Mafia, nell’essenza primordiale della sua prima incarnazione videoludica, è stato un gioco meraviglioso, un gioco con la G maiuscola, in grado di attingere a piene mani da produzioni cinematografiche narranti la storia della mafia italo-americana, Il Padrino su tutte, e di realizzare una storia bellissima accompagnata da un gameplay divertente. Un prodotto, insomma, in grado di lasciare un profondo solco affettivo nei cuori di tutti quei videogiocatori che a suo tempo ebbero la fortuna di giocarlo.

L’annuncio di Mafia II creò una serie di aspettative, purtroppo ampiamente disilluse, attorno al titolo. In molti si lamentarono dell’utilizzo di un marchio storico per realizzare un gioco che dell’essenza di “Mafia” aveva ben poco. Bhe, se Mafia II non troppo ricordava il suo predecessore, con Mafia III ci sarebbe da chiedersi quanto un gioco del genere abbia a che fare con un simile marchio.

Le scelte di 2K, che ha deciso di affidare lo sviluppo del gioco a uno studio emergente come Hangar 13 e collocare la nuova storia in un arco temporale differente da quelli visti in passato, possono essere però valutate come la volontà di “staccarsi” da quella pietra miliare irraggiungibile che fu il primo Mafia, anche per evitare di non rimanere nuovamente schiacciati sotto il suo peso come accaduto con il secondo capitolo.

Non fraintendete però, non significa che il gioco non abbia in sé un valore intrinseco, ma, se rapportato al primo capitolo si nota una differenza di toni e atmosfere che nessun legame creano tra i due titoli. Realizzare qualcosa di nuovo, con un nuovo nome, forse sarebbe stato più decoroso per la memoria del primo episodio della serie, ma spesso, si sa, un “nome” fa tanto in termini di vendite.

BENTORNATO A CASA

Nel nuovo gioco 2K vestiremo i panni di Lincoln Clay, appena tornato in quella che considera “casa” dopo aver combattuto la guerra in Vietnam. Il quartiere della cittadina di New Bordeaux (una versione virtuale della reale New Orleans) nel quale è cresciuto e le persone a lui care sono in difficoltà e il buon Lincoln cerca di fare ciò che può per rimettere le cose a posto.

La storia del gioco viene proposta senza nessun tipo di censura o acconciatura “buonista”, raccontando, videoludicamente parlando, la realtà che le popolazioni di colore si trovarono a vivere sul finire degli anni 60 nelle cittadine statunitensi e fungendo da forte denuncia contro il razzismo, problema ancora attuale, raccontato in maniera nuda e cruda.

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Questo, a grandissime linee, è l’incipit del titolo che, nelle prime fasi del gioco, ci porterà ad assistere a sbalzi temporali tra presente e passato, tra personaggi a noi ancora sconosciuti che raccontano la nostra storia e alcune fasi di gameplay che serviranno a farci prendere confidenza con le varie meccaniche di gioco. Un tutorial narrato, a dire il vero nemmeno brevissimo, nel quale guideremo inseguiti dalla polizia, spareremo e faremo a pugni; un breve assaggio di ciò che il gioco ci offrirà di lì in avanti diciamo.

Dopo i primi frangenti di gioco, per lo più abbastanza guidati e con possibilità di scelta delle cose da fare praticamente nulla, ci ritroveremo al punto di svolta della storia, un po’ il vero inizio del gioco, del quale ovviamente non vi sveliamo nulla.

MAFIA… PERCHÉ?

Come già detto in apertura di recensione si può essere scettici sull’associazione di questo titolo al marchio “Mafia”, ma non sulla sua validità. Il gioco è il classico sandbox con una mappa abbastanza estesa, più larga di quella di Fallout 4 e poco meno vasta di quella di Red Dead Redemption. I problemi vengono a galla quando però ci troviamo a confrontare il tasso di esplorabilità degli ambienti di gioco con quello del titolo Bethesda. In Mafia III la possibilità è praticamente minima, fatta eccezione per alcuni luoghi di interesse prestabiliti, con una città che sarà rappresentata da tanti palazzi nei quali vi sarà spesso impossibile entrare.

La meccanica di prosecuzione del gioco nelle prime fasi si sviluppa in maniera piuttosto classica: vai in una zona, trova il cattivo di turno, mini-missioni per stanarlo, missione primaria per eliminarlo. A ciò si aggiunge la possibilità di piazzare le cimici su specifici quadri elettrici della zona per avere informazioni su tutto quanto ci circonda, da punti di interesse a collezionabili. Tutto bello, tutto vario, tutto visto.

