Il caffè in questi giorni ha avuto un sapore diverso, la mia sedia fatta di gusci di koopa non è più così comoda, il panorama del Regno dei Funghi fuori dalla mia finestra sembra cambiato e perfino la mia segretaria Peach oggi sembra essere meno attraente e simpatica. Tutto sembra diverso, forse non in superficie, ma nel profondo. Vedere Miyamato-san sul palco dell’evento di Apple per iPhone 7 e presentare Super Mario Run ha generato in me un misto di emozioni contrastanti con un intenso sapore acre.

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Certo, il mercato dei videogiochi è in fermento e in procinto di una molto probabile grande rivoluzione, ma molti di noi, il vostro Dr. Nintendo in primis, non si aspettavano che la rivoluzione mobile avesse un effetto così rapido e dirompente. Nintendo dal canto suo aveva da tempo deciso e promesso di voler intraprendere questa strada annunciando tempo fa la pubblicazione di cinque giochi mobile che avrebbero riguardato icone della storia dell’azienda entro marzo 2017 (data prevista per il lancio di NX, sarà un caso?).

Prima è stato Miitomo, con il suo atipico modo di concepire l’interazione sociale, poi è arrivato Pokèmon GO, sul quale ho già espresso un parere tra luci e ombre, e a breve (dficembre 2016) sarà la volta di questo Super Mario Run per iPad e iPhone (in futuro forse anche per Android). Il futuro ci parla del Professor Layton e di Animal Crossing, due serie che a mio avviso avrebbero davvero tanto da guadagnare dall’approdo su device portatili che non siano 3DS. Nintendo sta rispettando le promesse in maniera impeccabile, forse anche troppo…

Dopo anni di “esclusività” Nintendo, il baffuto idraulico sembra essere stato lanciato fuori dai sicuri confini della casa di Kyoto in avanscoperta come la colomba del biblico Noè fuori dall’arca in mezzo al diluvio. In effetti l’immagine del diluvio calza a pennello vista la burrasca nella quale naviga la popolarità di Nintendo, a livelli bassissimi, e con sul mercato due console vistosamente indietro sotto molti aspetti rispetto alla concorrenza. La deviazione mobile della azienda nipponica pare quindi una rotta sconosciuta e rischiosa, ma calcolata e non del tutto inconcepibile, visto l’evidente ampio, e in continua espansione, bacino d’utenza del gaming su smartphone.

Mario, Mario ovunque… ma non solo lui

Evitando di lasciarsi condizionare dalla nostra dedizione e passione per i colori Nintendo, aprendo il fascicolo dedicato a Super Mario Run mi imbatto immediatamente in un aspetto che molti sottovalutano: i cloni. Tra le migliaia di applicazioni e giochi sugli store dei nostri smartphone molti sono quelli ispirati (o copiati) dalle meccaniche di Super Mario e molto spesso anche ai personaggi e alle ambientazioni del Regno dei Funghi.

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Tutti a lucrare sul buon nome dei Mario Brothers su Android o iOS: perché Nintendo non può farlo? Del resto molti, per non dire la maggioranza degli utenti smartphone amanti dell’azienda giapponese, hanno almeno una volta provato un gioco che rispecchiasse stile e meccaniche di Super Mario. Sembra quindi inopportuno sputare nel piatto dove si mangia (o meglio si gioca) e criticare aspramenta questa scelta di Kimishima & Co. Meglio avere un gioco di Mario originale su smartphone che i suoi scopiazzati sosia e dare a tutti la possibilità di provare l’ebrezza di uccidere un Goomba con un salto piuttosto che accontentarsi di un “pinco pallino bros” qualunque.

Se poi si pensa che altri sviluppatori dal passato illustre hanno già fatto il salto verso questa nuova ala del mondo gaming, Square Enix e Bethesda per citarne solo un paio, risulta ancora più superfluo e fuori luogo criticare il modus operandi di Nintendo. Il mercato del gaming mobile è pur sempre un mercato con un’utenza che gioca e spende, di conseguenza una occasione quantomeno da tentare.

Videogiochi per tutti, tutti con i videogiochi

A questo si aggiungono i due grandi pregi delle piattaforme Android e iOS: l’enorme bacino d’utenza e la trasversalità dei giocatori. Come accennato in precedenza, il mercato dei “giocatori da smartphone” è in costante ascesa visto anche l’avanzare della generazione Y e della generazione Z nel mondo del largo consumo. In soldoni, e senza dilungarmi in divagazioni da sociologo quale non sono, i nati dopo il 1980 e dopo il 1995 che possiedono una maggiore familiarità con tecnologia, media e videogame, sono diventati gli acquirenti adulti di oggi, cioè la fascia di popolazione che consuma, usufruisce e conosce i vantaggi dei device portatili e le loro varie applicazione.

Oltre a ciò c’è la trasversalità del mondo smatphone che interessa quasi tutte le categorie di popolazione: dall’universitario fuori sede all’operaio pendolare, dalla casalinga al bambino in età scolare, tutti hanno accesso ad uno telefonino “smart” e di riflesso tutti possono essere dei potenziali utenti. Mettiamoci pure che in questi anni i casual game hanno di fatto “istruito” nel gioco anche i meno familiari con i videogame e il consumatore è servito.

