Ancora una volta ci troviamo a scrivere di un indie, a conferma di quanto questa fetta di produzioni stia prendendo sempre più piede nel mercato videoludico. Non parliamo solo di prodotti fini a sé stessi, ma di vere e proprie piccole perle che arricchiscono e contribuiscono a rendere più varia l’offerta, proponendo sempre più spesso risultati eccellenti. Ne beneficia non solo il mercato, ma anche i giocatori, con un’offerta variegata, talvolta unica, grazie a produzioni che evadono dagli schemi e spesso osano e vincono ove i titoli AAA non riescono più ad emergere, se non in rari casi.

E allora Heart Machine, nel lontano 2013, avvia una campagna Kickstarter che riesce ad accumulare qualcosa come 650,000 dollari donati da 24,150 giocatori e fan con la promess di portare alla luce Hyper Light Drifter, un titolo che potrebbe essere inserito nella schiera dei souls-like, ma che a conti fatti, è molto più.

Una scommessa quella della software house e di coloro che hanno investito i propri soldi. Una scommessa per noi riuscita, e il perché ve lo spieghiamo nelle righe che seguono.

Caos

Ebbene Hyper Light Drifter ci proietta drasticamente in un mondo oscuro, vicino alla devastazione, e lo fa in maniera assai particolare, potremo dire spiazzante. Una sequenza iniziale davvero coinvolgente, ma che non dà adito ad alcun tipo di spiegazione, nessuna didascalia, nessuna voce narrante o qualsiasi altra tipologia di indizio se non le immagini che passano su schermo.

Eppure è come se arrivasse al giocatore un messaggio fine, da interpretare, ma comunque molto forte.
Ed eccoci, prenderemo il controllo del nostro alter ego svegliatosi in un villaggio, salvato da un uomo di cui non sappiamo niente. La missione principale non ci verrà elargita da nessuno, non ci saranno obiettivi da raggiungere e non ci sarà di per sé una trama da seguire, nel senso stretto del termine.  A mandare avanti la narrazione saranno solo immagini che potremo ammirare parlando con alcuni dei personaggi che popoleranno questo affascinante mondo. Non un colosso sotto questo punto di vista, ma nonostante tutto siamo rimasti rapiti da questa scelta, perché si adatta egregiamente allo stile e alla portata di questo titolo.

Andando avanti veniamo catturati dall’universo creato da Heart Machine, cogliendo di tanto in tanto indizi flebili, quasi eterei, che riusciranno a conti fatti a darci un quadro generale delle cose. E non andiamo oltre a parlare di questo aspetto, anche perché ci rendiamo conto che per comprenderlo appieno bisognerebbe provarlo pad alla mano. Ma possiamo dirvi che la nostra è una critica che verte positivamente, premiando quanto è stato creato dal team di sviluppo.

Controllo

E se la narrazione può essere abbastanza astratta in Hyper Light Drifter, non lo è per niente il lato del gameplay. Come già accennato precedentemente ci sentiamo di categorizzare in un certo senso il gioco come un souls-like, anzitutto per la difficoltà ed il tecnicismo che impregnano lo stile di gioco e le battaglie. Anche in questo caso non è presente alcun tutorial, non vi è una spiegazione su come effettuare i colpi, su come muoversi o superare i vari puzzle. A darci modo di padroneggiare il tutto è bensì il gioco stesso, che riesce tramite il corso naturale degli eventi a farci apprendere tutto.
Ma andiamo per gradi.

Ci troviamo inizialmente in un villaggio nel quale noteremo subito la presenza di alcuni negozi all’interno dei quali potremo potenziare le nostre abilità e acquistarne di nuove, nulla di complesso a dire il vero. Potremo ad esempio inserire una bomba nel nostro inventario, o comprare una tipologia di movimento che ci permette di scattare tre volte anziché una. Molto semplice, ma estremamente vitale. Senza determinati potenziamenti infatti non riuscirete a superare alcune zone. Tutto questo trova la sua massima espressione nelle boss fight, che oltre ad essere davvero spettacolari sono anche molto complesse. I boss utilizzeranno svariati attacchi e saranno duri a morire. Davvero un inferno.

Per proseguire la nostra avventura potremo scegliere di esplorare una delle quattro macro-zone che compongono l’universo di Hyper Light Drifter, quella nord, sud, est o ovest. Ogni zona sembra avere un determinato livello di difficoltà, e anche in questo caso sarà l’esperienza diretta del giocatore a portarla alla luce e quindi a correggere il tiro.

E’ troppo difficile questa zona? Passiamo quindi ad un’altra per poi tornare in futuro ad esplorare questa. Essenzialmente avremo modo di sferrare un attacco con la spada, uno tramite pistola o bomba e infine spostarci velocemente con uno scatto premendo l’apposito pulsante. Ecco tutto, abbastanza scarno direte voi, ma non è per niente così.

Il gioco è ideato per impegnare al massimo il giocatore, e non riuscirete mai ad andare avanti premendo semplicemente un bottone a caso o muovendovi senza una certa logica. Alcuni tipi di situazioni, soprattutto quelle ove il numero di nemici da affrontare è elevato, devono essere studiate e sudate per essere superate. In particolar modo il titolo vuole spingere il giocatore ad amalgamare per bene tutte le abilità del protagonista, ed effettivamente così facendo avremo vita assai più facile che ad impuntarci su un singolo tipo di attacco o su un’unica strategia di gioco.

Un ruolo molto importante lo occupa il sistema di vita del nostro protagonista. Infatti l’energia non si ricaricherà con il passare del tempo, quindi ogni colpo farà diminuire la barra di una tacchetta e solo tramite una pozione potremo acquisirla nuovamente. Pozioni che vanno ottenute esplorando il mondo di gioco.

Finora ci siamo focalizzati sul sistema di combattimento, ma Hyper Light Drifter non è solo questo. Il gioco amalgama a dovere le fasi di lotta a quelle d’esplorazione, e come potrete intuire in questo caso a farla da padrone è lo scatto in avanti. Effettivamente il mondo ideato da Heart Machine è molto intricato, fatto di passaggi segreti e zone raggiungibili solo con movimenti e tempistica precisa. Non mancheranno pulsanti ben nascosti che ci spianeranno la strada per nuove location. Avendo dinanzi un mondo completamente esplorabile e senza vincoli che ci portano a seguire per forza determinate strade, l’esplorazione diventa non un contorno, bensì uno dei piatti principali offerti dal gioco.

Arte

Con Hyper Light Drifter i ragazzi di Heart Machine ci propongono un titolo visivamente ispiratissimo, artisticamente impeccabile. Parliamo di una grafica che sfrutta la pixel-art egregiamente, il tutto immortalando la visione del mondo di gioco con una visuale dall’altro. E’ una tecnica questa che mette a nudo ogni singolo pixel che compone l’aspetto estetico del titolo, ma è così curata e così riuscita che ne siamo rimasti estasiati.

E’ comunque un discorso assai articolato, probabilmente nonostante la qualità e la cura riposta nella sua realizzazione, la componente “grafica” non verrà apprezzata da tutti i giocatori, in particolare da quelli più giovani. Per chi impugna il pad da tempo invece sarà come essere catapultati nel passato, ma potendo sfruttare una potenza che al tempo non era disponibile. E allora Hyper Light Drifter ci regala alcuni spiazzi mozzafiato, ove giocherà di forza la fantasia a creare panorami e ambienti epici.

Un level design efficiente e strutturato sia per non stancare il giocatore sia per enfatizzare al massimo il gameplay. E per noi il lato artistico non sarebbe encomiabile senza un buon comparto audio ad accompagnare il tutto. Anche in questo caso applaudiamo ad una soundtrack decisamente azzeccata e capace di esprime al meglio le situazioni, lo stile e le ambientazioni che compongono il gioco.

Commento dell’Autore

Hyper Light Drifter conferma ancora una volta come il panorama indie non debba essere sottovalutato o preso alla leggera. Quello che abbiamo davanti è uno dei portabandiera di questo tipo di produzione, è essenzialmente un souls-like come pochi, il più vicino possibile alla serie che di per sé ha generato questa etichetta. Una narrazione che poggia i piedi sull’interpretazione del giocatore, guidata da eventi e da piccoli indizi che emergono solo assaporando a pieno il mondo di gioco. Un gameplay che riesce a divertire, ponendo però una sfida assai impegnativa, ma al contempo appagante e stimolante. Il reparto visivo è inoltre unico, al top nell’ambito della pixel art, a questo aggiungiamoci anche un comparto audio inebriante. Insomma, ci sentiamo davvero in dovere di consigliare questo gioco senza alcuna riserva. Ma mettete in cantiere una decina di ore di gioco belle toste.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve