La battaglia per la conquista delle risorse naturali ha attirato da sempre l’uomo che brama il denaro, il successo e la conquista del potere anche nelle piccole cittadine. Questo è il terreno su cui si erigono le perforatrici di Turmoil, titolo sviluppato da Gamoius, che abbiamo avuto modo di provare su Steam insieme al relativo DLC The Heat Is On. Si tratta di un gestionale puro che ci tramuterà in novelli imprenditori alla ricerca di petrolio nei vari appezzamenti di suolo disponibili missione dopo missione con a disposizione le tecnologie tipiche di un America in piena corsa all’oro, in questo caso oro nero.
Per dirla tutta il contesto storico e quello geografico non sono per nulla sviluppati lanciando il nostro alter ego in uno scenario da cittadina simil-americana di fine ottocento molto generica e impersonale così come il territorio da trivellare per cercare l’agognata sostanza nera. Tutto troppo anonimo per sentirsi a proprio agio.
Superato questo vuoto inziale e proseguendo nella esplorazione degli acri di terreno ci si ritrova difronte una lunga serie di obiettivi concatenati da portare a termine per riuscire a ottenere la vittoria finale. Perché accumulare denaro non è il fine, ma il mezzo con cui completare la vera missione finale: quella di acquistare dal sindaco più azioni rispetto agli altri NPC e diventare il nuovo amministratore della città.
Tra aste, trivelle e profondità sconosciute
Manco a dirlo, il nucleo centrale dell’azione sarà quello di trovare, prelevare e vendere il greggio stando attenti ad amministrare le finanze e riuscire a piazzare i galloni al miglior prezzo (variabile) fino alla fine di ogni stagione di carotaggio. Trovare le sacche di petrolio sotto la superficie è una impresa condizionata sia dalla abilità di puntare nella direzione giusta, indicata comunque dai rabdomanti, ma anche avere la fortuna di indovinare a che profondità esse si trovino.
Il resto della esperienza di gioco è tutta incentra sulla abilità di investire nel momento giusto in un potenziamento, nella costruzione delle strutture necessario a estrazione, stoccaggio e trasporto o, fattore fondamentale, nel vincere le aste per i terreni e per le azioni cercando di spendere il meno possibile.
La campagna in singolo è il punto centrale attorno a cui il gioco ruota, ma l’end game riserva qualche sorpresa che porta ad alcune aree nascoste e ad alcuni eventi multiplayer alla fine del gioco. Se la trama si riduce a 8/10 ore il contorno di varianti secondarie offre qualche ora in più di divertimento, anche se difficilmente si troverà un motivo di continuare oltre la prima settimana dopo la fine della campagna principale.
Il tutto è accompagnato da un sistema di comandi semplici e efficaci nella sua realizzazione. L’Hub di gioco è pulito, con comandi ben visibili e una semplicità di gestione che permette di comandare tutto in una maniera pressoché immediata e precisa.
Troppo 2D, troppo vecchio
Se nelle mani degli utenti il gioco si propone come un valido gestionale, a livello grafico Turmoil perde ben presto appeal agli occhi di chi vuole godersi anche qualche gradevole immagine. Tutto il gioco si riduce a pochi tratti delineati in stile cartoon con una bassa dose di personalità che si dimentica spesso e non offre alcuno spunto di apprezzamento estetico al giocatore. Un videogioco ha in esso la parola video che rimanda ad immagini che quantomeno devono essere riconoscibili. Qui invece abbiamo modelli 2D e animazione di vecchissima generazione che per nulla rendono giustizia all’ottimo lavoro fatto sul gameplay.
Come accennato in precedenza dopo pochissimo rischiamo di vedere in quelle immagini puri e semplici oggetti sterili utili solo a compiere la loro funzione e non parti integranti di uno scenario in evoluzione sotto le nostre mani. Come per un imprenditore spietato, Turmoil è così preso dalla ricerca di profitto che non riuscire a cogliere e restituirci la bellezza di ciò che stiamo plasmando.
E se gli occhi piangono, a poco serve avere difronte un mixaggio di suoni discreto. Le belle ma un po’ ripetitive colonne sonore, i suoi di estrazione e di installazione fanno il classico “compitino” seguendo il filone già accennato di basilarità della messa in scena del gioco.
Non per questo è un gioco al quale rinunciare, ma bisogna mettere in conto, come accennato nella recensione breve che si tratta di un titolo che non prova ad appagare gli occhi ma che vuole saziare la vostra sete di mettere alla prova le vostre capacita gestionali e amministrative se qualche multinazionale decidesse di darvi in mano il compito di lavorare nel settore petrolifero (se mai nella realtà fosse rimasto ancora petrolio da estrarre).