NieR: Automata è il nuovo lavoro di Yoko Taro e Platinum Games, uscito su PlayStation 4 e PC. Per gli amanti del genere, il nome di Taro non suonerà come anonimo, vista l’originalità dei suoi lavori al limite tra la poesia e la pura azione. Dopo averlo giocato in tutti i suoi finali, è davvero difficile riuscire a parlare di Automata con esaustività. Innanzitutto per via dell’enorme backstory che unisce due saghe videoludiche, ma soprattutto per la complessità narrativa del gioco in generale.

La nuova creazione di Taro stupisce, e non poco, ma è ancora lontana dall’essere definita un capolavoro per via di una serie di motivazioni. Da un lato abbiamo delle scelte di game design mostruosamente geniali, dall’altro evidenti problemi che inficiano sull’esperienza generale. Un dualismo che è linea con l’intera trama del gioco e che cercheremo di comunicare nelle righe che seguiranno. Come bisogna trattare NieR: Automata? L’anima di Yoko Taro riesce a nascondere i lati negativi del gioco? La risposta ci può giungere solamente dopo un’attenta disamina del prodotto.

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In un mondo non più umano

Il background di NieR: Automata è molto complesso ed inizia dal primo Drakengard. Quello che ci serve sapere, è che l’umanità venne quasi estinta attraverso due calamità: una malattia incurabile, che rendeva le persone schiave di un Dio o statue di sale, e un’invasione aliena. Mentre la prima riuscì a vedere un barlume di speranza nel Progetto Gestalt, la seconda distrusse completamente la vita umana creando un mondo pieno di bio-macchine.

In NieR: Automata, viene spiegato che gli ultimi umani vengono mandati sulla Luna mentre il Progetto YoRHa cerca di riconquistare il mondo perduto da una stazione spaziale. Quest’ultimo consiste nel dispiegare ingenti legioni di androidi umanoidi al fine di estinguere per sempre le bio-macchine, che nel frattempo hanno popolato la terra come una sorta di nuova razza. Il giocatore seguirà la storia di 2B e 9S: due unità dispiegate in un settore imprecisato per aiutare la resistenza e affrontare delle nuove, spaventose, minacce.

Questo riassunto è ovviamente manchevole di tutto ciò che la trama del gioco comporta. La lunghezza delle vicende è ben nascosta, ma possiamo darvene un’idea dicendovi che ci sono ben 5 finali principali (in totale sono 26, ma non sono vere e proprie conclusioni): A e B sono ambientati all’interno della prima metà della storia completa, mentre C – D ed E sanciscono la fine del gioco e sono le conclusioni della seconda parte di NieR: Automata. Questo schema non è nuovo per i giochi di Taro, i quali hanno sempre avuto una disposizione piuttosto particolare, quasi quanto la trama stessa.

La narrazione del titolo è una delle migliori degli ultimi anni. Non potendo scendere nei dettagli per via dei pesanti spoiler dovuti ai moltissimi colpi di scena, non renderemo pienamente giustizia alla genialità della sceneggiatura messa in atto. Tuttavia, possiamo parlarne in maniera generale concentrandoci sui temi e sulle caratteristiche del racconto in questione. NieR: Automata è un gioco molto poetico e riflessivo, che immette all’interno di un action frenetico tematiche come l’identità, la definizione di coscienza, l’emozioni e ciò che vuol dire “essere umani”. La particolarità di questo approccio risiede soprattutto nel fatto che saranno proprio i nemici, che saremo chiamati a sterminare, a darci gli input delle riflessioni, facendoci pensare su ciò che stiamo facendo senza però fornirci una risposta certa. Molte volte, sembreranno perfino più “uomini” di noi che stiamo difendendo l’umanità.

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La ricerca dei perché, delle cause prime, sarà uno dei percorsi principali di un personaggio specifico. Di volta in volta, cambieremo prospettiva sugli eventi che abbiamo vissuto, arrivando sempre più vicini alla verità ma senza mai riuscire ad afferrarla. Questo perché il giocatore verrà coinvolto personalmente all’interno del gioco in maniera magistrale, attraverso tecniche meta-narrative che fondono la realtà con la finzione. L’esempio più evidente e geniale di questa tecnica risiede nel finale E. Quest’ultimo (senza esagerazione) è forse uno dei momenti più storici del panorama narrativo videoludico, per tutta una serie di scelte/conseguenze che il giocatore, nei suoi stessi panni, dovrà compiere.