Così come Pokèmon GO, Super Mario Run è solo un altro tassello verso quello sdoganamento dei videogiochi nella cultura contemporanea, semmai che ne fosse ancora bisogno, iniziato da Nintendo all’epoca di Wii. L’ennesimo tentativo di far conoscere e accettare il mezzo videoludico a tutto le fasce di popolazione liberandolo dal vincolo dello stereotipo ormai sorpassato del “nerd-secchione-infantile”.

Siamo difronte ad un grande cambiamento che sta portando i giochi in angoli inaspettati del vivere contemporaneo, riempiendo non solo le stanze o le borse dei giovani, ma avvolgendo nel loro manto treni, bus, pause pranzo, viaggi di lavoro e tanto altro. I videogiochi stanno passando da costoso passatempo per bambini più o meno viziati a segno distintivo dei nostri giorni. Una rivoluzione che qualche anno fa perfino io credevo impensabile.

La paura dei puristi e la fretta degli innovatori

Sapere che i mostri sacri del mondo videoludico stanno via via migrando verso il mobile gaming è tuttavia difficile da digerire per chi ha masticato pane e joystick per anni. Una sensazione molto più accentuata in noi giocatori over 25, meno negli under 20 che sono nati già con il Play Store tra le mani.

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In questa faida tra puristi anti-migrazione e innovatori pronti all’accoglienza, Super Mario Run sembra il prototipo del gioco migratore che affronta il mare del cambiamento per trovare una nuova speranza di successo in un nuovo mercato, dovendo tuttavia affrontare i disagi dei suoi detrattori e un mondo meno abituato alla sua presenza. Un dualismo (giocatori tradizionali vs giocatori da smartphone) che già in questi anni era sfociato nella mai sopita, e per molti versi ingiustificata, guerra al casual gaming e che potrebbe arrivare ad una vera nuova console war tra “gamer da controller” e “gamer da touch”. La speranza è che questo non accada perché di futili e sterili scontri tra gusti in merito al gaming se ne sono già visti troppi in questi anni e davvero non se ne sente per nulla la mancanza.

Il rilancio del Mario pensiero

Del resto Mario nella sua concezione platform 2D sembra aver esaurito il suo ciclo e, anche grazie a Super Mario Maker, sembra si stia per avviare verso altri generi meno popolari e più adatti agli storici fan della serie. Di contro il giovane pubblico del mercato mobile ha sicuramente meno trascorsi nel Regno dei Funghi e potrebbe essere terreno fertile dove far attecchire il seme baffuto di Super Mario Run.

Un habitat adatto a riproporre le vecchie e consolidate meccaniche di gioco di Super Mario riproposte con nuovi controlli e qualche inevitabile miglioria per poter far conoscere e diffondere la “Nintendo difference” anche oltre gli oramai molto ristretti confini del popolo “nintendaro”.

Le icone Nintendo fuori dal loro sicuro recinto console non sono più le pecorelle smarrite viste in su CD-i (vedasi i due orripilanti capitoli di Zelda per la disastrosa console Philips), ma icone mature pronte in un mercato maturo e pronto ad accoglierle senza il velo di ostracismo ai quali quale vecchio genitore (ora forse nonno) ci aveva abituato.

Il rovescio della medaglia

L’apparente perfezione della linea di marketing utilizzata in questi tempi recenti da Nintendo si infrange contro i tanti dubbi di chi non vorrebbe vedere i videogiochi ritornare ad una preistoria di mero gameplay dove le storie, le trame e la cura dei dettagli vengono sacrificati in nome di uno sviluppo più semplificato e dal profitto maggiore.

La snaturazione della qualità quasi filmografica raggiunta dai videogame in questi anni è dietro l’angolo e il rischio è di vedere cancellata con questa deriva mobile tutto il buon lavoro fatto in queste ultime generazioni nelle trame, sceneggiature e nella cura della regia ai quali siamo stati abituati. Una paura figlia anche del modo in cui vengono trattati i giochi su market Android e iOS, dove bastano pochi mesi passare da gioco del momento a perfetto sconosciuto.

I giochi nati su questi mercati sono molto spesso veloci da sviluppare e dai potenziali altissimi profitti. I giochi “da console”, invece, nella maggior parte dei casi sono laboriosi e forse poco indicati per questo mercato. Il rischio è quindi di vedere serie storiche finire rapidamente nel tritacarne del mercato mobile senza la cura necessaria a mantenere alto il loro nome.

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Certo molti diranno “business is business” e che ogni azienda che voglia proseguire nei suoi affari deve fare i conti sì con la qualità del prodotto, ma anche con gli utili netti da portare a casa ogni mese per mandare avanti la baracca (vedasi i guadagni colossali di Pokèmon GO in meno di sei mesi).

Tuttavia il rischio più grande, quello molti sperano non si realizzi, è che, anziché portare visibilità e popolarità al mondo del gaming console e PC, i videogiochi mobile si sostituiscano progressivamente alle piattaforme convenzionali di gioco generando un vortice che risucchierà tutte le software house verso di sé e cancellando definitivamente il videogiocare per come lo conosciamo oggi.

Con questa ultima catastrofica visione, che spero non si realizzi, il vostro Dr. Nintendo si congeda da voi e vi rimanda al prossimo numero della sua rubrica che con molta probabilità affronterà l’argomento NX con molte più certezze e meno rumor del passato.

Vi ricordo di seguire la mia e le atre rubriche disponibili sul nostro sito Gamempire.it, la nostra pagina Facebook e i nostri profili social.

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