Immaginate un videogioco basato sul gameplay e la struttura di Slay the Spire e lo stile grafico e le atmosfere di Darkest Dungeon. È infatti su questi due titoli che la mia mente è volata giocando Deck of Ashes, opera prima dello studio russo AYGAMES. Ed è forse per questo che mi sono subito sentito a casa ed in grado di apprezzarlo sotto diversi punti di vista.
In uscita il 9 giugno su Steam dopo un lungo periodo di early access, Deck of Ashes si è dimostrata essere un’opera valida e solida.
Scopriamo quindi insieme gli aspetti positivi e negativi del gioco, partendo dal contesto narrativo.

Recensione - Deck of Ashes - Camp

Un mondo maledetto dalla cenere

In Deck of Ashes, la narrazione ricopre un ruolo fondamentale per contestualizzare il gameplay. Ci troviamo in una realtà stravolta dalla Ash Curse, una maledizione scatenata dalla rottura dell’Ash Box, un antico manufatto custodito nella Valley of Death dalla Morte in persone, Lady Death. A causa dell’involontaria distruzione di questa preziosa reliquia per mano degli Outcasts, gruppo di emarginati datisi al vagabondaggio ed alla violenza, l’intero mondo di gioco è stato investito da una cenere corrosiva che ha donato ai nostri protagonistidelle abilità speciali, richidendo però in cambio dei “piccoli” sacrifici non proprio consensuali…

Recensione - Deck of Ashes 1

Gli Outcasts che potremo controllare, ognuno con un suo stile di gioco ed un suo mazzo di carte specifico, saranno 3: Lucia, una sacerdotessa del fuoco specializzata nei dunni burst, costretta dalla maledizione a sopportare il dolore perenne causato dalle sue abilità; Sly, un assassino perseguitato dalle voci delle sue vittime che fa dei danni passivi la sua arma fatale; Buck, lo stereotipo del tank grosso e “gentile”, che esprime le proprie abilità tramite carte difensive e strategiche. È poi in programma l’arrivo di Magnus, il narratore del prologo nonché causa scatenante della catastrofe appena illustrata: fu infatti lui a far involontariamente (?) cadere l’Ash Box, causandone la distruzione. L’obiettivo comune degli Outcasts è quindi quello di ritornare da Lady Death in maniera indipendente grazie all’aiuto disinteressato (?) del misterioso Ash Master, in modo da porre fine alle proprie sofferenze, rimediando agli errori del passato.

Organizzare, esplorare, combattere

Passando al gameplay, appare immediatamente evidente quanto Deck of Ashes attinga a meccaniche già viste in altri titoli appartenenti al genere, personalizzandole ed adattandole al proprio contesto. Gli archetipi delle “classi” disponibili non brillano per originalità, ma rendono l’accesso al gioco, di per sé abbastanza ostico per un novellino, semplice ed intuitivo. L’avanzamento della campagna si basa su 3 fasi principali: la gestione delle proprie risorse e del proprio mazzo di gioco nel campo base, l’esploorazione della mappa circostante in preparazione dell’arrivo del guardiano dell’area ed, appunto, il combattimento finale. A questo punto bisogna però introdurre una delle meccaniche fondamentali del gioco, da cui deriva il titolo stesso: il “deck of ashes” è infatti il mazzo degli scarti, una sorta di “cimitero perenne” in un cui va a finire ogni carta giocata. Se si ha intenzione di riportare quella determinata carta nel mazzo principale, bisogna utilizzare la cenere; attenzione però, perché la cenere è necessaria anche per curarsi tra uno scontro e l’altro! Bisognerà quindi effettuare delle scelte che risulteranno poi essere fondamentali per l’esito della partita. Per quel che riguarda invece la mappa di gioco, i combattimenti vengono alternati alla scoperta di scrigni, imprevisti, teletrasporti e dungeon.

Recensione - Deck of Ashes 3

I livelli di difficoltà selezionabili sono 3: Wanderer, consigliata ai neofiti, in cui la morte non risulta essere definitiva; Adventurer, in cui la morte può essere evitata utilizzando il Rituale della Resurrezione; Martyr, dedicato agli amanti delle sfide, in quanto la sconfitta in combattimento non porterà ad altro se non al game over.
Inoltre, la campagna può essere affrontata anche in modalità Draft, in cui saremo noi a comporre il mazzo iniziale scegliendo casualmente 10 carte dalla nostra collezione. Esistono infine le Badlands, una sorta di campagna arcade in cui la componente roguelike del titolo fa da protagonista.

Una piacevole avventura

Se dal punto di vista delle meccaniche e dello stile Deck of Ashes potrebbe risultare poco originale, sul versante tecnico il discorso cambia. Le animazioni sono infatti veloci e fluide, così come gli effetti sonori. I modelli dei nostri Outcasts e dei nemici sono ben dettagliati ed accompagnati da degli scenari vari e d’atmosfera. L’unico aspetto migliorabile è la colonna sonora, che si limita a fare il compitino d’accompagnamento, mentre il doppiaggio (dovrete giocare il titolo in inglese: purtroppo l’italiano non è disponibile) si è rivelato invece essere sorprendentemente ben fatto e coinvolgente.

Recensione - Deck of Ashes 4

Provare o non provare?

Nonostante la mia modesta esperienza nel contesto dei giochi di carte single player, devo ammettere di essere rimasto soddisfatto dall’operato di AYGAMES.
Il valore del titolo, considerato il rapporto qualità/prezzo, è molto alto e bisogna anche tenere conto del supporto che riceverà e della già soddisfacente longevità. La sfida è impegnativa ma, a patto di avere un po’ di pazienza, il divertimento è assicurato. Certo, i fan accaniti del genere rischiano di non trovarsi davanti nulla di veramente nuovo; al contrario, i curiosi potranno vivere, ad un prezzo modestissimo, un’esperienza interessante approcciandosi alla realtà dei deckbuilding roguelike.

*Abbiamo giocato Deck of Ashes grazie ad un codice fornitoci dagli sviluppatori.

8

Recensione Breve

Deck of Ashes offre la possibilità di approcciarsi al genere dei giochi di carte single player, o di approfondirlo, ad un prezzo più che accessibile e lo fa senza offrire nulla di davvero rivoluzionario, ma con competenza e solidità. Se siete fan accaniti dei deckbuilding roguelike, il titolo di AYGAMES potrebbe non appassionarvi, nonostante l’importante componente narrativa; se invece vi farete avvolgere dalla Maledizione della Cenere, approfondendo il gioco ed avendo la pazienza di arrivare nelle fasi più avanzate, dove tutto diventa più vario e complesso, rimarrete soddisfatti dalle parecchie ore passate con gli Outcasts, anche grazie ad un valido comparto tecnico.