Tale particolare approccio, quasi metafisico, è presente in tutta l’opera di NieR:Automata. I discorsi spesso saranno poetici o filosofici, mirando più in alto del semplice “raccontare qualcosa”. Attraverso numerosi riferimenti simbolici e metaforici, Taro nasconde dietro le vicende crude e “guerreggianti” una lotta spirituale che è velatamente presentata sotto il naso del giocatore.  Ciò verrà reso evidente solamente nelle fasi finali del gioco, mentre in precedenza sarà messo come indizi sparsi e sconnessi.

I personaggi vedono dunque una crescita da semplice strumento a qualcosa di molto di più, ma nessuno di essi risulta essere più importante dell’altro. L’intero cast può essere paragonato ad un’orchestra che all’unisono realizza la melodia della narrazione, guidata dalla bacchetta crudele quanto salvifica di Yoko Taro. Non sono i loro sforzi a cambiare il mondo ma quelli del destino, che è letteralmente personificato dai giocatori. Come è dunque evidente, la trama del gioco è piuttosto profonda ed originale, in grado di regalare emozioni uniche. La creatività di Yoko Taro rimane indiscussa, permettendogli di realizzare un misto tra poesia, distopia, azione ed “amore” nel suo significato più alto.

Fatti per distruggere

Il gameplay di NieR: Automata è basato sull’azione pura e frenetica. Controllando il vostro personaggio, dovrete aggirarvi in un piccolo open-world svolgendo missioni ed uccidendo le biomacchine che incontrerete.

Essendo androidi da combattimento, avrete un vasto arsenale a vostra disposizione. Potrete portare con voi due armi da scontro ravvicinato alla volta, mentre la lotta a distanza è lasciata al vostro Pod: un simpatico robottino che segue tutte le unità fornendo supporto, indicazioni e comunicazioni. Ogni elemento del vostro personaggio, perfino l’HUD, sarà personalizzabile nella schermata Chip, la quale vi permette di assegnare dei potenziamenti e di gestire le funzioni base in uno spazio limitato dalla capacita di storage. Proprio come se foste un computer con una memoria vera e propria. Questo è solo uno dei meccanismi da RPG che compongono il gioco, altri esempi sono il potenziamento delle armi, i diversi oggetti utilizzabili, etc. In tal senso, il titolo riesce a bilanciare bene gli elementi delle statistiche dando un buon feedback nel combattimento.

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Nel combattimento, attaccherete attraverso due pulsanti corrispondenti ad “attacco leggere” ed “attacco pesante”, creando diverse combo a seconda degli input e del ritmo. NieR:Automata vi offrirà una varietà di mosse enorme e spettacolare, considerando che variano di personaggio in personaggio. Ognuno di essi avrà inoltre un’abilità speciale che li distinguerà, come la capacità di hackerare il nemico. Grazie a queste meccaniche, il gioco non annoierà mai e risulterà sempre divertente, scenografico e soddisfacente.

I nemici saranno molteplici e anche piuttosto forti da affrontare, perfino a difficoltà normale. Sebbene le vostre contromisure con la schivata siano eccezionali (sempre che si disponga del timing giusto) abbassare la guardia potrebbe portare a grossi guai. I vostri avversari avranno spesso design e pattern differenti, dando l’impressione di star affrontando sempre un nemico diverso. Naturalmente le battaglie migliori sono quelle contro i Boss. Quest’ultime sono davvero spettacolari ed ardue, in grado di mettere alla prova anche il più bravo dei giocatori grazie ai pattern in continuo cambiamento. Oltre alla loro difficoltà, le Boss Battle sono ottimamente contestualizzate ed originali, tanto da essere uno dei pilastri che sorreggono il gameplay in molte maniere, perfino nel lato tecnico.

