lasciando a noi la scelta. Da questo punto di vista, l’esplorazione degli ambienti ricopre una grande importanza, sia per farci un’idea del modo ideale per avanzare, o quello più congeniale al nostro stile di gioco, e sia per scovare le miriadi di utili oggetti, munizioni, soldi e quant’altro nascosti in giro.

L’intelligenza artificiale dei nemici, benché sia stata migliorata rispetto al capitolo precedente, continua a lasciare a desiderare. Se è vero che affrontare i nemici a testa bassa sia ancora più difficile, ancora persistono casi in cui passando molto vicini a loro, o trovandoci oltre la loro distanza di visuale massima, questi non riescano a notarci. A volte è possibile rimanere al di là di una porta per non essere scoperti da soldati in stato di allerta.
Se siete affezionati alle adrenaliniche battaglie contro i boss è da considerare che il gioco ne propone pochissime, prediligendo degli scontri tramite dialoghi in occasione dei confronti con i personaggi chiave della storia.

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Da segnalare la presenza di una modalità a sé stante chiamata Breach, che consisterà in una sorta di re-interpretazione a misura di uomo delle sessioni di hacking del gioco principale. In pratica in questa modalità impersoneremo un anonimo “ripper” che dovrà violare gli archivi dati della banca Palisade utilizzando una AI di forma umanoide simile ad Adam, ma con alcune abilità specializzate alle missioni informatiche. Tramite questo alter-ego dovremo addentrarci nei server, estrapolare i dati e uscire prima dello scadere del tempo, il tutto senza farci catturare dai sistemi di sicurezza. Breach è quindi una modalità molto più focalizzata all’azione e al senso di sfida, e sembra fatto apposta per i giocatori che apprezzano più l’azione e le dinamiche arcade piuttosto che le studiate tattiche stealth che il gioco principale predilige. Nonostante sia una modalità secondaria, c’è da dire che offre un’ottima alternativa di gioco, e accresce il valore di longevità del titolo.
Completando le missioni, per chi vuole spolpare il gioco in tutti i suoi aspetti, verremo a conoscenza di alcuni particolari legati alla trama principale.

L’Alba su Praga

Sul piano visivo il passo avanti rispetto a Human Revolution è evidente. Per Mankind Divided Eidos Montreal ha utilizzato il nuovo Dawn Engine, tramite il quale ha costruito un comparto grafico di tutto rispetto, con una gestione di luci e ombre eccezionale e texture di alta qualità.
Persistono comunque alcuni difetti abbastanza evidenti, in particolare il frame rate non sempre ottimale, qualche sporadico bug capace anche di bloccare l’avanzamento, il ragdoll (migliorato dai comici effetti del precedente, ma ancora carente) e il lip sync. Quest’ultimo non risulta solo imperfetto ma, in certe situazioni, può capitare di assistere a dialoghi in cui le battute vengono proferite senza che il personaggio apra o muova la bocca.

Nella direzione artistica Mankind Divided dà il meglio di sé. Gli sviluppatori hanno dedicato alle ambientazioni un level design e una cura dei particolari veramente lodevole, realizzando delle location tanto suggestive quanto varie. Praga ci appare come una città architettonicamente eterogenea, sintesi di edifici classici ed elementi futuristici. L’opprimente Stazione di Útulek palesa dal canto suo l’aspetto più decadente e tipicamente cyberpunk della repressione dei potenziati. Ogni ambientazione è poi “condita” di elementi che ne accrescono il realismo: poliziotti che eseguono controlli, spacciatori che contrattano nei parchi, passanti che chiacchierano dei propri problemi ecc.
Rispetto a Human Evolution, che ci presentava un comparto visivo decisamente futuristico e con colori tendenti al giallo-marrone, questo capitolo tende a uno stile più realistico, il che contribuisce a permetterci un parallelo con la nostra realtà.

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Alla colonna sonora colonna sonora torna Michael McCann affiancato da Sascha Dikiciyan, i quali hanno realizzato per il gioco degli accompagnamenti musicali elettronici ideali per la sua atmosfera cyberpunk.
Buono anche il doppiaggio italiano, ma più che altro per i protagonisti principali, mentre per i personaggi secondari la differenza di qualità si fa sentire.

Evoluzione

Deus Ex: Mankind Divided è decisamente un buon seguito di Human Revolution, e in più di un’occasione appare chiaro come gli sviluppatori abbiano ascoltato i feedback dei fan, riuscendo a migliorarne l’esperienza in quasi tutte le sue caratteristiche. Il gameplay risulta solido e rifinito, realizzato in modo tale da stimolare l’esplorazione e la scelta di diversi approcci del giocatore. Nonostante qualche imperfezione tecnica, non si può che apprezzare l’attenzione ai dettagli e la direzione artistica di quest’opera squisitamente cyberpunk. La sceneggiatura forse non riesce ad arrivare ai livelli del predecessore, ma gli autori hanno caricato la sua ultima creazione di temi affascinanti e attuali difficili da ignorare.
Consigliamo senza riserve Mankind Divided a chiunque abbia apprezzato il capitolo precedente. E non vediamo l’ora di scoprire cosa succederà nel prossimo capitolo targato Eidos Montreal.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve