In parte mi sbagliavo su di te

Mentre i miei pensieri mi portano lontano dal maledetto gracchiare dei corvi che ho attorno, il trillo del CODEC mi riporta alla realtà:

“Snake, notizie su Naomi Hunter…”

Aspettavo questo aggiornamento da parte di Miller, spero solo la questione non sia troppo grave a tal punto da mettere a repentaglio la missione. Ci spostiamo, come da sua richiesta, su di una trasmissione non controllata.

“Mi spiace, ma non voglio che il Colonnello senta.”

“Che succede, allora?”

“Io ho un buon amico al Pentagono… Questa notizia viene direttamente da lui: sembra che la DIA abbia sviluppato di recente un nuovo tipo di arma killer. Snake, hai mai sentito parlare di qualcosa chiamato FoxDie?”

Le domande di Miller mi spiazzano, soprattutto perché non capisco cosa tutto ciò possa avere a che fare con la dottoressa Naomi Hunter. Ho sentito parlare del FoxDie solo poco fa, da Liquid e non ho idea di cosa possa essere. Rimango quindi in attesa che sia Master Miller a fornirmi delucidazioni sull’argomento.

“È una specie di virus che colpisce singoli individui. Non conosco tutti i dettagli, ma le cause della morte del presidente della ArmsTech e di Decoy Octopus sono troppo simili, calcolando che FoxDie uccide le vittime simulando un attacco cardiaco.”

“Sta cercando di dirmi che dietro tutto questo c’era Naomi?”

“Snake, cerca di ricordare. Naomi ti aveva fatto qualche tipo di iniezione?”

“I nanoidi!”

“Lei era nella migliore posizione per fare una cosa simile, ma non ne conosco il movente.”

Colmo di rabbia contatto immediatamente Campbell per avere degli aggiornamenti sull’interrogatorio di Naomi da parte sua.

“Colonnello, che novità ci sono su Naomi?”

“L’ho appena arrestata. Stava mandando messaggi in codice alla base in Alaska. Non volevo crederci, ma pare proprio che stia lavorando con i terroristi.”

Chiudo la conversazione via CODEC col colonnello Campbell e Master Miller e cerco di tornare a concentrarmi, per quanto adesso possibile visto che il pensiero di essere il portatore del FoxDie mi tormenta, sulla mia dannata missione.

Scendo giù dal montacarichi non appena arrivato a destinazione e m dirigo diretto ali locali dell’altoforno, con l’intento di far riscaldare la scheda PAL che ho con me e mettere fine alla minaccia dei terroristi inserendola nell’ultimo laptop.

Quando finalmente la scheda PAL ha raggiunto la temperatura necessaria cerco di tornare il più in fretta possibile all’hangar del METAL GEAR, quando inaspettatamente, mentre sono nuovamente sul montacarichi, tornando sui passi appena percorsi, ricevo una chiamata CODEC niente meno che dalla dottoressa Naomi Hunter in persona.

“Snake, mi senti? Sono Naomi. Ora Campbell e gli altri sono occupati. Sto usando un altro CODEC.”

“Naomi, è vero ciò che dice il Colonnello?”

“Sì, ma non tutto ciò che ho detto io è falso.”

“Chi sei allora?”

“Non lo so neppure io. Non so il mio vero nome; non so che faccia avessero i miei genitori. Tutte le mie identità sono state comprate o acquisite. Ma la spiegazione che ti ho dato per il mio interesse verso la genetica è vera.”

“Perché Vuoi conoscere te stessa, eh?”

“Non so da dove vengo, quanti anni ho, di che razza sono. Non so niente. Sono stata trovato in Rhodesia negli anni 80, ero solo una piccola orfana sporca.”

“Rhodesia? Quella che ora si chiama Zimbabwe?”

“Sì. La Rhodesia fino al 1965 apparteneva all’Inghilterra e vi erano molti braccianti indiani. Forse è da loro che ho preso il colore della mia pelle, ma non sono sicura neppure di questo…”

“Naomi, sei troppo preoccupata per il tuo passato. Non sai abbastanza per capire chi sei, ora?”

“Capire chi sono ora? E perché mai? Nessuno cerca mai di capirmi. Sono stata sola così a lungo, fino a quando non ho incontrato il mio fratello maggiore… E lui.”

“Il tuo fratello maggiore?”

greyfox

“Sì, Frank Jaeger. Era un giovane soldato quando mi raccolse vicino allo Zambesi. Ero mezza morta di fame e lui divise con me le sue razioni. Sì, Frank Jaeger, l’uomo che tu hai distrutto, era mio fratello e la mia sola famiglia. Siamo sopravvissuti assieme all’inferno, Frank e io. Lui mi aveva protetto, era il mio solo legame… L’unico collegamento che avevo con il passato.”

“E lui ti ha riportata in America?”

“No. Quando lui arrivo mi trovavo in Mozambico.”

“Lui chi? Big Boss?”

“Certo. Lui ci portò in questa terra di libertà, in questa America. Ma poi lui e mio fratello tornarono in Africa per continuare la guerra… E fu allora che successe il fatto… Tu uccidesti il mio benefattore e rimandasti mio fratello a casa ridotto a un povero mutilato. Io giurai vendetta ed entrai nella FOXHOUND. Sapevo che così avrei avuto le migliori possibilità di incontrarti, e ho pregato tanto perché questo incontro avvenisse.”

“E le tue preghiere sono state esaudite.”

“Ci sono voluti due lunghi anni.”

“Per uccidermi? Ti importava solo di questo?”

“Certo. Due anni. Tu eri l’unica cosa alla quale ho pensato per tutto questo tempo. Eri come una specie di ossessione”

“Mi odi ancora?”

“Non esattamente. In parte mi sbagliavo su di te.”

Naomi

Non capisco bene a cosa Naomi possa riferirsi, ma la conversazione continua e visto che è in vena di confessioni le chiedo chiarimenti riguardo Gray Fox e la dottoressa Clark, la responsabile dietro la trasformazione del mio amico Frank in un folle cyborg con esoscheletro. Naomi mi conferma di non essere la responsabile diretta dell’omicidio, ma di aver aiutato Gray Fox a farlo, una volta recuperate le funzioni motorie. Quando però le chiedo se Gray Fox è qui per uccidermi, la sua risposta mi sorprende, secondo lei Frank è qui solo per “combattere con me”.

A dire il vero i discorsi fatti nel nostro scontro sembrano darle ragione, come se Gray Fox volesse assaporare ancora una volta il clima della battaglia, come quando anni prima ci siamo scontrati a mani nude su di un campo minato.
La voglia di scontrarsi per un’ultima volta con me secondo Naomi è l’unica cosa che lo tenga in vita…

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