La Cenere che cambia le cose…

La storia che vivremo in God Eater sarà intrigante ed allo stesso tempo lunga e tediosa. Il comparto narrativo riuscirà incredibilmente ad alternare momenti di pura esaltazione ad interi tempi morti tra una missione e l’altra.

La sensazione è che, nonostante un buon incipit iniziale, il tentativo di creare qualcosa che non fosse solo un pretesto per andare a caccia sia sbrodolato in ore di racconto superfluo. Questo parte con il giusto approccio, mostrando un lato più oscuro rispetto a quello dei capitoli precedenti con la sinistra coltre di cenere che consuma tutto quello che investe. Questa calamità che avvolgerà il mondo ucciderà qualsiasi cosa entri in suo contatto, riducendo in polvere uomini ed altre creature in pochi minuti. Anche gli Aragami ne risentiranno gli effetti, come se la misteriosa cenere gli mandasse fuori controllo. Da cosa nasce cose a la cenere porterà con sé una sorta di nuova razza: gli Adaptive God Eater. Capaci di brandire i God Arc, le immense armi che utilizzeremo, gli AGE verranno arruolati come soldati per difendere la città dallo stesso elemento che gli ha generati.

La nostra avventura inizierà di fatto qui con una interessante introduzione dei recenti eventi, avvolti dal consueto mistero, e buttandoci sul campo di battaglia per prendere dimestichezza con i comandi di gioco. Nella sua globalità la trama sarà godibile, con un finale intrigante ed appagante,ma dovremo accettare molte banalità ed avvenimenti scontati. Alcune scelte risulteranno molto discutibili, come i nostri alter-ego che non proferiscono parola, per non commentare i troppi ed insistenti tempi morti tra un incarico ed un altro.

Anche i dialoghi alcune volte risulteranno privi di senso e, per quel che possiamo intuire, il problema dovrebbe essere legato ad una traduzione non sempre fedele all’originale.

Gameplay: Ciak, si gira!

Per chi è abituato agli scontri calcolati di Monster Hunter World, in cui è imperativo utilizzare non solo tutto l’arsenale a nostra disposizione ma anche elementi di gioco come trappole, dovrà ricalibrare l’approccio in God Eater 3.

Il gioco sviluppato da Marvelous First Studio in collaborazione con Bandai Namco è adrenalina pura. Alla base del gioco c’è il costante attacco per infliggere sempre danni al nostro nemico con l’utilizzo dei God Arch che potranno effettuare attacchi corpo a corpo ad attacchi a distanza. Dopo le prime missioni in cui riusciremo senza troppa fatica a terminarle con successo, con il proseguire degli eventi dovremo abituarci ad intervallare bene i colpi a distanza e quelli ravvicinati. Rompere le difese nemiche con proiettili elementali per poi passare ad attaccare il nostro nemico menando fendenti a più non posso è caldamente consigliato.

In God Eater 3 i nostri personaggi saranno privi di armature quindi dovremo essere abili ad usare la nostra capacità curative per sostenerci e sostenere i nostri compagni di squadra.

Ruolo e Stile

God Eater 3 è molto stratificato con una costumizzazione tale da far impallidire molte  recenti produzioni. Cercheremo di dare un’infarinatura generale scalfendone solamente la superficie di un sistema veramente complesso. Lato difensivo avremo quindi la schivata e lo scudo, unica protezione per gli attacchi nemici. Questo potrà essere innalzato anche in aria e sarà disponibile in tre tipologie che vanno dal danno assorbito alla velocità di dispiegamento.

Pur avendo un ruolo importante lo scudo sembrerà più che altro un orpello estetico la mobilità e tempismo sarà la nostra arma vincente sia per schivare che per attaccare. I danni inflitti dalle armi a contatto saranno i classici: da taglio, da impatto e perforanti con Aragami sono spesso e volentieri vulnerabili a una precisa tipologia in differenti zone del corpo.

Grazie ai salti potremo concatenare combo devastanti ma dovremo calcolarne al meglio l’esecuzione per non perderne parte degli effetti. Il Burst è lo stato che ci permetterà di effettuare maggiore danno. Per attivarlo dovremo però “divorare” l’Aragami di turno in tre maniere diverse. Una veloce, che ci permetterà di riempire metà barra di burst la seconda, più lenta e rischiosa tutta la barra. Esiste una terza modalità ovvero saltando ed eseguendo la ricarica, utilizzabile durante i nostri attacchi concatenati.

Questa modalità permetterà di modificare la nostra arma, ad esempio le doppie lame si uniranno in un unica arma, e man mano ne sbloccheremo nuove e devastanti abilità.
Rimanendo sul tema Burst avremo tre stadi che potremo utilizzare però solo con le ricariche dei compagni. Questi dovranno sparare appositi proiettili all’indirizzo degli alleati per condividere o potenziare il medesimo stato massimizzando nel processo il danno complessivo dell’intera squadra.