La seconda forte componente del titolo è il noto “Bullet Hell”: la meccanica tanto cara ai giapponesi dove si deve schivare una pioggia di proiettili su schermo. In NieR: Automata sarà costantemente presente, sia negli scontri normali che in intere sezioni dedicate ad esso, come i combattimenti negli Aereoscheletri o l’hacking. Tale approccio può essere frustrante per un giocatore occidentale, in quanto è difficile vedere sul nostro mercato titoli del genere, a differenza della patria nipponica. Ciò è percepibile soprattutto nella manomissione, che a volte può davvero essere una spina nel fianco. In questo senso, la meccanica va ad intaccare lo splendido game design con alcune sezioni al limite del paradossale, adatte forse ai vecchi giocatori di Tohou, ma non al pubblico generale.

Anche in questo comparto però, vediamo diverse tecniche che sfruttano il gameplay per approfondire la narrazione, dando rilevanza a momenti cruciali della storia. Per il resto, l’esperienza di NieR:Automata è soddisfacente, impegnativa, varia e divertente.

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Infine, come non citare la componente multiplayer? La morte nel gioco è molto relativa, semplicemente dovrete recuperare il vostro corpo tornando nella posizione in cui siete morti. Ciò si fonde con l’online, sarà infatti possibile trovare i corpi degli altri giocatori e poterli: recuperare, in modo da ottenere dei buff, oppure riparare facendoli combattere al vostro fianco per un breve tempo. La connessione a internet nasconderà altre importanti chicche, delle quali vi lasceremo il piacere della scoperta in quanto spoiler ai fini della trama.

L’aspetto di un androide

Venendo al lato tecnico, c’è molto di cui discutere. Iniziamo con la direzione artistica, la quale è sicuramente uno degli aspetti più chiacchierati. 2B, come anche altri, hanno un evidente lato dedicato al fanservice. Sebbene questa affermazione sia vera, il gioco fa in modo di rendere la cosa nascosta ed accessibile solo attraverso particolari angolazioni della camera o interazioni (come far esplodere gli androidi per togliergli i vestiti). Ciò rende la natura “sexy” del cast piuttosto apparente. C’è da specificare, inoltre, che non è solo il lato femminile ad essere reso in maniera provocante, ci sono infatti moltissimi maschietti completamenti nudi all’interno del gioco, perciò qualsiasi altra critica in tal riguardo è del tutto sterile.

Tolto il punto del fanservice, la creatività del team di sviluppo è evidente e si percepisce sia nelle biomacchine che negli ambienti. Quest’ultimi tuttavia possono apparire decisamente spogli, tranne forse la foresta e la città bianca. Un luogo così aperto come la mappa di NieR: Automata avrebbe avuto bisogno di più cura, invece sembra essere stato lasciato piuttosto privo di dettagli significanti per la maggior parte delle sue sezioni. Le colorazioni sono grigie, spente e monotone, mentre in alcune situazioni abbiamo delle eccellenti idee artistiche che riescono a nascondere la bassa qualità degli scenari. Nel gioco, è un continuo scontrarsi tra originali idee ben approfondite (come il Luna Park), con altre quasi del tutto superficiali e prive d’ispirazione.

Il motore grafico fa il suo dovere, soprattutto negli effetti particellari e delle battaglie, ma in linea generale non si ha di fronte una qualità così elevata. Ciò a ragione dei costanti cali di framerate su PlayStation 4 liscia, sulla quale abbiamo recensito la copia promozionale. Tale problema sembra affliggere anche la versione PC, maggiormente in alcune specifiche fasi di gioco dove gli elementi su schermo sono davvero tanti. Inoltre, ad eccezione del cast principale, gli altri personaggi sembrano lasciati al caso e renderizzati con il minimo indispensabile. Le scene in CGI invece sono di una qualità eccezionale, rendendole la punta di diamante dell’esperienza estetica.