Per quanto riguardo le missioni, la varietà che verrà garantita nelle prime ore di gioco, accompagnata da trama e narrazione esemplare, andrà via via spegnendosi con il progredire della vostra avventura. A smorzare parzialmente l’eventuale ripetitività c’è, però, la possibilità di scelta dell’approccio. Starà a voi, in virtù delle vostre valutazioni, o semplicemente del vostro umore, scegliere se sia il caso di muoversi nell’ombra e affidarsi alle vostre abilità stealth per eliminare silenziosamente i nemici fino al raggiungimento del vostro obiettivo, o magari entrare ad armi spianate e farvi largo tra i nemici (tra i quali vi invitiamo a far secchi subito le sentinelle che correranno immediatamente a chiamare rinforzi) come un novello Rambo a suon di piombo.

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Purtroppo, sebbene l’approccio stealth può servire a rendere vario il modo di affrontare le missioni, ha la bruttissima controindicazione di mettere in evidenza una intelligenza artificiale tutta da rivedere. Vi basterà infatti attirare un nemico dietro un angolo con un fischio per eliminarlo e proseguire. Ci può anche stare (forse), non fosse che, se ci sono due nemici vicini, mentre assisterete all’animazione di Lincoln che ne elimina uno, l’altro piuttosto che scappare lontano, chiamare rinforzi o, magari, scaricarvi addosso un intero caricatore, rimarrà lì a fianco il più delle volte in attesa del suo turno. Non proprio il massimo dell’acume.

COMPARTO TECNICO

La versione che abbiamo provato è quella per console PS4 che, pare, sia graficamente la meglio realizzata. Il punto è che, nonostante tra le tre disponibili (PS4, PC e Xbox One) sia la migliore, la grafica del gioco si assesta su uno standard non elevatissimo. Non è brutta, parliamoci chiaro, ma diciamo che poteva essere lecito attendersi di più da un titolo di questo calibro. C’è da segnalare anche qualche bug relativo ad alcuni movimenti dei personaggi in gioco, soprattutto quelli dei cadaveri che spesso rimangono immobili in posizioni quantomeno dubbie. La mancanza di vita per le strade, in una cittadina che dovrebbe essere una New Orleans videoludica, è un elemento che spezza grandemente l’atmosfera del gioco in una città che, seppur varia e con località ben realizzate, sarebbe potuta essere molto, molto, migliore.

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A tenere a galla la valutazione del comparto tecnico c’è però la parte audio dello stesso, con una colonna sonora da 10 e lode, comprendente tantissimi brani “del tempo” appartenenti ai maggiori esponenti della musica del periodo storico nel quale il gioco è ambientato, che perfettamente riescono a creare una bell’atmosfera nel gioco e sono piacevolissimi da ascoltare sia nelle fasi di intermezzo che durante le corse in macchina. Da lodare anche il doppiaggio, ottimamente realizzato e totalmente in lingua italiana che rende credibili e veritieri i dialoghi nelle scene di intermezzo, grazie anche alla grande espressività dei volti dei protagonisti del gioco.

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CONCLUSIONI

A conti fatti, tocca dirlo chiaramente, Mafia III è un titolo che non regge il confronto con il nome che porta. Chiarito questo c’è comunque da lodare il buon lavoro fatto da uno studio, lo ricordiamo, emergente come Hangar 13 in termini di storia e ambientazione. Il gameplay rispecchia quanto ci si potesse aspettare e la trama si mantiene su buoni livelli. Se da un lato ad affossare il titolo troviamo la componente grafica che poteva, e doveva, essere migliore, dall’altro a tenerlo a galla c’è un comparto audio meraviglioso per musiche e doppiaggio.

Il gioco è un sandbox piacevole da giocare e che racconta, tra le altre cose, un tema inedito per il mondo videoludico come quello del razzismo. Un’esperienza di gioco consigliata.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve

Utilizzando uno stile discorsivo, segui la seguente scaletta:

1. Motiva perché hai scelto quella valutazione e se vale il suo prezzo attuale
/ Se la valutazione è “Ni”, specifica a quale categoria ti riferisci

2. Principali punti di forza

3. Principali punti a sfavore

4. Ci giocherai ancora tra 6 mesi?

5. Un tuo personalissimo commento