Chi lo ha detto che il protagonista deve essere giovane?

Pur essendo un gioco di corse Coffin Dodgers ha una storia molto particolare che fa da interessante contorno al gameplay. La morte, il tipico scheletro vestito con una tunica nera, un cappuccio e la classica falce in mano, appare nella comunità di anziani Sunny Pines. Il motivo appare scontato anche se i nostri protagonisti sdentati avranno tre giorni per prepararsi al passaggio a miglior vita.La sera successiva però i vecchietti si ritroveranno per escogitare un piano per ingannare la morte dato che, come la maggior parte degli esseri viventi, vogliono continuare a vivere. La soluzione sarà sfidare la morte a bordo delle loro inseparabili scooter, sapientemente modificati s’intende. Una volta siglato il patto, con sorpresa e divertimento della morte stessa, sarà il momento di mettersi all’opera per elaborare i nostri particolari mezzi e salvare la grinzosa pellaccia.

Corse demenziali e spassose

Il gameplay fin dalle prime sessioni mostra il suo carattere in stile Mario Kart partendo da una buona serie di personaggi che risultano stereotipati ma azzeccati. Avremo quindi uno scienziato pazzo, un ex motociclista di Harley Davidson, un ex pilota di aerei reduce della seconda guerra mondiale e tanto altro, il tutto contraddistinto da storie bizzarre e spassose. Le modalità di gioco sono le più classiche che vanno dalla modalità storia in singolo, gara rapida e prova a tempo a cui si affianca la modalità “Nonno pazzo” che ricorda, ma con molte riserve, Crazy Taxi di SEGA. Interessante la possibilità di utilizzo dello schermo in modalità split fino a quattro giocatori ma grave è la totale assenza di una componente online. Potremo utilizzare i joy-con separati ma non gli schermi di due o più console in multiplayer locale. Di fatto il gioco inizia e finisce nella modalità storia, elemento che impatta notevolmente la longevità del titolo.
Le gare comprenderanno un numero di otto veicoli, sette vecchietti più la morte, tutti a correre su degli scooter più improbabili. Il nostro compito sarà quello di sfidarci per quattro campionati, ognuno composto da tre gare, per rimanere in vita. Ad ogni gara l’ultimo classificato cederà la propria anima alla morte ma continuerà a gareggiare sotto forma di zombie. Qui iniziano i problemi di un gameplay privo di variazioni a tema, che già dopo poche ore di gioco risulta fin troppo semplice e ripetitivo.
Partiamo dalle mappe, tutte simili tra loro e, tranne qualche rara eccezione, poco caratterizzate. Il tutto sembra ripetersi senza aggiungere quel tocco di peculiarità per ogni singolo tracciato anche dovuto al fatto che dovremo solamente accelerare e sparare senza preoccuparci di frenare. Anche i vari piloti ed i loro mezzi non sembrano portare cambiamenti in pista con l’unica eccezione della morte che potremo sbloccare una volta finita la modalità storia. Quest’ultima è la più veloce sul tracciato ma anch’essa non ha bisogno di frenare anche nelle curve più strette. Se la sfida è praticamente inesistente e la bizzarra storia lentamente perde mordente, avremo un buon livello di customizzazione. Con i soldi guadagnati in pista potremo modificare il nostro mezzo nel particolare garage per renderlo virtualmente più performante.

Anche qui il gioco fa un enorme passo falso dato che la storia, senza continui upgrade dei mezzi, potrebbe durare un paio d’ore. Le meccaniche di crescita, oltre a costare più del dovuto solo per allungare il brodo, a volte non impattano minimamente le nostre prestazioni in gara. In Coffin Dodgers i consueti power up cadono anche loro nel calderone del poco riuscito. Alcuni sono i più classici del genere e possono essere accettabili ma il problema è la totale assenza di novità e una pessima gestione in caso di necessità di recuperare la gara. Il sistema non sembra rendersi conto del nostro posizionamento o quello degli avversari.


Coffin Dodgers stancherà molto presto il giocatore per una pochezza di fondo che poteva essere evitata con un po’ di attenzione e passione in più. L’idea di base poteva essere un buon spunto per qualcosa di meno superficiale anche a livello puramente tecnico.

Engine e Tecnica

Il fatto di dover correre con vecchietti non deve essere una scusa per proporre un gioco dalla realizzazione grossolana e non al passo coi tempi. Coffin Dodgers risulta fin troppo scadente sotto molti aspetti primo tra tutti gli asset grafici di gioco, che sembrano provenire da due generazioni fa di console. Oltre ad un gameplay modesto e poco curato nei dettagli avremo una massiccia dose di stuttering, che affligge tutte le versioni del gioco sviluppato da Milky Tea Studios.
La versione Nintendo Switch se giocata in modalità portatile riesce a minimizzare questo problema ma, in modalità dock, viene accentuato in maniera esponenziale. La paletta dei colori utilizzata è decente come anche lo stile di gioco ma sono le animazioni e certi elementi che ne rovinano inesorabilmente la resa finale.
Anche il comparto audio è veramente striminzito che non raggiunge neanche il minimo sindacale. Per un gioco di questo tipo non è richiesto chissà che colonna sonora ma l’assenza anche di qualche tema orecchiabile fa risultare il gioco povero e privo di personalità.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve

Coffin Dodgers, sviluppato da Milky Tea Studios, arriva con qualche mese di ritardo anche su Nintendo Switch. Senza pochi giri di parole possiamo dire che il gioco in sé è al limite del demenziale e per questo, a tratti, risulta anche geniale. A macchiare la buona idea degli sviluppatori però c’è un comparto tecnico non in linea con gli standard attuali, elemento già visibile su altre piattaforme, ed inoltre afflitto da fastidiosi e continui problemi tecnici.

Se il gameplay, semplice e divertente, può regalare buone sensazioni console alla mano, in generale manca di una profondità che avrebbe potuto dare quel qualcosa in più per distinguerlo dalla concorrenza. Coffin Dodgers è una buona idea che sembra sfuggita dal controllo dei programmatori risultando come prodotto mediocre che sfortunatamente sconsigliamo di prendere in considerazione.