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Il vero protagonista della disamina tecnica è decisamente il sonoro. Le composizioni fatte per NieR: Automata sono alcune delle migliori mai effettuate. Oltre ad essere bellissime e contestualizzate con gli eventi del gioco, sono tutte legate insieme senza un’apparente interruzione. Cambiando area, vi accorgerete di come piano piano il brano precedente si trasformi nel brano successivo senza alcun cambio netto. Tale tecnica vede il suo culmine nel finale E, che possiede una delle migliori OST mai realizzate grazie all’utilizzo accoppiato col gameplay e gli avvenimenti di trama. Solo per dare un’idea di quanto lavoro ci sia dietro, la canzone citata ha dei cori che sono cantati dall’intero team di sviluppo, Yoko Taro compreso. Difficilmente l’industria videoludica potrà realizzare brani di uguale impatto.

Venendo ai controlli e ai menù, quest’ultimi sono abbastanza semplici ed intuitivi. L’HUD è personalizzabile in ogni suo elemento e non è per niente invasiva, tuttavia la mappa è decisamente una delle più scomode esistenti. Nonostante il gioco ti dica che è così perché i pochi satelliti rimasti non riescono ad avere immagini nitide,sarebbe stato comunque necessario renderla più precisa per la natura open world del titolo. Venendo agli extra, dopo aver raggiunto il terzo finale sarà possibile selezionare il capitolo della storia che si vuole giocare e poter letteralmente comprare i trofei all’accampamento della resistenza. Naturalmente non è obbligatorio, ma se qualche obiettivo sembra ostico, c’è una soluzione anche per quello!

Conclusione e commento dell’autore

NieR:Automata di Platinum Games è un’esperienza unica sotto molti livelli. Sebbene il gameplay sia classico, la narrativa profonda e riflessiva rende la trama di gioco interessante ed accattivante. I personaggi sono gradevoli e ben studiati, coesi in un’unico filone che passa dal poetico al distopico senza troppi sforzi. In un contesto pieno di tematiche elevate come l’anima, l’umanità e l’identità, il giocatore assumerà un ruolo in prima persona al fine di definire il fato della Terra, che egli stesso ha visto dispiegarsi con tragicità di fronte ai propri occhi. Nonostante sia un buonissimo prodotto originale, molti difetti ne minano la godibilità: un framerate ballerino, un mondo con tante aree grige e spoglie, meccaniche da bullet hell troppo incisive, ostacoli all’acquisizione di esperienza, etc. Ma al contempo abbiamo tante cose da apprezzare che elevano NieR: Automata al di sopra della media, come la colonna sonora o l’eccellente gameplay frenetico.

Il segreto sta tutto nel trovare il giusto equilibrio, perciò riteniamo che il suddetto titolo sia un’esperienza unica e rara nel panorama videoludico, purtroppo non in grado di raggiungere l’eccellenza generale per una serie di problematiche evidenziate nel testo. Tuttavia, quanto è importante raggiungere il top della realizzazione quando ciò che lascia questo gioco è qualcosa di enormemente significativo ed originale? Ancora una volta, l’arte di Yoko Taro sorprende e delizia elevandosi sopra il semplice videogioco, creando una vera e propria sinfonia poetica che si trasmette al giocatore attraverso lo schermo.

Personalmente paragonerei la trama di NieR:Automata ad Evangelion. Gli elementi “essenziali” ci sono un po’ tutti: lo svelamento di una realtà diversa da quella che si pensava, il difficile rapporto con il nemico, lo sfruttamento, l’identità, la filosofia, cosa significa essere umani, e tanti altri temi che si ritrovano nell’opera di Taro. Sebbene ci siano dei difetti evidenti, mi sento di dire che questo gioco forse è uno dei migliori che abbia mai giocato, a livello di ciò che riesce a trasmettere. Tuttavia bisogna rimanere oggettivi quando si scrive una recensione e certe mancanze vanno necessariamente evidenziate, al fine di fornire una valutazione corretta del prodotto. Alla fine, ognuno deve pesare quanto i difetti di un gioco posso minare la godibilità di esso a seconda dei propri gusti. Infine, voglio assicurare tutti quelli che hanno passato il finale E e che stanno leggendo questa recensione: ho perso tutti i dati di gioco. Chi conosce, capirà!

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve