Immaginate di esservi imbarcati su una nave per godervi una crociera nei meravigliosi mari dei tropici. Immaginate, però, di subire uno scherzo da parte del destino, appartato come una tigre nella savana ad aspettarvi: in men che non si dica vi ritroverete su un piccolo arcipelago a seguito del naufragio del vostro natante.

Non traete tuttavia conclusioni affrettate: volutamente non abbiamo usato le parole “isola deserta”, in quanto non sarete affatto soli, bensì dovrete vedervela con orde infinite di zombie pronti a pasteggiare con la scatola cranica del vostro personaggio, anche se in questo caso la connotazione del gioco si discosta dall’horror per rientrare nella categoria umoristica.

Questa la trama, se così si può definire vista la scarsa profondità, di How to Survive (d’ora in poi HtS). A guardarla nel dettaglio si può pensare facilmente a una limitata fantasia degli sviluppatori, visti gli spunti poco elaborati e molto inflazionati, in particolare per la presenza dei non morti, protagonisti assoluti delle scene videoludiche, data la loro costante partecipazione a molti titoli.

A distinguere questo HtS, tuttavia, è la componente di sopravvivenza e crafting, che rendono la natura degli opponenti un dettaglio di poco conto: se invece degli zombie ci si trovasse di fronte a dei lottatori di sumo, piuttosto che dei nazisti o degli alieni verdi poco cambierebbe. Ma andiamo con ordine.

Fai da te

Appena toccata terra, scelto uno dei tre personaggi disponibili tra il figlio di papà Kenji, l’avventuriera Abbey e l’appassionato di wrestling Jack (ciascuno dei quali caratterizzati da statistiche leggermente differenti, tra cui spiccano rispettivamente resistenza, agilità e forza), conoscerete Kovac, uno dei pochi sopravvissuti che ha fatto della sopravvivenza la sua passione e tenterà di trasmettervela a mò di tutorial.

Kovac vi mostrerà, in primis, come trasformare un bastone in una temibile arma con cui prendere a mazzate i vostri nemici. Dai resti dei caduti e dall’esplorazione delle ambientazioni otterrete altri oggetti che vi consentiranno di realizzare attrezzi via via più complessi e utili. Ad esempio, tramite un ramo elastico e una corda potrete decidere se realizzare un arco o una canna da pesca, mentre con brandelli di uno pneumatico e qualche fascia di pelle potrete ottenere un gambale protettivo e così via, per arrivare a mettere insieme armature, protezioni, rudimentali armi da fuoco e anche una temibile motosega.

La meccanica di creazione di oggetti riveste il fulcro attorno a cui ruota il gameplay, è funzionale e talmente curata da portare quasi dipendenza. Tutto ciò è la base su cui si basano le fasi di combattimento.

Armati fino ai denti

Il combattimento si divide in due tipologie di armi: da mischia e a distanza, entrambe caratterizzate da un sistema di controllo differente. Mentre le prime prevedono la pressione tempestiva di un singolo tasto per ottenere il risultato voluto, le seconde richiedono invece l’utilizzo dello stick analogico per prendere la mira. Una volta agganciato il malcapitato di turno, tuttavia, dovrete attendere che il mirino diventi rosso per ottenere la certezza dell’abbattimento, cosa che richiede tempo, che non sempre avrete a disposizione in quanto accerchiati da altri simili della vostra preda.

Allo stesso modo l’impiego delle armi da mischia non è facilissimo, e disincentiva il button smashing a vantaggio di una ritmica ragionata al fine di ottenere il meglio dagli ammassi di rottami che avete trasformato in armi.

Il tutto, unito all’alternanza del giorno e della notte, con nemici dalle caratteristiche nettamente differenti, rende il gameplay divertente e un minimo vario, anche se a breve la ripetitività si fa sentire dopo poche ore.

how to survive

Fisiologico

A rendere maggiormente profondo il gameplay ci pensa tuttavia una serie di barre che tengono sotto controllo i bisogni fisiologici del vostro personaggio quali la fame, la sete e il sonno. Al diminuire di questi indicatori il vostro alter ego vedrà diminuire rispettivamente la forza, la rapidità e la mira, rendendo via via più difficili le vostre scorribande sull’isola infestata da esseri demoniaci.

Per ripristinare il vostro stato di forma ottimale dovrete cacciare selvaggina e cuocerla nei falò disponibili, riempire bottiglie nelle varie sorgenti di acqua potabili, nonché recarvi presso i rifugi che, una volta liberati dagli immancabili non morti, potranno ospitarvi per il vostro meritato riposo.

Con l’avanzare dell’avventura il vostro avatar vedrà evolvere talune abilità come nei più tipici GDR, cosa che porterà i tre personaggi disponibili a somigliarsi molto in quanto a caratteristiche, riducendo l’efficacia di variegazione del gameplay.

La notte degli orti viventi

Conclude la nostra analisi ai raggi X il comparto tecnico, che presenta alti e bassi causa un affollamento di poligoni non esaltante, animazioni legnose e la tendenza a far vedere qualche rallentamento, inspiegabilmente non durante le fasi più concitate, bensì quando lo schermo vede una popolazione di poligoni limitata. Il comparto grafico, tuttavia, si rifà con qualche effetto luminoso di gradevole fattura. Il sonoro fa il suo lavoro, con un discreto doppiaggio in inglese e qualche musica che accompagna l’azione.

Una longevità che si aggira attorno alle 10 ore totali (completando la campagna con tutti e tre i sopravvissuti), una modalità sfide impegnativa e la possibilità di giocare in multiplayer cooperativo concludono l’offerta di questo How to Survive, che si propone al pubblico a prezzo di budget.

COMMENTO DELL’AUTORE

In conclusione, How to Survive è un discreto gioco d’azione che unisce una meccanica di creazione degli oggetti ben realizzata a un gameplay capace di regalare un sano quanto ignorante divertimento nell’intento di fare a pezzi i classici nemici di sempre: gli zombi, visti però in una veste ironica.
Ad approfondire il gameplay ci pensa la gestione dello stato di forma del vostro personaggio, che dovrà riposare e nutrirsi come nella realtà.
Peccato per una narrativa pressochè assente, per un comparto tecnico arretrato e per un’accentuata ripetitività, che tuttavia non abbattono l’ottimo rapporto qualità/prezzo, forte del ridotto prezzo di acquisto.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve