Quando nasci vecchio non puoi diventare giovane e non c’è Benjamin Button che tenga. Quando i tuoi primi passi sono già pieni di acciacchi e con un bastone in mano è difficile in seguito correre agilmente su e giù per i prati o per le gelide lande. Ma in un impeto di coraggio il rugoso Fictorum parte proprio da qui: da una interfaccia antiquata e un cursore di gioco che ricorda tanto le icone di Windows 95. Assurdo per un titolo del 2017.

Eppure il gioco è sviluppato da Scraping Bottom Games con Unreal Engine 4, un motore grafico che in più di una occasione ha dimostrato le sue doti e possibilità. Eppure già nelle prime battute questo action RPG con mappa procedurale si presenta con un tempo di caricamento immenso all’avvio (considerata la mia Nvidia GTX 1050).

Di scoglio in scoglio

Appena la schermata di caricamento ha assolto le sue funzioni, ecco che ci appare il menu di gioco in tutta il suo vecchiume: colori spenti, decori abbozzati e icone e pulsanti che si potevano vedere in giochi di 6 anni fa o anche più. Approfondendo la conoscenza del gioco scopriamo che c’è un editor che permette di personalizzare il nostro mago, protagonista del gioco, attribuendogli un nome e dandogli le nostre fattezze preferite. Peccato che le opzioni possibili siano così esigue da non meritare alcuna attenzione.

Scopriremo, grazie ad un tutorial molto semplice e con qualche buona idea in termini di gestione dei suggerimenti, che il nostro alter ego magico dovrà affrontare una serie di scogli per debellare una minaccia malefica. E quando dico scogli, dico proprio scogli perché le mappe sono composte da anonimi spuntoni di roccia avvolti dalla nebbia che differiscono solo per dimensione/livello di difficoltà fino al raggiungimento del traguardo finale e con la spada di Damocle di un orda d’inquisizione che ci pressa alle spalle.

Su ogni scoglio che raggiungeremo con il nostro prestigiatore, che controlla gli elementi, si creerà un’area di gioco completamente casuale che ci metterà di fronte ogni volta alla sfida di raggiungere e liberare il portale d’uscita dal giogo dei raggi provenienti da alcune torri. La missione sarà sempre la fuga inframezzata da qualche subquest di uccisione o salvataggio.

Le casette di marzapane

Se fino alla schermata di gioco si poteva soprassedere su molti aspetti, entrando in azione ci si ritrova difronte la approssimazione dell’aspetto tecnico. I movimenti del personaggio sono lenti, macchinosi e robotici e disturbano ogni volta che esso si muove o lancia un incantesimo e le texture che lo ricoprono sono così datate da sembrare essere solo il primo stadio di sviluppo.

E quando tutto sembra già pericolosamente in caduta libera ecco che a peggiorare la situazione ci pensa il mondo di gioco. Modelli di edifici e degli scenari, complice l’andamento procedurale della loro apparizione, si ripetono continuamente in un perenne deja vù; per di più essi sono composti di elementi spigolosi e spartani.

Per case, ponti e torri Fictorum offre la possibilità di demolirli grazie ai poteri magici del nostro stregone, non solo per liberare la via d’uscita dal livello (dei portali magici imprigionati da misteriosi raggi fucsia) ma anche per seppellire sotto le macerie i nostri avversari. Peccato che questa apparentemente divertente caratteristica mostri il fianco alla pessima realizzazione degli effetti distruttivi sugli oggetti che spesso paiono casette di marzapane o di cioccolato ad dir poco fittizie.

A questo si aggiunge una altalenante qualità audio che intervalla campionature di suoni quasi decenti a una quantità bassissima di effetti vocali contornate da una colonna sonora che si sforza di essere evocativa, ma che vanta pochissima differenziazione. Mettiamoci pure una quantità abnorme di bug ed errori ed è facile rischiare di lasciarsi andare allo sconforto e disinstallare il gioco.

Abracadabra

Ci ho messo molto a trovare un aspetto positivo in questo gioco. È stato difficile fare i conti con un livello di difficoltà apparentemente punitivo alla Dark Souls che faceva a botte con un sistema di controlli che con mouse e tastiera davvero non gira (forse con il controller andrà meglio).

Ma alla fine di ogni partita, quando riuscivo a non esaurire la barra del mana troppo in fretta alcune esplosioni, omicidi e deflagrazioni catastrofiche di strutture mi hanno fatto scaricare lo stress e divertire per qualche minuto. Qualche scenario, come quello invernale, e qualche avversario, come le mostruose creature ricoperte da una strani bagliori, riescono a risollevare un pelo la reputazione di un titolo che altrimenti rischierebbe di essere considerato un aborto puro e semplice.

E poi mi sono trovato in più di una occasione ad apprezzare la diversificazione delle magie, trovando appagante cambiare al volo un incantesimo e passare dai fulmini a lunga gittata ad un poderoso e violento cerchio di fuoco che spazza via tutto ciò che incontra. Nonostante gli effetti di luce e particellari siano flebili, il loro utilizzo e gestione si fa apprezzare.

Eppure, sotto il vetusto mantello di testi a schermo di epoca paleolitica (con decine di variabili, ma tutte poco sentite), pare si nasconda una gestione dell’inventario apparentemente apprezzabile, ma che in molti casi pare così confusionaria da costringere il giocatore ad affidarsi al caso o a seguire solo determinate caratteristiche. Aspetto positivo è anche l’equipaggiamento che cambia anche a livello estetico sul personaggio quando lo si cambia.

Conclusioni e commento dell’autore

Se The Witcher avesse avuto un nonno probabilmente lo stregone di Fictorum sarebbe stato suo compagno di scuola. Il gioco non è al passo con i tempi e non fa nulla per nasconderlo. Graficamente assomiglia più ad una demo alpha che ad un gioco finito e si ha la perenne sensazione di trovarsi difronte ad un titolo vecchio di almeno 10 anni. La trama è flebile e le aree della mappa che si generano casualmente usano sempre gli stessi modelli.

Tra bug e controlli macchinosi, c’è poco da apprezzare. Ad eccezione ovvio di un sistema di incantesimi ben differenziato e dagli effetti sì spartani, ma comunque gradevoli. Distruggere le casette prefabbricate dei villaggi, che hanno la stessa credibilità di un set cinematografico abbandonato, diverte per un po’ ma ci si scontra presto con la sua noiosa ripetitività.

Dopo qualche ora passata ad arraffare oggetti nelle case, distruggerle e polverizzare nemici, ho preferito chiudere il mio rapporto con Fictorum e lasciare che il vecchio stregone si riposasse. La fatica del lanciare incantesimi e di fuggire dai suoi aggressori erano troppo per lui e non era più il caso di costringerlo a fare questa vita. I suoi movimenti erano troppo legnosi per non capire che era il caso di finirla qui. La salvezza di quello che avremmo dovuto salvare può aspettare maghi più giovani e dall’aspetto e fisico più tonici e scolpiti.

No Lo sconsigliamo a tutti!

Recensione Breve