In God Eater 3 in caso di morte potremo decidere di farci rianimare con una frazione dei punti ferita o optare per una completa rigenerazione al punto di partenza. Il sistema funziona discretamente bene nonostante il buon numero di vite disponibili per ritornare sul campo di battaglia andrà via e via assottigliandosi. In molte spedizioni queste saranno limitate e dovremo quindi contare su rianimazioni sul campo di battaglia con la barra di vita ridotta la minimo (un colpo casuale ci rimanderà al tappeto).

Il mondo di gioco

Per chi sperava in un mondo di gioco ricco e dinamico come quanto visto in Monster Hunter World, dovrà ricalibrare le sue aspettative. God Eater 3 si muove su un mondo piatto e prettamente orizzontale, fin troppo ancorato ad una struttura di livelli di passata generazione.

A parte i classici punti di raccolta, dove recuperare materiali per migliorare l’equipaggiamento, o geyser di essenza vitale per fare riprendere fiato, il mondo circostante non ci darà nessun aiuto, nessuna interazione. Nonostante il sistema di crafting sia molto complesso il recupero dei materiali in missione risulta fin troppo ancorato ad un gioco di una o due generazioni passate. Di fatto avremo delle luci ad indicare l’oggetto da raccogliere senza sapere esattamente di cosa si tratta.

Anche il comparto tecnico non riesce a supportare al meglio l’esperienza di gioco. La direzione artistica è molto stilosa e ben realizzata con molta cura per le armi di gioco e la caratterizzazione in generale. Avremo due modalità di gioco una per favorire la qualità dell’immagine e l’altra, come di consueto, la fluidità di azione. Nessuna delle due raggiunge un frame rate stabile a 60fps ma per nostra esperienza, Ps4 normale, è consigliato optare per un miglior FPS.

La profondità del gameplay, in cui si potranno customizzare anche i nostri proiettili, si scontra con una realizzazione tecnica altalenante. I disegni del gioco sono di prima qualità ma non vanno a parai passo con la qualità di texture di ambienti e level design. Se la caratterizzazione dei personaggi, come la creazione di essi, è discretamente evoluta, gli stage di gioco ricicleranno parecchi elementi risultando anonimi. Buona la caratterizzazione dei nemici soprattutto dei boss come Balmung, Odin e Anubis

Le musiche accompagneranno al meglio le nostre sessioni di battaglia, ma non altrettanto durante la narrazione che risulterà deficitaria anche sotto questo aspetto. Le campionature non sono eccelse ma svolgono il loro lavoro. Quasi obbligato usufruire il gioco interamente in inglese e godersi ogni tanto il parlato originale; in entrambi i casi la qualità sarà discreta con interpreti che sembrano ricoprire più ruoli.

Online e dintorni

God Eater 3 ha dalla sua una semplicità di utilizzo della componente online sicuramente migliore della concorrenza. Per creare una lobby o unirsi ad un party basterà attivare l’apposito comando in uno dei tanti terminali che affollano l’hub di gioco. Potremo quindi filtrare i potenziali alleati attraverso una soddisfacente rosa di opzioni e giocare con una buona fluidità senza bloccanti problemi di netcode.

L’unico neo è come sempre legato alla modalità campagna: il giocatore che non ha ancora sbloccato un determinato intermezzo dovrà vedere il video mentre gli altri potranno sorseggiare un caffè o andare in bagno. Vero che tutti vogliono gustarsi la storia, ma se si gioca online sarebbe stato opportuno dare l’opportunità di saltare il filmato e scendere immediatamente sul campo di battaglia.

Chiudono le missioni d’assalto, una modalità che metterà assieme uno squadrone composto da otto God Eater colmando i posti mancanti con nemici generati casualmente. Il giant team dovrà affrontate un potente Aragami Cinereo in un’arena di dimensioni contenute in un tempo limitato, cinque minuti, in quella che potremo definire la “mattanza” totale…

Ni Lo consigliamo solo ad alcuni!

Recensione Breve

Per gli amanti della caccia, per quelle persone non sono ancora alla ricerca di qualche creatura leggendaria in Monster Hunter World arriva un degno fratello, un compagno e non una copia, nella sua terza incarnazione. God Eater, per chi conosce la serie fin dalle sue origini, è da sempre stato etichettato come un Monster Hunter con una trama. Sembrerà una banalità, ma la controparte Capcom ha sempre mancato il bersaglio per quanto riguarda dare spessore al comparto narrativo. Namco, con il tanto atteso God Eater 3, ha cercato quindi di riproporre un nuovo capitolo mantenendosi fedele a sé stessa con una storia di livello. Sfortunatamente questo risulta riuscita a metà, a tratti misterioso ed accattivante, un inizio molto dark, ma con un intercedere lento e pieno zeppo di cliché. A livello di gameplay più di svecchiare le meccaniche di gioco si è cercato di perfezionarle. Questo aspetto è la croce e delizia del gioco, gli amanti della serie troveranno un God Eater quasi allo stato dell’arte, mentre i nuovi arrivati zoppicheranno parecchio tra elementi non al passo coi tempi.

Nel complesso il gioco è appagante, con un suo stile ben definito che si stacca nettamente dalla concorrenza, ma rimane pur sempre un gioco di nicchia. Stra-consigliato per gli amanti di anime giapponesi e per chi non può fare a meno di andare a caccia… per tutti gli altri da valutare con attenzione.