Dopo anni di attesa e dopo il discusso spin-off Battlefield Hardline, Electronic Arts e DICE sono tornati sul campo di battaglia proponendo un nuovo capitolo del suo celebre sparatutto: Battlefield 1.

Tralasciando il fatto che si sarebbe dovuto chiamare Battlefield 5 (essendo il seguito del quarto episodio), questo capitolo è tutto dedicato alla prima guerra mondiale, scenario che inspiegabilmente non è stato molto trattato dal mondo videoludico.

La recensione si basa sulla copia digitale di Battlefield 1 per PlayStation 4 comprensiva di tutte le patch distribuite fino al 30/10/2016.

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LA GUERRA È FATTA DI PERSONE

Come ogni videogioco di guerra basato su fatti reali, anche in Battlefield 1 si sente parecchio il fattore umano: i protagonisti, gli alleati e i nemici, sono tutti ispirati a persone reali che hanno lottato e sono sopravvissute o morte nelle crude battaglie della prima guerra mondiale.

Battlefield 1 racconta la prima guerra mondiale dal punto di vista di più protagonisti di diversi eserciti (anche quello italiano finalmente). Di fatto, la campagna principale è composta da 5 mini-campagne con altrettanti protagonisti e fazioni diverse. Giocandolo senza particolare fretta, ho completato la campagna in circa 6 ore.

Il primo punto interrogativo: le missioni sono realistiche? Difficile dare una risposta precisa, ma tutto ciò che possiamo dire è che le missioni sono basate su eventi reali che, probabilmente, sono stati leggermente stravolti per meglio combaciare con le necessità tipiche degli sparatutto.

Per quanto riguarda la varietà di missioni, posso dire di essere rimasto decisamente contento, infatti si spazia dai classici assalti, alla guida di mezzi e velivoli. Particolarmente felice dell’aumento delle missioni stealth che in un FPS hanno sempre un gusto particolare. Anche le ambientazioni sono variegate, si spazia dalle Alpi alle Ardenne, dai deserti del Medio Oriente ai cieli dell’Inghilterra… Insomma, DICE si è impegnata tanto per trattare i maggiori campi di battaglia europei.

Battlefield 1 mi ha colpito molto dal punto di vista emotivo. Probabilmente perché non viviamo la storia di un super-soldato statunitense intento a salvare il mondo da una terribile minaccia, ma riviviamo le storie di esseri umani con emozioni, caratteri e culture totalmente diverse.

UN (BEL) FPS DAL PASSATO SENZA PARTICOLARI INNOVAZIONI

Dal punto di vista del gameplay, Battlefield 1 non aggiunge alcuna caratteristica particolare, infatti potrei banalizzare dicendo che si tratta di un Battlefield piuttosto classico: ci sono i mezzi, le armi (leggermente) accessoriate e i nemici da eliminare nei modi più disparati.

Tra le poche novità abbiamo la baionetta che non è un semplice accessorio per i fucili, ma permette di effettuare uno scatto particolare (più veloce di quello classico) che non può essere interrotto e che assicura un’uccisione corpo a corpo quando ci si imbatte in un nemico. Un’altra novità è la maschera antigas, infatti, è proprio nella prima guerra mondiale che sono apparse le prime armi chimiche. Una volta indossata, la maschera non permette di mirare con precisione, ma protegge il protagonista dai gas tossici.

La varietà dei fucili è eccezionale, hanno tutti “un’anima propria” e sono suddivisi in 4 categorie principali: fucili d’assalto, fucili a retrocarica, fucili autocaricanti e fucili automatici. Essendo particolarmente “inedite” nel panorama videoludico, godono tutte di un certo fascino ed è stato un piacere provarle più o meno tutte.

Parlando dei movimenti del personaggio e dello spostamento della mira, rispetto a Battlefield 4 ho notato un piacevole rallentamento, seppur minimo. Sostanzialmente, col terzo e quarto capitolo ho notato un incremento importante della freneticità del gameplay che lo ha fatto avvicinare tremendamente al mondo degli FPS arcade. Questo aspetto è stato appena limato in Battlefield 1 e, così facendo, si favorisce un gameplay leggermente più tattico e ragionato. Tuttavia, la strada verso il vero FPS tattico è ancora lunga.

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LA PRIMA GUERRA MONDIALE INCONTRA L’ONLINE

Senza girarci attorno, la saga di Battlefield è nata e si è evoluta attorno al suo comparto online che, rivoluzionando il genere degli FPS, ha introdotto battaglie su larga scala e la possibilità di utilizzare mezzi terrestri, acquatici ed aerei.

Fatta eccezione per qualche modalità di gioco stravagante, Battlefield 1 non introduce niente di particolarmente nuovo, ma l’ambientazione, le armi e i veicoli, lo discostano notevolmente dal resto dei videogiochi simili.

