Nessuno si ricorderà forse negli anni futuri quanto è stata difficile la vita del fuorilegge alla fine del diciannovesimo secolo. Nessuno ricorderà le gesta degli anti-eroi come me, Arthur Morgan, che hanno plasmato l’America. In questo mio diario c’è la mia storia, o almeno tutto quello che è accaduto dopo il disastroso colpo a Blackwater con la banda del mio socio Duch Van Der Linde. Il peregrinaggio all’interno dell’America della nostra carovana di rapinatori e furfanti ci ha portato in decine di città e anche in nazioni diversi fino a valicare il mare arrivando nella esotica isola di Cuba e ritorno.

Abbiamo vissuto peripezie innumerevoli perennemente braccati dalla legge, calpestano un continente che stava cambiando pelle e indossando stivali nuovi non più impolverati dalla brulla terra o infangati dalla vita da nomade. In questo mondo così vivo, intenso e crudo noi poveri reitti alla ricerca di un luogo da chiamare casa e di una bisaccia piena di dollari sonanti siamo diventati gli ultimi eroi portatori di un carisma e di un modo di vivere che saranno (o sono stati) l’eccellente e infondibile marchio di fabbrica anche della vita tumultuosa del mio compagno John Martson che avete conosciuto qualche anno fa.

Il potere dell’avventura vissuta da me e dalla mia banda risiede nella sua complessa e sfaccettata composizione. Come le vetrate delle chiese, ogni ritaglio, ogni personaggio, ogni stralcio di vita di questo vecchio west è un colorato tassello che va a comporre una maestosa opera d’arte variopinta. I miei occhi di sempliciotto si sono persi nella brulicante esistenza di ogni regione, dalle gelide foreste alla assolata Cuba. E in questo mondo in fase di modernizzazione sono passato da feccia criminale a romantico paladino della età d’oro delle pistole, dei saloon e della vita avventurosa e libera.

Ma non c’è libertà senza catene da spezzare e fardelli da portare in spalla ed è innegabile che in questa mia “redenzione” sono tanti gli aspetti che scoraggiano i più pavidi a seguire il sentiero sotto gli zoccoli del mio cavallo. La mia vita non è quella che si è abituati a vivere nelle storie di eroi d’altri tempi. Qui il tempo scorre lento, siamo uomini che combattono conto la natura e contro altri uomini. La vita ha i suoi ritmi. Ritmi da rispettare fino a sembrare quasi noiosi, mentre si raccolgono o acquistano materiali, e angoscianti nelle fasi più concitate. Non immaginate quante sparatorie mi abbiano generato adrenalina e tanta ansia. È dura imbracciare un’arma di questi tempi. Nella concitazione di ogni scontro il tempo tra uno sparo e la ricarica sembra non passare mai. Ho avuto spesso paura di non farcela e alle volte non ce l’ho fatta per davvero.

La mia vita come quella di ogni altra anima del Signore che popola le città attorno a Blackwater e le altre regioni di questo continente ha un suo flusso con decine di piccoli avvenimenti che per fortuna arricchiscono e cesellano le giornate. Ho cacciato animali, aiutato persone in difficoltà e regolato i conti con qualche ladro di polli. Ho sedato gli animi di facinorosi un po’ ubriachi, riscattato taglie di criminali incalliti e diventato io stesso un uomo braccato dalla legge. Ma la mia vita non è tutta violenza e crimini, c’è anche il tempo per dedicarsi alla cura delle propria persona e scegliere l’acconciatura, cambiare vestiti o farsi una mano a poker o ad un altro di quei maledetti giochi d’azzardo che spopolano dalle mie parti.

Questa vita da fuorilegge è dura, complessa e richiede molte ore anche consecutive per essere vissuta e goduta a dovere. Ma è una esperienza fantastica e piena. Senza quasi accorgermi del tempo che passa ogni giorno arrivo a sera con un bagaglio di esperienze che fanno sussultare il cuore, drizzare i peli sulle braccia e mi fanno sentire vivo e libero. Libero di percorre una strada e fermarmi a dedicare del tempo ad un’altra attività anche se sono nel pieno di una missione rischiosissima. Libero di decidere se essere un fuorilegge con dei principi o uno spietato assassino e ladro. Libero di scegliere un approccio diverso alle varie pagandone ogni conseguenza del caso.

Nonostante la mia esistenza sia sostanzialmente simile a quella di altri miei predecessori, io vivo in un mondo dove le catene non ci sono, dove basta avere un cavallo, una pistola, una manciata di desideri e un grande obiettivo per sentirsi felici. Non si può vivere tuttavia di soli sogni e ideali, ma c’è bisogno di nutrirsi. Mangiare nel mio peregrinare è una attività indispensabile sia per me che per il mio cavallo. Non si tratta solo di sentirsi più forti, ma di recuperare le energie spese nella corsa, nelle azioni più funamboliche o nell’uso del mio “Dead Eye”. Cibo in scatola, carne cotta sui falò, biscotti, alcolici in bottiglia, sigari o misture d’erbe: sono tanti i modi che ho per dare energia al mio corpo e a quello del mio cavallo. Questa necessità potrà sembrare strana per chi mi considera un eroe o un personaggio sovraumano. Ma come ho già detto siamo uomini e questi bisogni sono parte della nostra esperienza, della nostra esistenza.

E se tutto questo non dovesse bastare a farvi venir voglia di passare del tempo in queste terre, c’è il colpo d’occhio. Ogni panorama è mozzafiato. Potreste trovare qualche difetto, qualche staccionata fuori posto o fronda d’albero un po’ “scalettata” in alcune versioni, ma sono piccolezze. Alle volte ho posato volentieri le armi accanto ad una roccia e mi sono perso nel tramonto sulle vallate o vedendo la vita che risorge al mattino nelle foreste o nelle città. E quando le bocche di fuoco tacciono riesco ad apprezzare anche i suoni avvolgenti della natura fin quasi a sentire intense melodie di sottofondo intervallate dalla voce carismatica degli uomini e delle donne di queste colline che ricordano ogni giorno la forza, il coraggio e il pelo sullo stomaco con i quali si è costretti ad affrontare questa vita da romantici anti-eroi del far west.

Vorrei che il mio viaggio non finisse mai, ma prima o poi metterò un punto a questo diario chiamato Red Dead Redempion 2 e mi preparerò a riposare le mie membra su di un giaciglio lasciando spazio ad altri. Per chi vorrà leggere le mie gesta resterà il ricordo di Arthur Morgan, un bandito che riuscì a dare con la sua avventura un nuovo corso al mondo di cui faceva parte.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve

Qualcuno ha soprannominato il mio viaggio “Red Dead Redemption 2”. Ho attraversato questa nazione in tumulto per giorni, valicando monti e scendendo come un diavolo giù fino ai fiumi irti di rocce. L’ho fatto in un mondo che sta cambiando e chi conosce il futuro, che in realtà è già passato, sa dove andremo, e dove andrà il mio compagno John Martson. L’epoca dei fuorilegge, indomiti ed erranti, sta per finire. Ma io resisto con coraggio e con le mie regole facendone una bandiera per i posteri. Di me, Arthur Morgan, e di questo Red Dead Redemption 2, ci si ricorderà a lungo. Perché nel mio viaggio ho riscritto alcune regole, dettato esempi di condotta che quasi sicuramente vedremo usati ancora negli anni a venire.

E’ un dannato posto questa America di fine ‘800. Un luogo in cui ho combattuto contro le forze della natura e cacciato animali feroci, ho sfidato la legge ma ho anche salvato esistenze dalla cruenta e vivida realtà di questa vita da far west. Una terra magnifica pulsante di vita e di creature del Signore. Dio, quanto mi sono sentito libero ogni qual volta la mia cavalcatura ha percorso quei sentieri. Che panorami mozzafiato hanno riempito i miei occhi. Credevo di essere in un sogno o in uno di quei bizzarri cinematografi.

Non mancano certo alcuni piccoli difetti in questa vita. C’è spesso qualche capello fuori posto sotto il cappello e qualche inciampo tecnico per strada. Ma questo non può rovinare così profondamente l’esperienza in questo selvaggio west. Purtroppo questa vita è anche dura e piena di patemi e attese. Scuoiare un animale, cucinare un pezzo di carne, attraversare una regione da parte a parte e perfino sparare non è certo un lavoro per signore. Ci vuole pazienza. Il mondo ha i suoi ritmi, quelli di un continente aperto dove ricaricare un’arma o anche fuggire da uno scontro è compito per uomini temerari e senza fretta. Perfino mangiare è una necessità quasi ovvia ma più che mai indispensabile da queste parti. Questa è davvero la rappresentazione della intensa e ricca vita di un fuorilegge. Una vita che non è adatta a forestieri in visita di piacere ma che riempie le pagine di qualunque diario di chi vuole intraprendere un intenso viaggio da fuorilegge come il mio.