L’inferno

Diciamolo fin da subito che il tentativo di portare a schermo un vero inferno fallisce, non solo per una mancanza di qualità, ma anche per un design e scelte decisamente opinabili.L’inferno di Dante non fa paura per le sue oscenità e mostri che compaiono qua e là. La forza di quanto scritto da Alighieri è da ricercare nell’eterna dannazione, in quell’incapacità dell’uomo di riconoscere il proprio errore e perseverare in esso. Da qui la condanna eterna. Agony punta tutto su in disturbato senso del gore, basato prettamente sul sesso, scivolando nella banalità. Il nostro cammino avrà dei momenti validi e che vale la pena di giocare, ma sono come anime giuste in un mondo di dannati. Rare e sfuggevoli.Manca il coinvolgimento nel nostro personaggio, quel senso di avanzare veramente in un’agonia scavando in quello che dovrebbe essere l’inferno. Anche la Dea Rossa, una figura che sembra possa donare nuovamente la vita, non riesce a dare un senso al nostro cammino all’inferno. Agony è come se ci buttasse giù per gli scalini in un luogo di mostruosità ed atrocità senza continuità e senso logico ma, soprattutto, con un povero gameplay.

Poche idee ma devono essere buone

Il segreto del successo il più delle volte è il saper unire il conosciuto a nuove soluzioni. Unire sapientemente il presente al futuro non è semplice, ma comporta meno rischi che cercare di creare qualcosa di totalmente nuovo e fuori catalogo.
Agony doveva essere un survival horror con tratti RPG in prima persona ma inciampa sul più bello diventando quasi un un walking simulator infarcito di meccaniche stealth e discutibili idee di gameplay.A farne le spese sono una giocabilità poco profonda e varia ed una gestione delle risorse praticamente assenti. Amraphel camminerà negli inferi risolvendo semplici enigmi ambientali e ricercando particolari oggetti per avanzare. Nulla di nuovo se non fosse per l’ambientazione ad effetto ma si potrebbe tranquillamente trasportare lo stesso gioco in un hotel di spogliarelliste. A dare un senso alla nostra passeggiata avremo delle emblematiche fasi stealth che vengono messe in ridicolo da una IA imbarazzante. Potremo “trasmigrare” con il nostro spirito nei corpi di altri dannati, cosa che ci permetterà di beffare la morte eterna saltando da un corpo all’altro. La presenza di passaggi segreti, scorciatoie e zone opzionali contribuisce a dare più scelte al giocatore ma in sostanza il nostro avanzamento sarà lineare. Disseminati in giro avremo diversi collezionabili e il raggiungimento di aree nascose spesso coincide con il ritrovamento di utili frutti che conferiscono punti con cui potenziare le nostre striminzite abilità. Anche qui sorgono alcuni dubbi sul fatto di trovare strane statuette all’inferno… come lo stesso bruciarsi con il fuoco. La modalità Succube forse è la meglio riuscita perché ci permette di vivere un’avventura completamente diversa da quella precedente vestendo le spoglie di una conturbante e letale succube.

I livelli di gioco saranno i medesimi della campagna principale ma potremo finalmente non solo difenderci, ma anche attaccare senza pietà. Questo permette di dare un maggiore ritmo al gioco e la possibilità di prenderci più tempo per esplorare le zone a patto di accettare una sfida che si riduce al minino sindacale.

Tecnicamente… Pornografico

A livello di design Agony non riesce a far paura né tantomeno a generare quel senso di Agonia del titolo. Il titolo sviluppato da MadMind riesce invece a far innervosire a causa di un motore grafico claudicante che rende difficile persino la semplice deambulazione. A dare un senso di incompiutezza si aggiungono anche delle soluzioni visive che distorcono il senso di distanze dell’utente. Non sappiamo se sia stato voluto ma il più delle volte la soluzione risulta disastrosa confondendo il giocatore. Le tante scene a sfondo sessuale sembrano spesso e volentieri forzate e banali. La sensazione è di una mancanza di classe nel proporre qualcosa di spinto e al limite del tollerabile anche in un videogame. Gli stage di gioco passeranno da ambienti di varie dimensioni a spazi decisamente angusti che manderanno a farsi friggere eventuali approcci stealth; anche qui le scelte tecniche di level design vanno a cozzare con un gameplay povero e mal implementato.In Agony si morirà spesso, ma ciò non avrà una ripercussione sul gioco, altro elemento che fa discutere su un survival horror ambientato all’inferno. Qualche idea genuina non avrebbe guastato. L’interfaccia di gioco risulta tutt’altro che intuitiva, il titolo non è certo user friendly con gli utenti, ai quali tocca pure sopportare diversi glitch grafici e continui crash di sistema che potranno corrompere l’unico salvataggio possibile (ebbene sì, dovremo riiniziare l’agonia da capo…).Chiudono le musiche che dovrebbero dare quel tocco di classe al gioco. Anche per una semplice passeggiata negli inferi ci saremmo aspettati una colonna sonora di rispetto, capace di trasmettere le giuste sensazioni e guidare il nostro stato d’animo. Sfortunatamente anche sotto questo aspetto siamo al di sotto del limite di tolleranza aggravato da un pessima gestione dei sottotitoli, poco leggibili se non attaccati al monitor.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve

Agony è un titolo sviluppato dal team polacco MadMind. Partito da KickStarter il gioco è finalmente giunto sui nostri scaffali con una discreto hype. Il viaggio all’inferno proposto dal team di sviluppo parte da ottime premesse ma si perde via tra idee abbozzate, un level design non sempre soddisfacente e, soprattutto, un comparto tecnico molto, troppo, altalenante.
Il giovane team MadMind è al lavoro per cercare di sistemare le troppe magagne che impattano la giocabilità e i risultati lentamente si cominciano a intravedere, ma si poteva fare di più o, al limite, prendersi più tempo prima del rilascio del gioco.
Agony poteva essere un titolo peculiare in un contesto che ha da sempre attratto l’immaginario umano seppur come luogo di eterna sofferenza. La Dea Rossa ed un concept di primo ordine si perdono in elementi scontati e banali. Al momento ci sentiamo di sconsigliare il gioco salvo voler a tutti costi farsi un giro all’inferno sacrificando tempo prezioso per titoli migliori.