Una delle cose più frustranti di un uno sparatutto online è quando si spara ad un nemico e i colpi non vanno a segno o vengono calcolati con errori. In alcuni casi, potrebbe attribuirsi a qualche problema di connessione, in altri invece, il problema è celato nella struttura del multiplayer. Da questo punto di vista, i ragazzi di DICE hanno fatto enormi passi in avanti, infatti non c’è più quella sensazione di “proiettili persi nel vuoto” che di tanto in tanto ho avvertito nel terzo e quarto capitolo (la situazione in realtà è migliorata già con Battlefield: Hardline).

Il bilanciamento del comparto multigiocatore di Battlefield 1 sembra decisamente migliore rispetto a Battlefield 4. Se in Battlefield 4 le armi e le classi si potevano mescolare senza troppi problemi, in questo nuovo capitolo le classi sono più statiche e le personalizzazioni ridotte all’osso. Possiamo dire che finalmente DICE ha capito l’importanza delle classi ai fini di un buon bilanciamento.

Inoltre, sempre riguardo al bilanciamento del multiplayer, abbiamo una minor quantità di accessori per le armi ed un sistema di sblocco basato sulle scelte del giocatore piuttosto che sulla progressione decisa dagli sviluppatori. Con questa ottima scelta si limano pesantemente i vantaggi dei giocatori attivi da più tempo.

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TECNICAMENTE BELLO E SPORCO (NEL SENSO BUONO)

Dal punto di vista prettamente tecnico, Battlefield 1 mi ha sorpreso decisamente in positivo, molto più di quanto abbiano fatto i due capitoli della serie finora distribuiti su PlayStation 4 ed Xbox One.

Dal punto di vista grafico sono rimasto a dir poco affascinato dai dettagli delle armi, dalla distruttibilità degli edifici e dagli eventi atmosferisci. Ma ciò che mi ha colpito di più è il fango che si deposita sulle armi mentre si striscia per terra. Questa trovata è molto più che un semplice effetto grafico, infatti penso che sia stata appositamente ricercata per trasmettere le condizioni igieniche e la sporcizia delle trincee e della guerra in generale.

Per quanto riguarda il comparto sonoro, DICE ha saputo mostrare ancora una volta i suoi muscoli. Tutto: dalle grida di battaglia al soave suono di uno sparo, è stato riprodotto egregiamente favorendo un grado di realismo senza eguali. Insomma, ogni suono è una fantastica armonia, ascoltare per credere!

L’INSENSATA PROTESTA DEGLI ALPINI SULLA MISSIONE “AVANTI SAVOIA”

Pochi giorni dopo la distribuzione di Battlefield 1, in giro per il Web sono apparse numerose notizie in merito alla protesta da parte del presidente dell’Associazione degli Alpini ed altre figure politiche in merito alla missione del gioco chiamata “Avanti Savoia” ambientata sul Monte Grappa.

A quanto pare, le proteste sono nate un po’ per caso e senza troppi approfondimenti. Infatti sembra che la lamentela sia incentrata sul luogo scelto per l’ambientazione di un videogioco. “È un sacrilegio, non si può giocare su un luogo sacro” sostengono i lamentatori.

Potremmo approfondire l’argomento e cercare di controbattere con una frase ed un ragionamento aulico, ma la mia risposta è molto più semplice e deriva dal fatto che i videogiochi sono una forma d’arte al pari di una canzone o un film: se i videogiochi di guerra sono un sacrilegio, dovremmo definire tali anche i film, le canzoni e qualsiasi altra forma d’arte che tratta scenari di guerra.

CONCLUDENDO: IL PRIMO VERO FPS NEXT-GEN DALL’ARRIVO DI PLAYSTATION 4 ED XBOX ONE

Battlefield 1 mi ha colpito positivamente dal primo all’ultimo minuto della campagna che, una volta terminata, lascia spazio ad un comparto multiplayer che è riuscito a catturarmi molto più del previsto, sicuramente più di quanto ha fatto Battlefield 4 che ho trovato frustrante a causa di un cattivo bilanciamento delle armi e delle classi.

Dal punto di vista tecnico, il titolo di DICE mi ha decisamente sbalordito in positivo, tant’è che posso dire di aver finalmente giocato al primo vero FPS che sfrutta le potenzialità delle nuove console.

A questo punto ho solo un grande timore: i DLC. Una volta terminata la breve campagna di circa 6 ore, il focus è tutto sul multigiocatore e qui, ancora una volta, DICE ed EA ci hanno messo lo zampino tagliando contenuti che saranno proposti a pagamento sotto forma di DLC o con Battlefield Premium (al costo di circa 50 €).
Di fatto non sappiamo se i DLC che saranno proposti tra qualche mese siano effettivamente un lavoro post-produzione o se sono stati semplicemente tagliati dal prodotto iniziale per poi giustificare un’ulteriore spesa di 50 euro. A conti fatti, se volete sfruttare appieno il multiplayer di Battlefield 1, dovrete sborsare circa 120 euro (69 per il gioco e 50 per il Premium o i DLC).

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve