Nella enorme fascia grigia dei videogiochi semi sconosciuti, che serpeggia nel mondo dei videogiochi, si annidano alcuni progetti o esperimenti che non portano ad un lieto fine. Reventant Saga, sviluppato da EXE Create e pubblicato da Kemco, si piazza degnamente in questo girone dantesco come un ignavo che vive “senza infamia e senza lode” il suo piccolo viaggio nell’universo videoludico.

Uscito già su varie piattaforme, questo gioco di ruolo a turni entra anche nel’eShop di Nintendo Switch per portare cercare di ritagliarsi il suo piccolo sulla piattaforma ibrida di Nintendo, anche grazie ad un prezzo contenuto. Ma il risultato, lo avete già letto, non si può certo definire impeccabile.

Questa storia l’ho già sentita

Revenant Saga si castiga da solo già con una trama che si appropria di eventi e situazioni talmente familiari agli RPG che in più di una occasione mi sono trovato a pensare se fossi stato catapultato in un remix disordinato di tutto quanto visto in un Final Fantasy o in un Tales of Simphonia. Una malattia misteriosa, l’esilio da un villaggio, il salvataggio della ragazza di turno, un mondo in rovina da salvare: prevedibile oltre ogni dire. Confrontarsi con temi triti e ritriti è difficile già difficile per le grandi produzioni figurarsi per una piccola software house.

Il risulta è una trama banale che porterà il protagonista Albert a salvare e reclutare altri tre personaggi e ad affrontare situazioni rocambolesche, ma anche prive di quel mordente necessario ad entusiasmare a dovere il giocatore che desidererà skippare volentieri i dialoghi.

Giochiamo ad essere Final Fantasy

I rimandi ad altre produzioni si vedono anche nell’esplorazione e nel sistema di combattimento. Esplorare è davvero un qualcosa di avvilente poiché i movimenti già legnosi e asincroni del personaggio nelle mappe di gioco sono accompagnati da una modellazione e sviluppo degli scenari (bidimensionali) impreciso che porta in molti casi ad accessi sbarrati anche dove c’è uno spazio sufficiente a passare (come un passaggio tra alberi per esempio). Questo genera confusione in chi si avventura nel mondo soprattutto perché in molti casi la mappa di gioco appare vuota o con elementi ridotti all’osso.

Se esplorare è faticoso, almeno combattere è appagante. Con un sistema di incontri casuale il gioco ci propone per le fasi di combattimento apprezzabili con effetti particellari e modelli 3D discretamente realizzati anche se leggermente allungati. Il sistema di livellamento del party, le skill e le magie sono anch’esse particolarmente familiari, ma hanno il merito di risollevare l’immagine generale del gioco anche grazie alla profondità del sistema di modifica delle armi e alla possibilità dei vari membri del party di trasformarsi per breve tempo e aumentare le proprie abilità.

Bello dentro (la battaglia), fuori sgorbio

Abbiamo accennato ai modelli dei personaggi negli scontri davvero ben realizzati che ricordano lo stile di Final Fantasy VIII con livree però molto più assimilabili a Tales of SYmphonia. Il risultato sono dei personaggi gradevoli anche se un po’ piatti in alcuni dettagli. Buoni anche gli sprite del gioco che tuttavia non eccellono in originalità e mostrano ancora una volta come la pesca miracolosa nel mondo dei GDR sia sta ampia e molto sfruttata.

Il discorso cambia invece radicalmente quando si è in fase esplorativa. Tutti il mondo di gioco è un grande spazio puntellato, in maniera come detto disordinata, da elementi bidimensionali che non riescono neppure ad attirare lo sguardo di un amante della pixel art. Ne viene fuori una anonima superficie macchiata da spruzzi di colore e arida e pallida come legno lasciato a seccare al sole.

I menu di gioco poi sono composti da decalcomanie attaccate qua e là andando in controtendenza con gli aspetti molto minimal della moda degli ultimi anni. Su Nintendo Switch in modalità portatile questa esagerazione di testi e comandi è ottima per chi non si vuole essere costretto a giocare con il naso contro lo schermo, ma danno impressione di essere delle applicazioni posticce messe un po’ per caso sullo schermo.

Il prezzo di Reventant Saga dal canto suo è contenuto e anche se la nostra recensione breve ha dato responso negativo sul gioco, possiamo dire che in fin dei conti una chance gliela si può dare anche solo per provare il sistema di combattimento.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve

Mi spiace per Kemco ed EXE Create, ma proprio non ci siamo. Revenant Saga è pieno di difetti e bug al punto da far odiare perfino il solo tenere in mano un controller. La trama è senza picchi e con tanti, troppi deja vu che sembra il prodotto un laboratorio di decupage di pezzi di vecchi GdR, come se avessero riesumato e cucito insieme pezzi di Final Fantasy e altre produzioni prese qua e là.

Stilisticamente il gioco si difende bene soprattutto nel sezioni di combattimento, a turni, nelle quali si apprezzano discreti modelli 3D anche se forse un po’ strecciati, ma quando lo si vede all’opera nella fasi di esplorazione i muri invisibili, la confusionaria modellazione degli ambienti piena di spazi vuoti e animazioni dei personaggi al limite del fantozziano fanno crollare quel po’ di buono che ci si poteva trovare.

Il nome altisonante non deve trarre in inganno, Revenant Saga ha poco di immortale, di redivivo, e vi morirà tra le mani come in un aborto spontaneo appena attraverserete la prima volta le sue brulle lande.  Un barlume di speranza lo si può trovare solo raggiungendo a fatica e con tantissimi tentativi.