Recensione Completa

Salvare il mondo dall’apocalisse zombie grazie al potere del Metal, colpi di rullante e riff di chitarra. Lo studio francese Headbang Club apparecchia per Steam in versione Early Access il suo Double Kick Heroes, un concentrato di sonorità e immagini forti non adatto ai giocatori bucolici e dall’animo gentile. Un irruente e concitato rhythm game che rievoca la serie Guitar Hero pur restando distante da essa come una cover dall’originale.

Una band si prepara a partire per il suo tour in giro per l’America dopo mesi a provare senza avere contatti con il mondo. Alla loro prima uscita tuttavia si ritrovano nel pieno di un attacco zombie e costretti alla fuga sulla loro auto, la Gundillac, sfrecciante sulle strede e armata di improbabili bocche di fuoco sui fanali posteriori. Inizia così un peregrinare da ovest a est degli Stati Uniti in cerca di risposte su cosa sia accaduto. Lungo il percorso, quello della modalità storia, il gruppo rock si ritroverà a fare i conti con alcune icone e una serie di citazioni in un tripudio di carne putrefatta da far esplodere una canzone dopo l’altra.

La modalità storia si può considerare il filone centrale del gioco visto che, rispetto ai vari Guitar Hero, Band Hero e affini, non ci sono brani famosi, ma solo delle gradevoli e sconosciute tracce rock intense e diversificate che si lasciano ascoltare piacevolmente. Un rocker troverà di che gioire tra riff di chitarra e assoli di batteria. Una scelta sonora pungente che ben si integra con l’atmosfera da B-movie di cui è ammantata, senza mai essere celata, tutta la produzione di Double Kick Heroes. L’orecchio è quindi appagato, seppur restando vincolato ad un solo gusto musicale.

Suonare senza poter guardare

Gli occhi invece si possono consolare con una realizzazione grafica in pixel art degna di essere apprezzata nella sua pulizia e efficace sintesi di scenari, oggetti e personaggi. L’amalgama di singoli puntini crea scenari da vecchia generazione ma con una cura degna degli attuali standard qualitativi e di tendenza. Dagli zombie più piccoli ai ben più corpulenti boss, ogni avversario è riconoscibile e caratterizzato anche senza dover usare milioni di pixel e le fattezze di questi mostri spazino da semplici non morti umanoidi a bestie rabbiose e polli giganti fino a raggiungere enormi veicoli e dinosauri, in un mix eterogeneo di creature. Stesso dicasi per gli scenari e gli effetti particellari che, pur non essendo numerosi né particolarmente complessi, accompagnano il ritmo dell’azione mostrano la grande cura che il team ha messo nella loro realizzazione.

Peccato che tutto questo lavoro sia sprecato visto che in ogni brano l’azione di combattimento nella parte superiore debba essere ignorata per l’obbligo di tenere sempre sotto controllo lo spartito nella parte inferiore che scorre in maniera orizzontale e necessita di essere seguito in maniera maniacale anche ai livelli di difficoltà più bassi per evitare il fallimento. Un vero peccato che impone di ripetere fin troppe volte ogni traccia musicale per poterla imparare a memoria e godere così degli attacchi respinti della scena superiore.

Da tenere anche in considerazione il fatto che sulle lunghe distanze le immagini a schermo possono provocare qualche fastidio in soggetti maggiormente fotosensibili, data la loro velocità e intermittenza. Niente di complicato o di preoccupante, ma la sensazione di dover distogliere lo sguardo già dopo una mezz’ora di gioco c’è stata e non è stata piacevole.

Togliamo la polvere dalle nostre chitarre

La tablatura con i tasti da premere a tempo è, manco a dirlo, il nodo centrale del gioco. Ogni livello corrisponderà ad un brano durante il quale si dovranno abbattere con prestazioni musicali quasi perfette le orde che tenteranno di assalire la Gundillac. Rispetto ad altri giochi musicali, il margine di errore è comunque più ampio e permette anche di non andare perfettamente a tempo o di premere i tasti in un range più ampio a patto di evitare il perfetc. Ogni nota eseguita diventerà un colpo di pistola, fucile o cannone che colpirà i nemici o caricherà una granata da lanciare il prima possibile.

Quattro tasti permetteranno di padroneggia le vie del rock più duro dei vari brani ricordando ancora una volta i titolo musicali già citati. La scelta delle difficoltà inficerà sia sulla presenza delle note che sulla quantità dei nemici da sconfiggere e implicherà già ad un livello medio di avere non pochi grattacapi per completare i vari scenari. Questo perché ogni nota saltata o sbagliata farà scendere il moltiplicatore dei punti e soprattutto depotenzierà i colpi inferti ai nemici. Essere precisi e puliti nella prestazione sarà indispensabile per avanzare verso la meta finale.

A contorno della modalità storia, di cui abbiamo parlato finora, e della modalità arcade, che permette di suonare singolarmente le canzoni sbloccate, c’è una modalità editor che permette di caricare un brano della propria collezione musicale e tramutarlo nella colonna sonora della nostra caccia agli zombie creandone una tablatura apposita. Questa modalità è particolarmente indicata per i giocatori dall’orecchio musicale molto accentuato e con tanto tempo a disposizione da spendere per inserire le proprie opere sia sul gioco che in rete. Apprezzabile, ma molto di nicchia come modalità.

Come ho già accennato nella recensione breve in cima a questo articolo il gioco si presta molto ad essere giocato con l’ausilio di una chitarra-controller usata in passato per la serie Guitar Hero e forse da troppo tempo messa in soffitta. I comandi tramite pad o tastiera sono molto meno immersivi e spesso scomodi da utilizzare per le combo di tasti. Con la chitarra la situazione cambia in meglio rendendo il gioco molto più “musicale”.

Da ribadire c’è il fatto che il gioco è dedicato ad un pubblico particolarmente selezionato. Amanti del genere zombie, ma anche della musica heavy metal nonché dei rhythm game e della pixel art. un mix non certo facile da trovare ma che potrà dare soddisfazione ed appagamento a chiunque rispetti questi requisiti.

Ni Lo consigliamo solo ad alcuni!

Recensione Breve

Double Kick Heroes è sostanzialmente un rhythm game di matrice heavy metal che ti sconvolge per l’assurda ma appagante contestualizzazione da film apocalittico dedicato agli zombie. Come in un film di serie B, sanguinolento, sopra le righe e pieno di violenza gratuita, il gioco ci scaraventa citazioni e cammei in ogni scena di intermezzo che farà certamente la felicità di tutti i giocatori più hard rock.

Il trito e ritrito tema dei non morti in tutte le sue declinazioni si propone in una veste più ironica e strampalata con una forte dose di ironia che nel corso della storia, per ora disponibile in maniera parziale, tra gag e una serie di easter egg sparsi diverte e strappa qualche sorriso.

Quello che non ho trovato comodo è la gestione dei comandi di gioco che, a meno di non avere a disposizione una periferica a forma di chitarra, sono scomodi e poco immersivi. L’impostazione da titolo Guitar Hero c’è ma con le dovute differenze e anche problemi legati al ritmo di gioco molto intermittente.

A questo si aggiunge una sensazione di giramento di testa per la velocità con la quale i comandi scorrono sullo schermo e la conseguente difficoltà spesse volte di godersi i piacevoli sprite in pixel art presenti nelle fasi di gioco. Le modalità sono tutte più o meno simili impedendo di avere differenziazione e longevità (considerate che è un Early Access al momento della stesura di questa recensione) che sono davvero ridotte all’osso.

Sarà certamente piacevole per i rocker più estremisti e per chi vuole ancora dare un senso alla sua chitarra-controller per qualche ora in più, ma per ora tutto è ancora troppo striminzito e con alcuni difetti. Ci sarà da attendere certamente miglioramenti futuri, ma l’inizio promette quantomeno di compensare l’assenza prolungata di giochi musicali sulle nostre piattaforme.